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Luca Nardi visto dal coach: "Divertimento e fiducia"

Francesco Sani, 32 anni, è il giovane coach del pesarese, salito in classifica grazie a due importanti vittorie Challenger. "Per me - dice - è la prima esperienza a questo livello, ma il rapporto che si è creato con Luca mi lascia tranquillo: è un ragazzo serio e ambizioso, ma anche equilibrato"

10 aprile 2022

Luca Nardi colpisce di rovescio (foto San Marino Open/Calabrò)

Luca Nardi colpisce di rovescio (foto San Marino Open/Calabrò)

Fluidità di braccio impressionante, acume tattico e spirito di sacrificio. L’Italia del tennis che brilla con i suoi tanti talenti si coccola anche Luca Nardi da Pesaro, classe 2003. Il giovane azzurro ha iniziato la stagione aggiudicandosi prima il Challenger di Forlì, poi quello di Lugano. Nella Race verso Milano è tra i primi 10 del mondo e non sembra avere intenzione di fermarsi qui. Cresciuto sotto l’ala di coach Roberto Galoppini, è passato dal Centro Tecnico Federale di Tirrenia prima di legarsi al giovane allenatore Francesco Sani. Ecco come lo stesso Sani, 32 anni, vede il suo allievo.

Da quanto tempo conosce Luca?

“Lo conosco dal 2009 - spiega Sani - e cioè dalla prima volta che venne a giocare al Circolo Tennis Baratoff di Pesaro. All’epoca ero istruttore e Luca palleggiò tanto con me, sotto la supervisione di coach Roberto Antonini. Fin da subito si intuì che all’interno di un campo da tennis si trovava estremamente a proprio agio, nonostante fosse un bimbo molto timido. Voleva sempre mamma Raffaella lì, vicino al paletto, altrimenti non se la sentiva (ride, ndr). Niccolò, il fratello maggiore, già si allenava e Luca scelse di provare spinto dalla curiosità. Forse fuori dal campo era un po’ goffo, ma dentro le idee ce le aveva chiare eccome. La racchetta, come si suol dire, la muoveva bene”.

L'abbraccio tra Luca Nardi e il coach Roberto Sani

Tra i punti di forza di un giocatore c’è senza dubbio l’aspetto mentale. Come sono cambiate le cose per Luca negli anni?

“Per molto tempo, Luca ha preso il tennis solamente come un divertimento e tutto questo ha avuto indubbiamente il suo lato positivo. Ha disputato presto tornei importanti, ma scendeva in campo con la stessa tranquillità con la quale si presentava agli allenamenti. Il processo di maturazione deve coinvolgere prima il ragazzo-uomo, poi il giocatore. È difficile che le due cose non viaggino a braccetto. Stagione dopo stagione si è iniziato a parlare di lui con maggiore attenzione e sono proprio questi momenti i più delicati. All’inizio ha sentito pressione, poi è riuscito a responsabilizzarsi. Siamo molto fieri di lui”.

Quando è diventato a tutti gli effetti il suo allenatore?

“In questo percorso ci sono stati diversi passaggi. Luca ha iniziato con la scuola tennis, la cui direzione era in mano a Roberto (Antonini, ndr). Quest’ultimo era spesso lontano dal circolo, seguiva alcuni ragazzi nei vari tornei e si affidava a me per portare avanti il lavoro. In seguito è andato a lavorare a Tirrenia con Claudio Galoppini (ex coach storico di Paolo Lorenzi, ndr) e dopo una nuova breve parentesi con Antonini, dallo scorso aprile è ufficialmente con me”.

Già nel 2021 i segnali di crescita erano evidenti. C’è stato un momento specifico in cui vi siete resi conto di aver fatto il salto?

“Sì che c’è stato, ma partendo dal basso. Eravamo ad Antalya e non stava affatto giocando bene, non era tranquillo. È lì che ha trovato la forza di andare avanti, di crederci e di non mollare. Sebbene i risultati non siano arrivati subito, ho visto che qualcosa negli allenamenti era cambiato, che stava ritrovando colpi e fiducia. Per uno come lui, fare fatica a divertirsi è strano. Una volta tornato il sorriso, anche le insidie lungo il percorso si sono rivelate meno pericolose. Abbiamo finito l’anno con tanta voglia di cominciare al meglio quello nuovo. Sono contento di come stanno andando le cose per il tennis italiano in generale. È come se questi ragazzi si spingessero a vicenda l’uno con l’altro, facendo sentire il successo più vicino”.

Durante la preparazione invernale ci sono alcuni aspetti sui quali vi siete concentrati in modo particolare?

“La pre-season è un momento molto delicato a mio avviso. Abbiamo deciso di svolgerla tra Pesaro e Tirrenia, mirando soprattutto alla crescita del servizio, alla tecnica negli spostamenti e al rovescio lungolinea. L’idea è quella di essere sempre aggressivi e venire avanti a prendere il punto. Ho avuto conferme importanti sia a Forlì che a Lugano”.

Luca Nardi e il suo staff: alla sua destra Frank Musarra, a sinistra Gabriele Costantini. Accosciati coach Francesco Sani e Matteo Baldini

Luca Nardi ha chiuso il suo 2021 arrivando in semifinale al Challenger di Forlì. Ha perso in 3 set contro Andrea Arnaboldi

Tra lei e Luca non ci sono molti anni di differenza. Come vi trovate fuori dal campo?

“Ormai abbiamo instaurato un rapporto che è quasi fraterno, condividiamo molte cose che vanno oltre il tennis. Giochiamo a padel, andiamo a cena fuori insieme, ci confidiamo a vicenda. Alla fine è la mia prima esperienza con un giocatore di questo livello ed è per questo che mi piace sottolineare l’importanza di tutto il team. Con me ci sono l'altro coach Gabriele Costantini, il preparatore atletico Matteo Baldini e il fisioterapista Frank Musarra. Fondamentale, come sempre, è il supporto della Federazione con figure esperte come Claudio Galoppini e Stefano Barsacchi. Incomprensioni con Luca? Io non mi arrabbio mai (ride, ndr). Scherzi a parte, Luca è un ragazzo serio e le poche discussioni che ci sono rientrano subito”.

Dove volete arrivare nel 2022?

“L’obiettivo è quello di giocare nelle qualificazioni dei tornei dello Slam e di gravitare, magari a fine anno, intorno alla posizione numero 150. Ora Luca giocherà alcuni Challenger sulla terra battuta e le pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia. Ma le prestazioni nei tornei passano sempre dalla bontà degli allenamenti, è lì che dobbiamo continuare a spingere forte”.

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