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Da quando si è trasferito al Novak Tennis Center di Belgrado, il Next Gen serbo Hamad Medjedovic ha cambiato passo. Ha appena vinto un Challenger e punta alle qualificazioni Slam, con Djokovic come primo tifoso. “Come tennis e preparazione atletica – ha detto Novak di lui – vale già i primi 100”
24 luglio 2022
Col settimo titolo a Wimbledon Novak Djokovic ha appena mostrato al mondo di non aver alcuna intenzione di farsi da parte, e anzi di essere pronto a vincere ancora tantissimo. Ma per il futuro il tennis serbo potrebbe aver trovato un altro potenziale protagonista, che risponde al nome di Hamad Medjedovic. Scorrendo la Race to Milan, che a fine anno qualificherà i migliori otto under 21 al mondo per le Intesa SanPaolo Next Gen ATP Finals, lo si trova al numero 15, non lontano dalla top-10. Un buonissimo risultato specialmente se si considera che il giovane di Novi Pazar di anni ne ha appena fatti 19 e dall’inizio del 2022 ha già scalato oltre 400 posizioni nel ranking Atp, salendo al numero 264.
Agli appassionati serbi il suo nome è noto da tempo, da quando a 15 anni e al debutto assoluto fra i professionisti riuscì subito a conquistare un posto nel ranking mondiale, e Medjedovic è tornato a far parlare di sé in primavera, quando la sua stagione è svoltata di colpo. Prima di aprile non aveva mai raggiunto una finale nell’Itf World Tennis Tour, poi ne ha vinte tre nel giro di un mese, quindi ha tentato il salto a livello Challenger e ha fatto centro in fretta, conquistando a inizio luglio il torneo tedesco di Luedenscheid. Partito dalle qualificazioni, in Germania ha vinto sette partite battendo avversari di qualità, in particolare Marco Cecchinato e il cileno Nicolas Jarry: gente che nel recente passato ha vinto titoli nel circuito maggiore e raggiunto posizioni importanti, segno di un livello di gioco davvero interessante.
Proprio il successo contro Cecchinato – peraltro con un doppio 6-1 in meno di un’ora – ha stimolato i media serbi, che non hanno dimenticato la famosa vittoria del palermitano contro Novak Djokovic ai quarti di finale del Roland Garros, quattro anni fa. Il paragone fra Medjedovic e Djokovic è venuto scontato, anche perché in Serbia cercano da tempo (anche se per il momento non ce n’è ancora bisogno) un degno erede di Nole, e la storia sportiva del giovane è legata allo stesso Djokovic, che da circa un anno e mezzo l’ha accolto nel suo Novak Tennis Center di Belgrado, sotto la guida dell’ex top-60 Boris Pashanski.
Novak Djokovic e Dusan Medjedovic durante una sessione d'allenamento al Novak Tennis Center di Belgrado
Proprio Djokovic è stato uno dei primi a congratularsi con Hamad per la vittoria a Luedenscheid, spendendo per lui parole molto importanti. “Come gli ho scritto in un messaggio subito dopo la vittoria – ha raccontato l’ex numero uno del mondo –, la sua settimana è stata fenomenale. In questo momento si trova in una zona di transizione fra i tornei Itf e il circuito maggiore, nella quale molti giocatori rimangono per tutta la carriera. Ho molti amici a quei livelli, che faticano a salire oltre. Ma Hamad si è messo in una posizione interessante, perché se riuscirà a salire un’altra trentina di posizioni potrebbe entrare nelle qualificazioni dei tornei del Grande Slam: quello è il prossimo obiettivo. Sono molto fiducioso per il suo futuro”.
“Si merita questi successi – ha detto ancora Djokovic – per tutto l’impegno dell’ultimo anno e mezzo. La sua etica del lavoro è cambiata tantissimo. Ha modificato completamente approccio all’allenamento e alle competizioni, ha cambiato la dieta, il lavoro di recupero, alcune abitudini e molto altro. Questo sta producendo risultati importanti. È la prova che con pazienza, impegno e dedizione i traguardi arrivano. A livello di gioco e preparazione atletica merita già i primi 100 del mondo, ma certi passaggi richiedono tempo. Ha attorno a lui un team di esperti che lo seguono a tempo pieno e lavorano come si deve, con l’obiettivo di accompagnarlo sempre più in alto”.
Le parole di Djokovic dimostrano una certa attenzione anche da parte sua nei confronti del potenziale erede, già top-10 nel ranking mondiale juniores, che lui stesso ha aiutato in prima persona. “Fin da quando sono arrivato al Novak Tennis Center – ha detto Medjedovic – Novak si è subito messo a disposizione. Ci teniamo in contatto, ci vediamo spesso e mi ha dato tantissimi consigli molto utili. Poter contare sul suo appoggio, per un giovane come me, vuol dire tantissimo. Per me è già il miglior giocatore di tutti i tempi, ma è ancora in attività e chissà quanti altri titoli importanti potrà ancora vincere. Non mi posso paragonare a lui, dico solo che se riuscissi a fare la metà di ciò che ha fatto sarei già molto soddisfatto”.
A inizio stagione, Medjedovic puntava a un posto fra i primi 300 del mondo entro fine anno, ma naturalmente ora i suoi obiettivi sono cambiati. E l’asticella si è alzata. “Ora vorrei salire intorno al numero 150, così da iniziare ad approcciare a tempo pieno i tornei del circuito maggiore. Ma la cosa più importante, in questa fase della mia carriera, è stare bene fisicamente. In Germania ho dimostrato di poter fare buone cose: è stata una delle migliori settimane della mia vita, ho battuto avversari di alto livello e realizzato uno dei primi sogni della mia carriera. Lo vedo come un inizio, una sorta di introduzione nel tennis che conta”.
Un altro paragone ricorrente è quello che avvicina la storia di Medjedovic e dell’altra stellina Lola Radivojevic (17enne numero 659 Wta, che si allena insieme a lui), a quella dei giovani Djokovic e Ana Ivanovic. Anche loro due sono cresciuti insieme per un buon periodo, e poi sono arrivati entrambi al numero uno del mondo. “Lola – ha detto Medjedovic – è la mia migliore amica. Ci alleniamo insieme, e malgrado abbia due anni meno di me sta già ottenendo grandi risultati. Sono sicuro che avrà un futuro all’altezza di quello delle nostre migliori giocatrici del recente passato, e mi auguro che la nostra scalata avvenga contemporaneamente, per portare avanti a lungo la nostra amicizia e magari riuscire un giorno a giocare insieme il doppio misto nei tornei del Grande Slam”. Un sogno affascinante, anche perché condiviso da un intero paese.