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Campioni next gen

I progressi di Matteo, un Gigante da scudetto

A segno nella finale di A1 con il team di Sinalunga, Matteo Gigante, romano classe 2002, ha mostrato ancora una volta di essere pronto per il salto di qualità. Nel 2022 è passato dal numero 800 Atp ai top 300, ma il prossimo potrebbe essere l'anno della consacrazione ad alto livello

13 dicembre 2022

Uno scudetto di squadra non ha mai un solo protagonista, soprattutto con la formula attuale della Serie A1, che prevede quattro singolari e due doppi per ogni sfida. Ma se c'è un giocatore che, con le sue vittorie, può essere considerato il simbolo del tricolore maschile conquistato da Sinalunga, quello è Matteo Gigante. Mancino, classe 2002, il romano sarà fra i Next Gen anche nel 2023, ed è da tempo uno dei giovani su cui si concentrano le attenzioni degli appassionati di casa nostra.

Dotato di un ottimo tempo sulla palla e di un talento non comune, Gigante non ha una superficie preferita. Nato e cresciuto sulla terra, ha vinto il tricolore sul veloce mostrando che il suo tennis brillante non teme nessun terreno. Oggi Matteo è numero 253 al mondo, dopo aver toccato anche il best ranking (lo scorso settembre) a quota 226. Non si può ancora parlare di obiettivi raggiunti, ma il balzo da inizio stagione, quando si trovava poco dentro agli 800, è evidente. 

Jozef Kovalik e Matteo Gigante del TC Sinalunga (foto Sposito)

Nel corso del 2022, è arrivato il passaggio dal circuito Itf a quello dei Challenger, con Gigante che non si è limitato a fare la comparsa. A testimoniarlo, una serie di risultati importanti: i quarti a Sanremo (vittoria su Cobolli, sconfitta con Rune), le semifinali a Vicenza e a Forlì (battuto da Musetti) e ancora i quarti a Milano (vittoria su Cecchinato), Praga e Como. Matteo ha spesso giocato alla pari – se non superato – avversari più in alto nel ranking e con più esperienza di lui nel Tour. Un buon viatico in vista del 2023.

Dopo le inevitabili difficoltà legate alla pandemia e un problema al gomito che lo ha disturbato lungo il 2020, adesso pare che davvero la strada sia tracciata. Tanto che sulla crescita di Gigante ha messo gli occhi pure Fabio Fognini, stavolta in veste di manager. A seguirlo nel ruolo di coach, c'è invece da sempre Alessandro Galli, che crede molto nel suo allievo fin da quando era ancora un ragazzino, magari gracile ma già con un tempo sulla palla da fare invidia ai più grandi.

Matteo Gigante (foto Magni)

Nelle sue vittorie in finale, a Torino per l'ultimo atto della Serie A1, oltre al talento ci sono stati però anche segnali importanti di maturità. Matteo ha vinto un singolare molto complesso contro Salvatore Caruso, ex top 100 Atp deciso a riprendersi il suo status dopo una stagione da dimenticare. Un match, quello incamerato dal mancino romano, deciso da un tie-break del primo parziale che ha indirizzato l'incontro dalla sua parte. A seguire, in coppia con lo slovacco Kovalik, Gigante ha consegnato ai suoi il punto dello scudetto piegando al super tie-break la coppia Ramos/Giacalone. Come a dire che nei momenti decisivi, quando il braccio poteva tremare, il ragazzo ha saputo mantenere i nervi saldi.

La notizia migliore che arriva dallo Sporting Stampa, per Gigante e il suo gruppo di lavoro, è proprio questa: la capacità di prendersi sulle spalle la responsabilità del proprio team e non deludere le attese. Usando braccio, talento e testa in ugual misura, per evitare di cadere nella trappola tipica di chi – di fronte a tante possibilità – non riesce a mettere ordine nel proprio tennis. Gli ultimi mesi di Matteo gli hanno permesso di cambiare dimensione e di non essere più soltanto una promessa. Oggi Gigante è già a un passo dalle qualificazioni degli Slam (un primo obiettivo concreto), a due passi da un primo trionfo Challenger che probabilmente non tarderà ad arrivare. Così che il primo centro fra i pro, conquistato quest'anno nel 15 mila dollari di Sharm El Sheikh (ai danni di un altro italiano, Samuel Vincent Ruggeri), possa sembrare già un ricordo lontano.

Il mancino Matteo Gigante (foto Sposito)


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