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Già campionessa italiana under 16, oggi la toscana Beatrice Ricci è la seconda miglior azzurra nel ranking mondiale under 18. È da poco tornata ad allenarsi nella sua Versilia, e con un tennis vario sta provando a farsi strada nel mondo delle professioniste
02 marzo 2021
Può bastare una smorzata per raccontare una giocatrice? La risposta è sì se la smorzata è quella che nel 2019 al Ct Rovereto ha consegnato il titolo di campionessa italiana a Beatrice Ricci, classe 2003, una delle principali speranze del nostro tennis per gli anni a venire. Perché quella smorzata, giocata in uno dei momenti più importanti della sua giovane carriera, è la miglior testimonianza della varietà del tennis della giovane di Forte dei Marmi, seconda miglior azzurra nella classifica mondiale under 18, al numero 38. Davanti a lei la sola Matilde Paoletti (20), appena dietro invece Eleonora Alvisi e Lisa Pigato, con le quali la tennista toscana forma un quartetto destinato a farci divertire.
Il tragitto per arrivare in alto è ancora lungo e complesso, e dovrà passare necessariamente da una crescita a 360 gradi, ma i risultati internazionali dicono che l’ex campionessa tricolore di singolare e doppio è una delle giovani da tenere d’occhio.
Nel 2020, per esempio, ha debuttato in un torneo juniores del Grande Slam, giocando sui campi del Roland Garros e maledicendo quella pandemia che ha tolto ai teenager sia Wimbledon sia lo Us Open, occasioni preziosissime per crescere a due metri dalle leggende del tennis mondiale. Quando l’emergenza sanitaria è iniziata lei era dall’altra parte del mondo, impegnata in una trasferta sudamericana fra Ecuador, Paraguay e Brasile, a caccia di punti ma soprattutto di esperienze importanti da aggiungere a quelle del 2019.
La tennista massese, infatti, faceva parte della nazionale azzurra che due anni fa a Orlando (Florida) ha partecipato alla Fed Cup under 16, e nella stessa stagione ha vinto anche due tornei Itf consecutivi ad Algeri. Quel G4 nella scheda dei due eventi nordafricani sta a significare che non erano i più prestigiosi del calendario, ma la capacità di conquistarli uno dopo l’altro è un buon indicatore delle potenzialità della giovane, impegnata nella fase più delicata del percorso di formazione.
Proprio in questo senso, un’altra esperienza importante è stata la finale di Serie A1 raggiunta la scorsa estate col suo Tennis Club Prato, da sempre attentissimo a puntare sulle giovani toscane più promettenti. Le toscane l’hanno persa a Todi contro le corregionali del Circolo Tennis Lucca, ma per una giovane che studia da grande vivere qualche settimana a fianco di una giocatrice come Martina Trevisan (che di lì a poco sarebbe arrivata fino ai quarti di finale del Roland Garros) non può che aver fatto bene, per toccare con mano i segreti di una delle migliori giocatrici italiane e comprendere anche quali sono le differenze da colmare per provare un giorno a ricalcarne le orme.
Per farlo, dopo qualche anno trascorso ad allenarsi al Centro Tecnico Permanente FIT di Foligno, Beatrice ha scelto da qualche settimana di riavvicinarsi a casa, affidandosi alle cure dell’ex professionista Debora Carmassi sui campi del Tennis Club Ronchi Mare di Massa.
Una scelta che, unita all’aria di casa, ha già dato i suoi frutti: la scorsa settimana, infatti, la 17enne si è imposta nel torneo Open dello Junior Tennis Marina di Carrara, battendo in finale Krystyna Pochtovyk e mettendo fieno in cascina in vista di una stagione internazionale da dividere fra attività under 18 e tornei professionistici.
Fra le grandi ne ha già disputati un paio, giocando a gennaio due ITF da 15 mila dollari di montepremi al Cairo (Egitto), dove l’ottima classifica juniores le ha permesso di entrare direttamente in tabellone senza dover passare dalle qualificazioni.
Un piccolo vantaggio (meritato sul campo) che per poco Beatrice non riusciva a far fruttare in ottica punti WTA, visto che in entrambi i tornei si è arresa in tre set, peraltro sempre dopo aver vinto il primo.
Segno che i mezzi per puntare a costruirsi a breve una classifica WTA ci sono già, drittone e varietà in primis. Tuttavia, come ogni bravo coach insegna, i risultati non devono essere il fine ultimo a cui puntare.
Nel suo caso, l’obiettivo principale dev’essere quello di lavorare sulla continuità e sulla capacità di far funzionare anche fra le grandi quel gioco che a livello juniores le ha già dato più di una soddisfazione. Se ce la farà potrà togliersene almeno altrettante nel tennis che conta.