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Campioni next gen

Ben Shelton, campione NCAA e Top 100: il Next Gen USA vola alto

Il ventenne mancino Ben Shelton è il primo giocatore dal 1981 a vincere il titolo NCAA e a entrare in Top 100 nello stesso anno. A inizio stagione era numero 568 del mondo

di | 28 novembre 2022

Diciotto mesi fa, Ben Shelton non aveva classifica ATP ed era solo il quinto giocatore della squadra della University of Florida. A fine 2021 era numero 568 nel ranking ATP. Nel giro degli ultimi undici mesi ha vinto il titolo universitario NCAA ed è entrato in Top 100, toccando un best ranking di numero 97. Nessuno degli attuali Top 100 ha guadagnato più posizioni di lui nel 2022. Nessuno, dai tempi di Tim Mayotte nel 1981, era riuscito nello stesso anno a diventare campione universitario USA e ad entrare tra i primi cento del mondo.

"E' stato decisamente rapido" ha detto Shelton, che ha vinto gli ultimi tre Challenger giocati, a Charlottesville, in Virginia; a Knoxville, nel Tennessee; e Champaign, nell'Illinois. Il ventenne mancino è il più giovane ad aver conquistato tre Challenger in tre settimane.

"Non mi aspettavo di vincere 15 partite di fila in così poco tempo, e che il mio fisico reggesse. E' incoraggiante" ha detto Shelton, che quest'anno vanta un bilancio di 35 vittorie in 43 incontri nel circuito Challenger in cui, oltre ai tre titoli vinti a novembre, ha giocato altre tre finali a Rome (Georgia), Chicago, and Tiburon.

Il giovane statunitense, figlio dell'ex numero 55 del mondo Bryan Shelton che lo allena, si è fatto notare anche nel circuito ATP. Ha vinto la sua prima partita ATp ad Atlanta contro l'indiano Ramanathan prima di forzare al tie-break del terzo set John Isner; ha battuto Lorenzo Sonego e l'allora numero 5 del mondo Casper Ruud a Cincinnati, e prima dello US open è diventato professionista.

Se oggi Shelton è il più giovane dei 13 statunitensi in Top 100 nel ranking ATP, è merito anche di due sconfitte al secondo turno nei Challenger di Fairfeld contro il canadese Diallo, numero 325 del mondo, e Las Vegas contro Ernesto Escobedo, numero 224. "In campo mi sentivo senza speranza, soprattutto contro Escobedo. D'accordo perdere, ma non riesco ad accettare di non fare tutto il possibile per avere una chance di vincere. Mi sono detto che quanto successo non doveva accadermi mai più. Non mi devo abbattere, non devo smettere di lottare".

C'è un altro momento chiave nella svolta, ha spiegato Shelton in un'intervista pubblicata sul sito dell'ATP. E' una di quelle conversazioni che accendono una luce, per il contenuto ma soprattutto per la persona con cui avvengono. Due giorni prima della finale di Charlottesville, dove avrebbe vinto il primo dei suoi tre titoli Challenger di fila, Shelton si ferma a parlare con Christopher Eubanks, oggi numero 126 del mondo.

"Chris mi ha detto: 'Non ti aiuti con questi pensieri negativi'. Certo, ti verranno ancora, succede, ma devi reagire" ha raccontato Shelton. La lezione l'ha appresa davvero bene, perché in finale ha battuto proprio Eubanks, ex promessa della Georgia Tech University, 76(4) 75. E non è finita qui. Perché è proprio Eubanks che accompagna Shelton in aeroporto così può arrivare in tempo a Knoxville per giocare il Challenger la settimana successiva.

"Nessuno capisce quello che ha fatto per me. Mi ha dato un sostegno senza pari, è una persona incredibilmente altruista, come un fratello maggiore per me" ha spiegato.

Certo, non bastano le illuminanti conversazioni con un amico influente a spiegare un miglioramento di oltre 450 posizioni in classifica in un anno. Dal punto di vista tecnico, l'evoluzione appare chiarissime, anche ai cuoi stessi occhi.

"La risposta è molto migliorata - ha detto -. Se la finale contro Eubanks l'avessi giocata a giugno, non so quante risposte in campo avrei messo. Sono sempre stato un attaccante, ma ad esempio in estate guardavo alcune statistiche e mi accorgevo che vincevo davvero pochi punti quando ero costretto a difendermi. Poi ora capisco anche meglio come usare il mio servizio, cercando di variare, di usare lo slice e non solo tirando forte tutte le volte".

Inizia comunque tutto dall'atteggiamento, dalla mentalità. "Adesso non penso più tanto a quello che è successo nel punto precedente - ha spiegato -. Se ho fatto un brutto errore ci rido sopra. Prendo quello che viene, senza stressarmi più di tanto"

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