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Campioni next gen

Arthur, l’ultimo figlio (vincente) di mamma Francia

Il movimento francese continua a sfornare nuovi talenti: all’appello si è appena aggiunto Arthur Fils, parigino, vincitore dell’Orange Bowl a soli 16 anni. Non se l’aspettava nessuno, tranne lui. Che punta in alto, ragiona da grande e sogna… l’Australian Open

19 dicembre 2020

Arthur Fils ha appena 16 anni, ma si trova già di fronte a un bivio. Delle due strade che ha davanti, una è stata battuta da Roger Federer, Andy Roddick, Dominic Thiem e tante stelle del passato; l’altra ha visto passare Robin Roshardt, Petru-Alexandru Luncanu, Timothy Neilly e giocatori mai arrivati nel tennis che conta. In comune hanno tutti un trionfo all’Orange Bowl, ma non la capacità di farlo fruttare allo stesso modo. Per qualcuno è stato un punto d’arrivo, per altri lo sparo di una carriera di successo, come si augura il francesino, classe 2004, l’ultimo campione del torneo americano che insieme al Trofeo Bonfiglio di Milano viene subito dopo gli Slam come ordine di importanza.

A sorpresa l’ha vinto lui, con due anni d’anticipo sui coetanei più forti e da numero 166 del ranking under 18. Lui che era l’unico a credere nelle sue possibilità quando ha messo piede sulla terra verde di Plantation, in Florida. Perché fino a poco prima non è che fra gli juniores avesse brillato particolarmente, frequentando i tornei di grado inferiore e senza lasciare il segno. Eppure, durante il lungo stop per l’emergenza sanitaria ha trovato la quadra riuscendo a cambiare registro.

Al rientro ha vinto il primo titolo Itf (in un Grado 4 a Eindhoven), è arrivato al 3° turno al debutto nel Roland Garros Under 18 e poi ha fatto il miracolo all’Orange Bowl, aperto salvando un match-point al primo turno allo statunitense Michael Zheng e chiuso col successo in tre set su Peter Fajta, ungherese, numero uno del tabellone.

Da un giorno all’altro la Francia si è trovata un nuovo figlio (dal cognome Fils, appunto, figlio) da aggiungere alla nidiata dei giovani talenti che fanno sognare per gli anni a venire, in particolare Harold Mayot, Arthur Cazaux, Timo Legout e – anche se un po’ più grandicello – Hugo Gaston, protagonista allo scorso Roland Garros e ultimo francese prima di Fils a vincere in Florida, tre stagioni fa.

“Siamo tanti giovani tutti competitivi – ha detto Fils –, e questo è molto positivo. Ci sproniamo a vicenda, e quando vediamo un giocatore ottenere certi risultati sentiamo di poterli raggiungere anche noi. Specialmente quest’anno abbiamo giocato molto bene: ci alleniamo insieme e ci spingiamo sempre al limite”.

Una situazione, quella dello spronarsi a vicenda da parte dei giovani, che nell’ultimo periodo ha fatto tanto bene all’Italia, e dalla quale spera di beneficiare il movimento francese, che attende ancora l’arrivo di un nuovo vincitore Slam dai tempi Yannick Noah, campione a Parigi nel 1983. Doveva essere Gasquet, poi Monfils, poi Tsonga, poi Pouille, invece non è stato nessuno di loro. E il digiuno è ormai prossimo ai quarant’anni.

Può essere Fils? “Mi piacerebbe tanto – continua – seguire i passi di altri giocatori che hanno vinto l’Orange Bowl, come Roger Federer, di cui ho sempre ammirato l’enorme classe. Ma il fatto che abbia vinto questo torneo come loro non mi garantisce nulla. Non significa nemmeno che riuscirò a diventare un giocatore professionista, come già successo ad alcuni. Devo semplicemente rimanere umile e concentrato sul mio percorso”. Un percorso che fra i grandi deve ancora partire, ma sembra ben indirizzato.

Questa vittoria non significa che arriverò in alto. Devo rimanere umile e concentrato.

Le tappe per arrivare in alto sono ancora tante. Deve fare ancora le prime esperienze fra i professionisti e mettere a punto quel diritto con cui adora comandare il gioco, con l’obiettivo di vincere al più presto il suo primo torneo fra i grandi e di guadagnarsi un posto nelle prossime qualificazioni del Roland Garros. Ma non ha intenzione di lasciare gli juniores senza almeno un titolo Slam.

“Ho già detto al mio allenatore – continua – che prima di dedicarmi completamente ai tornei Itf e Challenger mi piacerebbe vincere uno Slam juniores”. Quale? La risposta sorprende: non è il Roland Garros, ma l’Australian Open. “Trionfare a Parigi sarebbe forse ancora più speciale, ma sin da quando ero piccolo il mio Slam preferito è sempre stato quello di Melbourne. Mi alzavo presto al mattino per vedere gli incontri – chiude –, e mi ha sempre affascinato”. Davvero curioso per uno che uno Slam ce l’ha in casa, perché è nato e cresciuto a Parigi, dove risiede e si allena, ma poco importa. Pur di tornare ad assaporare la gioia di un Major, in Francia, sarebbero ben contenti di chiudere un occhio.

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