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Il mistero di Emma al terzo turno nel paese delle Meraviglie… Wimbledon!

La 18enne 338 del mondo Raducanu, promossa in tabellone con una wild card, sta riscrivendo la storia 'brit' ai Championships: nata in Canada, da papà rumeno e mamma cinese, cresciuta a Londra, ha ancora radici a Bucarest e il suo destino incrocia una rumena-doc, Cirstea

di | 02 luglio 2021

Emma Raducanu, 18 anni, è nata in Canada da padre rumeno e madre cinese

Emma Raducanu, 18 anni, è nata in Canada da padre rumeno e madre cinese

Occhi e viso intriganti con un taglio orientale, la freschezza dei 18 anni, la favola della numero 338 del mondo che merita la wild card dell’All England Club superando due turni nel tabellone principale, la carta d’identità britannica come il coach, Nigel Sears (già guida di Daniela Hantuchova), l’indecifrabile percentuale di influenza di chi nasce a Toronto, in Canada, da papà rumeno e mamma cinese ma da quando ha due anni vive a Londra. 

Emma Raducanu ha la leggerezza di Alice nel paese delle Meraviglie: curiosa, audace, senza niente da perdere, sta regalando una sorpresa dopo l’altra ai sudditi di Sua Maestà, da troppo tempo a digiuno di emozioni dalle ragazze di casa. Emma, che ha un buon servizio, un discreto dritto e soprattutto velocità di piedi e naturale propensione nel chiudere i punti a rete, ha deliziato i Championships superando la qualificata Diatchenko e, soprattutto, Marketa Voundrousova, finalista al Roland Garros 2019, proponendosi nel terzo turno come la più giovane brit ad arrivare così avanti nel Tempio, dopo la sfortunata Elena Baltacha nel 2002, con la prospettiva di un mezzo derby contro la veterana rumena, la vecchia volpe Sorana Cirstea.

Lo spirito è quello giusto: “Finora non sono stata in grado di giocare molto, sono stata sempre stata trattenuta da qualcosa, qui a Wimbledon mi sento in vacanza. È incredibile, e voglio solo rimanere qui il più a lungo possibile”. Forte del pubblico: ”Giocare davanti alla folla di casa aiuta sicuramente, sento il supporto così tanto alle mie spalle… E ne sono davvero grata”. Decisissima ad andare avanti: “Penso solo a giocare ogni punto come se fosse l’ultimo, il match point che mi tiene ancora a Wimbledon. E’ un po’ un trucco che ho inventato con me stessa”.

   Le cose cambiano. Appena ad aprile, Emma era impegnata a scuola a studiare matematica ed economia di primo livello, dopo una incredibile successione di infortuni, complicanze scolastiche e problemi per la pandemia del Coronavirus che ne avevano stoppato l’ascesa nel tennis. A metà giugno, a Nottingham, ha fatto il debutto sul circuito WTA, perdendo subito, e in due set, il derby con Harriet Dart; la settimana dopo ha raggiunto i quarti in un torneo minore nella stessa sede, battendo Sanders e Babos e perdendo da Pironkova, ed ha convinto la LTA, la potente Federtennis britannica a concederle una wild card nel tabellone principale di Wimbledon.

Ancora una settimana fa, Emma delle meraviglie era talmente lontana dalla realtà che sta vivendo adesso da protagonista che si prestava a fare da sparring partner a tutte le iscritte in tabellone: “Ho palleggiato per un’ora proprio con Marketa (Vondrousova), e poi anche con Garbine Muguruza. Ero sbalordita di essere in grado di colpire la palla con lei e vedere quanto fosse intensa. Mi ha sicuramente fatto scattare un clic in testa, ho capito quale doveva essere il livello al quale devo allenarmi e l’intensità che devo avere se voglio ottenere anche lontanamente prossimo a quello che ha ottenuto Garbine. E’ stato sicuramente un piccolo punto di svolta nella mia testa, anche perché ho persino ricevuto un’altra convocazione ad allenarmi con lei”.

Le 115mila sterline di premi che ha già guadagnato dall’esperienza ai Championships costituiscono un altro risultato straordinario, in concreto, insieme alla considerazione di essere l’ultima rappresentante di casa ancora in gara. Ma Emma non ha alcuna intenzione di fermarsi, malgrado la prossima avversaria abbia eliminato Vita Azarenka: “Con tutto il rispetto per la mia avversaria, per me sarà un’altra partita nella quale non ho niente da perdere, mi sto divertendo un mondo e cerco di restare in gara il più a lungo possibile: questa è la mia motivazione più forte, insieme al desiderio di rendere orgogliosi tutti quelli che mi hanno sostenuto in tutti questi anni”.

L’attitudine è corretta, ma la Raducanu è tutto meno che perfezionista: “A scuola non accetto alcun voto sotto la “A” con la stella”. Questo l’ha anche un po’ frenata nell’agonismo: “Non ho giocato tanti tornei, ma sono comunque riuscita a mantenere una certa classifica: “Ho mantenuto l’intrinseca convinzione che una volta che avessi avuto l’opportunità di giocare ce l’avrei potuta fare. È stato fantastico vedere come si allenano le professioniste, potermi confrontare e capire qualche posso e quel che non posso ancora fare. Sto verificando dal vivo qual è il mio livello”.

Il suo cammino è stato lungo e particolare: il suo primo sport è stato il balletto classico, papà le ha fatto poi provare tante discipline diverse, dall’equitazione al nuoto, dal basket allo sci, dal golf al kart, al motocross, fino ad approdare al tennis. Dove la ragazza dai lineamenti orientali vuole fortemente importi sin da quando, a 13 anni, ha deciso la sua strada iscrivendosi al primo torneo ITF, vincendolo. Nel 2018 è arrivata nei quarti di categoria proprio a Wimbledon, perdendo contro la futura regina del Roland Garros, Iga Swiatek, e si è ripetuta subito dopo agli US Open. La prossima avversaria ai Championships, la trentunenne Sorana Cirstea, già 21 del mondo nel 2013 oggi 45, è rumena, come l’idolo di Emma, Simona Halep, e le radici della rivelazione brit di Wimbledon 2021 sono fortemente legate alla Romania attraverso il papà: “Nonna Mamiya vive ancora nel centro di Bucarest. Torno un paio di volte l’anno, resto con lei, la vedo. È davvero carina, a dire la verità adoro la cucina rumena e in particolare quella della nonna è davvero speciale. Ho tanti legami con Bucarest”. 

Questo mezzo derby di Wimbledon li rinsalderà o li spezzerà?

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