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Sono ben quattro i brasiliani inclusi fra i primi 55 della Race to Milan, il ranking riservato ai Next Gen. Il migliore è Matheus Pucinelli de Almeida, che in Italia si è messo spesso in evidenza. Per tutti, l'obiettivo è scalare il ranking dei pro abbastanza in fretta, per lasciarsi alle spalle il circuito Itf
10 marzo 2022
Togliere il sorriso a un brasiliano è impresa assai ardua. Da quelle parti la gente ama, vive e balla a ritmo di samba. Ogni bambino, che voglia o meno, cresce con il mito della palla. È nuova, lucida e all’avanguardia nella ricca San Paolo. È vecchia, di cuoio o persino di stracci nelle favelas di Rio de Janeiro. A volte è grande e come nei sogni più belli si infila all’incrocio dei pali in una finale di Coppa del Mondo. Altre volte è piccola, come quella da tennis, e dopo averla buttata per l’ultima volta oltre la rete fa venire voglia di disegnare sul campo un cuore gigante.
Proprio nel 2022 Gustavo Kuerten festeggerà i 25 anni dal suo primo titolo a Parigi. Era il 1997 e Guga, allora numero 66 della classifica ATP, batteva in finale il due volte campione Sergi Bruguera regalandosi il titolo che gli avrebbe cambiato la vita. Quello fu l’inizio di una breve e meravigliosa epopea che si consumò nell’arco di un lustro e che lo portò a vincere altri due trofei parigini (2000 e 2001), la Masters Cup a Lisbona (2000), cinque Masters 1000 e un totale di 20 tornei. Kuerten continuò a giocare fino al 2008 ma le ultime quattro stagioni furono una sorta di via crucis costellata di infortuni. Il Brasile, per carità, di sorridere non ha mai smesso, ma un erede del riccioluto campione di Florianopolis lo cerca ancora.
Parli di futuro, parli di Next Gen. Dando uno sguardo al ranking, la prima bandierina brasiliana spunta accanto al nome di Matheus Pucinelli de Almeida, numero 11 tra gli Under 21, appena dietro al nostro Luca Nardi. Nato a Campinas (nello Stato di San Paolo) il primo aprile del 2001, il 20enne carioca è attualmente numero 241 del mondo e così in alto in classifica non ci era stato mai. Da junior è entrato in top-20 a giugno del 2019, dopo aver vinto quattro tornei in singolare (il più prestigioso, un Grado 2 in Uruguay) e soprattutto il Roland Garros in doppio.
A contendere il titolo a lui e all’argentino Thiago Tirante furono lo svizzero Dominic Stricker e il romano Flavio Cobolli, costretti ad arrendersi per 7-6 6-4 in un’ora e diciotto minuti di partita. Il 2020, un anno complicato per tutti, lo inizia fuori dai primi 900 per chiuderlo poi da numero 667, grazie soprattutto ai quarti di finale raggiunti in casa, al torneo Challenger di San Paolo. La passata stagione è stata, a tutti gli effetti, quella della consacrazione. Ha vinto due 15.000 dollari (Antalya e Il Cairo) e un 25.000 (Kiseljak), tutti sull’amata terra battuta.
Anche l’Italia è riuscita a scoprirlo, quando da qualificato ha raggiunto le semifinali del Challenger di Todi: “La settimana prima – raccontò nell’occasione – ero arrivato in semifinale a Casinalbo, dunque posso dire che l’Italia mi piace e mi porta fortuna. Mi ritengo un giocatore completo, in grado di coprire tutte le zone del campo. Il tennis è una metafora della quotidianità, non bisogna mai darsi per vinti”. Quest’anno ha esordito a livello ATP sul mattone tritato di Santiago del Cile, regolando al primo turno il danese Holger Rune con un doppio 6-4. Chi ben comincia…
Da dietro arriva anche Pedro Boscardin Dias. Due anni più giovane di Matheus (classe 2003), è nato il 28 gennaio a Joinville, città fondata da tedeschi e norvegesi nello Stato di Santa Catarina. Da under 18 ha fatto meglio del connazionale, issandosi fino alla posizione numero 6 con diversi finali in tornei di Grado 1 e due terzi turni a Wimbledon e al Roland Garros.
Attuale numero 514 del ranking ATP e 22 tra i Next Gen, ha esordito a livello ITF ad aprile del 2018. Il primo titolo è arrivato ad ottobre del 2021, sulla terra rossa di Rio do Sul (25.000). Nel frattempo Pedro ha continuato a lavorare duro, costruendo con passione e dedizione il secondo alloro, arrivato (senza perdere un set) poche settimane fa a Naples, in Florida. La Federazione monitora i suoi progressi ed è facile immaginare qualche wild card nel circuito challenger per l’anno che verrà.
Ultimi ma non per importanza, Mateus Alves e Gustavo Heide. 21 anni il primo, 20 il secondo, a livello juniores si sono spartiti nove titoli, entrando entrambi in top-30. Tra i Next Gen, oggi, sono rispettivamente numero 23 e 55
Le premesse ci sono anche a livello ITF, con un totale di sei successi (per Heide tre sulla terra, per Alves tre sul veloce). È nel doppio, però, che si stanno facendo maggiormente notare, tanto che lo scorso anno, a Brasilia, sono anche riusciti ad alzare al cielo un trofeo della specialità.
I tempi di Guga Kuerten e delle sue vittorie al Roland Garros sono ancora lontani, ma il Brasile - grazie ai suoi Next Gen - può guardare al futuro con rinnovato ottimismo.
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