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Campioni next gen

Luca Nardi, l’altro baby talento azzurro su cui puntare

Con davanti due esempi con Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, Luca Nardi ha ben chiara la strada da percorrere per arrivare nel tennis di alto livello. Il 18enne pesarese ha appena vinto a Madrid il suo terzo titolo fra i professionisti, e grazie alla ritrovata serenità (figlia di un ritorno alle origini) può puntare a un gran finale di stagione

26 settembre 2021

A volte, nella vita e nello sport, per andare avanti bisogna avere il coraggio di tornare indietro, ricominciare, ripartire dalle basi. L’ha fatto (bene) Luca Nardi, il miglior prodotto azzurro della classe 2003, che ha appena conquistato sulla terra battuta di Madrid il suo terzo titolo internazionale fra i professionisti, il primo in un ITF da 25 mila dollari di montepremi. Un risultato che in un passato nemmeno troppo remoto avrebbe ricevuto un’enorme attenzione, mentre oggi non è più così perché l’Italia ha trovato con Jannik Sinner e Lorenzo Musetti due dei giovani più forti al mondo, e la maggior parte degli occhi sono su di loro. Ma per gli altri, Nardi compreso, può essere un bene e il traguardo tagliato dal talento di Pesaro resta importantissimo.

Anche perché segna una ripartenza, dopo che nei mesi scorsi Luca aveva incontrato qualche difficoltà alla quale non era abituato, soprattutto a livello mentale. Non si sentiva più comodo nel progetto lanciato con coach Roberto Antonini, che ne aveva sempre seguito la crescita a distanza, ma col quale non aveva mai lavorato a tempo pieno. Nulla di grave a 18 anni, ma i risultati ne hanno risentito ed era necessario trovare una soluzione. Che Nardi ha individuato tornando al vecchio assetto.

Il 18enne pesarese, terzo di tre fratelli (Niccolò, il primogenito di papà Dario e mamma Raffaella, è un buon seconda categoria), ha deciso di riprendere ad allenarsi full time col coach di una vita Francesco Sani, e con lo stesso staff che ne ha accompagnato praticamente tutta la crescita: l’altro allenatore Gabriele Costantini, il preparatore atletico Enzo Vagnini e il fisioterapista Frank Musarra. In sintesi, il gruppo insieme al quale da ragazzino era diventato numero uno del ranking Tennis Europe degli under 14, vincendo il prestigioso Les Petits As di Tarbes – riconosciuto come una sorta di mondiale giovanile – nella stessa domenica del 2017 che gli appassionati di tennis ricordano per la splendida finale Federer-Nadal dell’Australian Open.

Allora Nardi era solo un tredicenne che sognava di fare del tennis il suo lavoro, con buone possibilità di riuscirci, mentre oggi che ce l’ha fatta può ambire a traguardi sempre più importanti. La chiave di tutto è la ritrovata serenità, in campo e fuori. Il marchigiano l’ha dimostrato a Madrid, vincendo un torneo di qualità che – unito ai quarti di questa settimana in Repubblica Ceca – lo porterà per la prima volta nei primi 450 giocatori del mondo. “Ho trovato una nuova strada – ha detto Luca –, e spero che mi porti lontano. Dopo settimane di allenamenti intensi ho finalmente raccolto ciò che ho seminato”.

Oltre al team di una volta, al timone del nuovo progetto Nardi ci sono anche un coach d’esperienza come Claudio Galoppini (l’uomo che ha aiutato Paolo Lorenzi a dare una svolta alla sua carriera) e il preparatore atletico Stefano Barsacchi, con Luca nella trasferta a Madrid. E fra le ragioni della sua vittoria c’è un tennis più aggressivo, più disinvolto, figlio anche della famosa serenità.

Nel suo braccio di qualità ce n’è sempre stata da vendere
, con un’accoppiata servizio-diritto perfetta per comandare il gioco nel tennis moderno e una facilità di gioco che in passato gli è valsa paragoni di enorme spessore. Ma se la testa non è libera diventa tutto più complicato, mentre ora certe difficoltà sono state spazzate via ed è il momento di battere il ferro. Luca l’ha fatto volando dalla Spagna alla Repubblica Ceca, ha raccolto un buon quarto di finale e ora tornerà al suo Tennis Club Baratoff ad allenarsi, in vista della partecipazione al Challenger di Napoli.

Una buona opportunità per mostrare il suo valore anche a livelli più alti, come gli è riuscito nelle ultime due esperienze nella categoria, a San Marino e Barletta. In entrambi i casi ha superato il primo turno, e nella Repubblica a un’oretta dalla sua Pesaro ha giocato un match egregio contro Marco Cecchinato, perdendolo per 7-6 7-6. Un assaggio del livello di tennis che avrebbe espresso a Madrid, dove non era nemmeno fra le teste di serie ma è stato di gran lunga il più forte di tutti, cedendo un solo set nell’arco della settimana.

Come accennato, la presenza davanti a lui di Jannik Sinner (di due anni più grande) e di Lorenzo Musetti (di un anno più grande) può rivelarsi molto preziosa per Nardi. In primis perché il giovane marchigiano deve convivere con aspettative decisamente minori rispetto a quelle che si troverebbe se il futuro del tennis azzurro fosse tutto sulle sue spalle, e poi perché i due connazionali sono riusciti relativamente da poco in quel salto di qualità che lui cercherà di compiere nel 2022, partendo già dagli ultimi appuntamenti di questa stagione.

Un passaggio difficile, ma che quando le armi sono di prima qualità – e quelle di Nardi lo sono – può persino risultare una formalità, come riuscito prima a Sinner e poi a Musetti. Luca può provare a ricalcarne le orme seguendone l’esempio, ma stando ben attento a non porsi un’inutile fretta che diventerebbe solo controproducente. Perché i due connazionali sono arrivati in alto prestissimo, bruciando le tappe, ma il tennis fortunatamente non è una gara e ognuno ha il suo percorso. L’importante è soltanto arrivare, se prima o dopo non fa particolare differenza.


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