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Campioni next gen

Nakashima: il Next Gen che cerca equilibrio e sogna il n. 1

Brandon, protagonista a New York dove ha eliminato all'esordio John Isner, sarà probabilmente tra i protagonisti delle Next Gen Atp Finals di Milano del prossimo novembre. Il suo obiettivo è il più ambizioso che ci si possa mettere, ma il cammino per raggiungerlo è ancora molto lungo

di | 03 settembre 2021

Tra fine luglio e inizio agosto, negli Atp di Los Cabos e Atlanta, le sue prime chance di conquistare un titolo del circuito maggiore trovarono degli ostacoli troppo grandi nelle figure di Cameron Norrie e John Isner. Un mese dopo, Brandon Nakashima si è preso la rivincita almeno sul connazionale Isner, superandolo all'esordio degli Us Open e dimostrando di saper imparare rapidamente dalle esperienze vissute sul campo, una dote che mamma Christina giura sia praticamente innata.

Il problema è che Nakashima non ha ancora quell'equilibrio, sotto il profilo tecnico e tattico, che richiede il tennis di altissimo livello. Superato Isner, ha lasciato strada allo slovacco Alex Molcan, avversario degnissimo ma decisamente alla sua portata, tanto che per due set (il secondo e il terzo) è stato Brandon a dominare, prima di perdersi nel quarto e nel quinto.

Nel complesso, il periodo rimane straordinariamente favorevole: il Next Gen americano è volato tra i top 100 del ranking (numero 84), ma è già numero 57 della Race e settimo nella graduatoria che qualifica per l'evento di Milano dedicato ai migliori Under 21 del mondo. Non è totalmente soddisfatto, il ragazzo, ma la strada è decisamente quella giusta.

“Un giorno – ha spiegato senza il timore di mostrarsi eccessivamente ottimista – punto a diventare il numero 1 del mondo e a vincere tutti gli Slam. Questo è il mio obiettivo, ma so che il cammino che mi attende per arrivare lassù è ancora molto molto lungo. Adesso devo concentrarmi su quello che c'è da migliorare, giorno dopo giorno, senza pensare troppo ai risultati. Quelli saranno solo una conseguenza dei miei progressi, non mi devo preoccupare in maniera esagerata”.

La saggezza asiatica è una dote di famiglia, misto tra Giappone e Vietnam, mentre le qualità sul campo – anche sotto il profilo del tocco – si sono affinate grazie alla presenza al suo angolo di Pat Cash, il leggendario campione aussie che a Wimbledon fece la storia vincendo l'edizione del 1987. “Gli devo molto, a prescindere dal fatto che oggi non lavoriamo più insieme – spiega Brandon – perché mi ha saputo dare consigli preziosi che mi saranno utili certamente nella mia crescita”.

La dote che spicca nel repertorio di Nakashima non è un singolo colpo in particolare, ma l'approccio complessivo: nessun risultato gli appare troppo grande, nessuna partita troppo dura, nessuno scambio perso fino a che non ci ha provato davvero fino in fondo. Sono in tanti, tra i connazionali e non solo, a invidiargli proprio questa capacità.

Punto a diventare numero 1 del mondo e a vincere tutti e 4 gli Slam. Ma adesso non devo dare troppo peso ai singoli risultati

Se il tennis americano è in decisa ripresa lo deve anche a lui, che negli Stati Uniti è nato e cresciuto, pur avendo origini lontane. Fu il nonno materno, l'ex colonnello dell'esercito Anh Pham, la persona con cui cominciò a tirare qualche colpo (dentro le mura di casa sua) quando aveva soltanto 3 anni. Oggi è tra i candidati a prendere il posto dei grandi statunitensi del passato, quelli che – prima dell'arrivo dei Big 3 – vincevano gli Slam con regolarità. I Roddick, gli Agassi, i Sampras. Mentre loro lasciavano, lui nasceva e provava i primi colpi.

Così il suo idolo nella crescita non è stato un connazionale, bensì Roger Federer, mentre è Novak Djokovic l'ispirazione per arrivare un giorno a esprimere quel livello di tennis tale per cui si possa effettivamente dar seguito a sogni altrimenti fuori misura. “Guardo spesso Nole, dal vivo e in tivù – dice Brandon – e per me ogni volta è una lezione. Ho avuto l'occasione di allenarmi con lui (erano gli Us Open dello scorso anno, ndr), ed è stato il momento più bello della mia vita”.

Nella kermesse milanese dell'Allianz Cloud (qui i biglietti: https://ticketing.nextgenatpfinals.com/), Nakashima ha ottima chance di essere presente. A prescindere dal fatto che tutti coloro che gli stanno davanti vengano a Milano, e dunque non siano impegnati in eventi di livello più alto (il riferimento è a Sinner e alle Nitto Atp Finals di Torino). Brandon è numero 7 della Race Under 21, posizione che sarà confermata al termine degli Us Open, un gradino dietro al connazionale Brooksby e a Lorenzo Musetti, ma davanti a Cerundolo, Rune e Gaston, con un margine di vantaggio piuttosto rassicurante.

Per scalzarlo dai primi otto, gli avversari dovrebbero mangiargli un margine di oltre duecento punti in un paio di mesi, per giunta in un periodo dell'anno favorevole all'americano. Chi verrà all'Allianz Cloud, dunque, verosimilmente potrà godersi di persona il tennis brillante di questo ragazzo dai tratti asiatici e dalla formazione profondamente americana, uno che a tratti ricorda Agassi e il suo tennis flipper, ma che in fondo rimanda soltanto a se stesso.

L'Allianz Cloud di Milano per le Next Gen Atp Finals

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