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Per il terzo anno di fila è una francese a iniziare la stagione da numero 1 del mondo juniores. Dopo Burel e Parry tocca a Elsa Jacquemot, vincitrice dell'ultimo Roland Garros under 18. Una ragazza che punta alla top-10 Wta e coniuga talento e potenza, ma anche sensibilità. Con la racchetta e non solo
12 gennaio 2021
Aspettano un successo al Roland Garros da quasi quarant’anni fra gli uomini e da più di venti fra le donne, ma mai come oggi la Francia del tennis può guardare al futuro col sorriso. Perché sono francesi alcuni dei più forti juniores del mondo, senza contare le stelline Mayot, Cazaux e Legout che hanno appena salutato la categoria giovanile, ed è francese anche la numero uno della classifica femminile, come ormai da tradizione.
Era successo a fine 2018 con Clara Burel ed è stato di nuovo così a fine 2019 con Diane Parry, mentre stavolta è il turno di Elsa Jacquemot, che a 17 anni comanda la classifica ITF e la gioia di un titolo al Roland Garros l’ha già assaporata, vincendo a ottobre fra le under 18.
È quello il titolo che l’ha lanciata al numero uno e l’ha consacrata come una delle juniores più forti al mondo, completando una crescita costante che l’aveva vista bruciare le tappe da piccolissima, ma poi faticare a farsi notare per qualche tempo. Ai campionati nazionali giovanili ha perso la finale per due anni di fila, segno che c’era sempre almeno un’avversaria più forte di lei, mentre ora è la 17enne di Lione a guardare tutte dall’alto, grazie a un tennis offensivo e potente che richiama quello della sua connazionale Kristina Mladenovic, curiosamente l’ultima francese a vincere uno Slam juniores, proprio al Bois de Boulogne nel 2009. Viaggia il servizio, viaggia il diritto, ma i dati dicono che la sua qualità numero uno è la risposta, e la capacità di vincere i game di servizio delle avversarie.
La strada verso i risultati che mi sono prefissata è ancora lunga e complicata
In più, la giovane con le lentiggini sa anche variare il gioco a dovere, qualità che nel tennis femminile può diventare determinante, e brilla per lo spirito combattivo, forgiato all’accademia “All In” di Thierry Ascione (coach di Jo-Wilfried Tsonga) nei pressi di Lione, dove è seguita da Simon Blanc e Nicolas Tourte.
Negli anni scorsi l’hanno fatta allenare spesso con i maschi, così ha imparato a dover lottare il doppio per avere qualche chance di vittoria, raccogliendo un insegnamento che le è tornato utilissimo nella finale del Roland Garros. Infatti, contro la russa Charaeva si trovava sotto per 6-4 4-2, ma invece di mollare ha ribaltato il match e l’ha vinto per 4-6 6-4 6-2.
“La vittoria a Parigi – ha detto – è stata un bonus alla mia crescita. Ma la strada verso i risultati che mi sono prefissata è ancora tanto lunga e tanto complicata”.
Vittoria a parte, durante l’ultimo Roland Garros junior la promessa francese, figlia di un ex campione nazionale del decathlon e di una specialista nelle corse campestri, ha anche mostrato una sensibilità fuori dal comune.
Durante la premiazione, l’avversaria era disperata per non aver chiuso una finale che aveva in pugno, così lei l’ha avvicinata, l’ha abbracciata e le ha offerto una spalla su cui piangere.
Un bel gesto che non è passato inosservato, e col quale Elsa ha mostrato di aver imparato la lezione. Già, perché giusto una quindicina di giorni prima era stata lei a disperarsi, dopo aver raccolto appena tre game nelle qualificazioni del torneo vero e proprio contro la messicana Renata Zarazua, pagando emozioni e palcoscenico.
Il suo team l’ha consolata, le ha fatto capire che non era la fine del mondo, e il resto è storia. Anche un Roland Garros iniziato malissimo è finito col trofeo in bacheca, segno che nel tennis di spazio per i rimpianti ce ne dev’essere gran poco.
È sempre meglio guardare subito avanti, come fa la francese in vista di un 2021 nel quale si dedicherà principalmente al mondo delle professioniste. L’unica porta che lascia aperta è per i tornei juniores del Grande Slam, occasioni per fare esperienza in mezzo alle grandi, mentre per il resto è ora di dedicarsi ai tornei ITF, con magari qualche piccolo assaggio del circuito WTA.
La giovane transalpina ripartirà il 25 gennaio dal 60 mila dollari di Andrézieux-Bouthéon, da numero 536 del mondo, classifica maturata con poche – ma fruttuose – esperienze, e non ha paura a porsi obiettivi importanti. “Nei prossimi mesi – dice – dovrò solo cercare di crescere e abituarmi al mondo delle professioniste, mentre come obiettivo per la mia carriera mi piacerebbe arrivare fra le prime 10 del mondo”. In Francia si aspettano addirittura qualcosina di meglio, ma a 17 anni la top-10 è un obiettivo ragionevole. Per puntare ancora più in alto ci sarà tempo.