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Campioni next gen

Brooksby, il nuovo idolo Next Gen con Milano nel mirino: scopriamo chi è

Il 20enne di Sacramento ha perso la sua prima finale ATP sull’erba di Newport contro Kevin Anderson ma ha impressionato per l’efficacia dei sui colpi e le doti di lottatore. Si candida già a protagonista in novembre tra gli otto dell’Allianz Cloud

di | 06 agosto 2021

Jenson Brooksby è nato a Sacramento, California, il 26 ottobre 2000

Jenson Brooksby è nato a Sacramento, California, il 26 ottobre 2000 (foto ATP)

A fine 2020 Jenson Brooksby era numero 307 del mondo. Questa settinana occupa la posizione numero 130. E' settimo nella Race to Milan, capeggiata da Jannik Sinner davanti a Felix Auger Aliassime. Proprio contro il canadese, negli ottavi del torneo di Washington, il suo primo ATP 500 in carriera, ha firmato il primo successo in carriera contro un Top 50.

Con la sua divisa tutta rossa e un tennis tutt'altro che ortodosso, Brooksby ha vinto 6-3 6-4. E dato continuità al successo all'esordio su Kevin Anderson, che l'aveva fermato in finale a Newport.

Ecco il ritratto che avevamo pubblicato per conoscere meglio Brooksby alla vigilia di quella finale.

Negli Stati Uniti sta spopolando: sarà il suo aspetto da classico ragazzone che viene dal college, berretto stile baseball in testa, ma Jenson Brooksby è una nuova realtà entusiasmante per un grande paese che dominava il tennis e ora è diventato una potenza… di periferia.

A portare Brooksby sotto i riflettori è stata la grande crescita da inizio stagione che l’ha lanciato tra i primi della Race to Milan, la graduatoria ATP riservata ai Nex Gen, i giocatori under 21 che si cimentano nel circuito professionistico mondiale. A fine 2020 era n.307 del mondo. All’inizio della scorsa settimana, grazie alle vittorie in tre ATP Challenger era già risalito al n. 152. E al n.7 dalla Race to Milan, capeggiata da Jannik Sinner davanti a Felix Auger Aliassime.

Il giovane Jenson era già riuscito a stupire il mondo due anni fa quando aveva solo 18 anni e, da n. 394 del mondo, aveva superato le qualificazioni agli Us Open e battuto al primo turno Tomas Berdych, prima di perdere in 4 set da Nikoloz Basilashvili.

Ora con la finale di Newport, primo risultato importante a livello ATP, la top 100 si avvicina e si consolida quel posto tra i primi otto della classifica che porta all’Allianz Cloud di Milano per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, in programma dal 9 al 13 novembre di quest’anno.

Un buon motivo per cominciare a conoscerlo un po’ meglio.

"Ho iniziato a giocare quando avevo quattro anni", ha raccontato Brooksby a ATP Media. "Entrambi i miei genitori mi hanno fatto appassionare al tennis, giocavano parecchio in passato. Ricordo un periodo in cui giocavo con una palla di gommapiuma contro la porta del garage ogni giorno prima della scuola, almeno per un'ora. Mi è sempre piaciuto un sacco giocare a tennis. Non dimenticherò mai i tragitti in macchina con mia madre che mi portava all'accademia per fare pratica quando ero ragazzino. Non avrei potuto arrivare al professionismo senza il supporto dei miei genitori”.

I suoi genitori sono stati fondamentali anche nella scelta di un buon maestro che è poi diventato il suo coach, Joseph Gilbert.

"Ho lo stesso allenatore da quando avevo sette anni – continua Brooksby -  I miei genitori prendevano lezioni da lui molto prima di me. Allenava solo adulti ma mia madre e mio padre gli hanno chiesto se se la sentiva di provare con me. Ha detto 'sì' ed eccoci qui 13 anni dopo. Penso che sia una bella storia che io sia stato con lui per così tanto tempo. Mi conosce bene come persona. Abbiamo un riferimento condiviso su come ci alleniamo e mettiamo costantemente a punto ogni dettaglio. Non ci sono sorprese, quindi è tutto più facile. Si tratta di imparare cose nuove man mano che si va avanti e di perfezionarle il più possibile. È fantastico per me aver mantenuto un rapporto così solido. Sento di dovere molto a questo aspetto della mia crescita".

Gli hanno chiesto quale fosse il suo passatempo preferito…

Amo suonare il pianoforte – ha risposto il 20enne di Sacramento -  I miei genitori hanno un pianoforte a casa e mio padre lo ha suonato un po' in passato. Ho iniziato quando avevo nove o dieci anni e allora ho cominciato a prendere lezioni. Anche adesso, quando sono a casa e posso, vado a lezione. Suonare mi piace davvero. Essere capaci di suonare è bellissimo, rilassante e divertente”.

… e se avesse dei rituali particolari.

Niente di strano ma mi riscaldo sempre molto prima della partita, prima di quanto lo faccia la maggior parte dei giocatori. Così ho più tempo per prepararmi negli spogliatoi e per andare a fare l’ultimo ritocco in palestra. Lo faccio costantemente”.

Ha idee precise anche per il piatto casalingo che gli piace di più…

Adoro il modo in cui grigliamo il salmone. Mio padre lo fa davvero bene. Vivo abbastanza vicino ai miei genitori, quindi andare da loro e goderci insieme un buon pasto. Al salmone accompagniamo di solito una grande insalata mista, con un sacco di ingredianticcome carote, funghi, pomodori e di solito ci metto anche dei mirtilli rossi”.

… e su che cosa non può mancare nel suo bagaglio quando viaggia.

Non posso viaggiare senza il mio altoparlante amplificato per ascoltare musica. In Sud Africa eravamo sempre in piscina e avevamo sempre la musica accesa. Se siamo in un hotel e non è troppo affollato, mi piace molto ascoltare la musica. Il rock è il mio genere preferito, ma ascolto anche l'EDM e il rap. La mia band preferita? Gli Arctic Monkeys”.

 

Beh, non c’è che dire: Jenson sa il fatto suo, non solo sul campo, ma anche in fatto di gusti musicali. Resta da vedere se continuerà a suonare gli avversari come ha preso a fare con una certa continuità.

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