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Emigrato in Germania dall'Africa, papà Roland ha scoperto il tennis imbattendosi in un match della vincitrice di 22 Slam. Se n’è innamorato, e ha deciso che nel futuro della figlia ci sarebbe stata la racchetta. Ci ha visto bene: la 17enne di Amburgo vince già fra le grandi, con un braccio baciato da madre natura
27 gennaio 2021
Quando Ronald Obazelu è arrivato in Germania, la sua idea di sport non corrispondeva ad altro che al pugilato, conosciuto in Nigeria e messo in valigia quando a metà Anni ’90 iniziò un lungo peregrinare con la moglie Miriam Akugue, a caccia di un futuro migliore. L’ha trovato a Glinde, alle porte di Amburgo, ed è lì che un giorno, per caso, si è imbattuto in tv in un match di una certa Steffi Graf.
La leggenda tedesca era a fine carriera, ma lo stile e l’eleganza erano gli stessi di quando faceva la collezione di titoli Slam, e tanto è bastato per aprire a Ronald un nuovo mondo. Si è innamorato del tennis ed è stato quel giorno, ben cinque anni prima della sua nascita datata dicembre 2003, che è iniziata la carriera della figlia Noma Noha Akugue, la mancina dal tennis dirompente che promette di far sognare il pubblico tedesco.
Senza saperlo, Ronald ha fatto un gran regalo al suo nuovo paese. Perché nel tennis della primogenita c’è la benedizione di madre natura, che le ha donato potenza, estro, una buona mano, piedi veloci e un’ottima capacità di verticalizzare il gioco, per andarsi a prendere i punti a rete. In soldoni, tutto o quasi ciò che serve per puntare a un futuro di altissimo livello, da costruire su un passato da predestinata.
A 3 anni ha iniziato a giocare, a 11 è diventata la più giovane campionessa regionale di sempre, a 13 era campionessa nazionale fra le under 16 e il mese scorso, a 17 anni appena compiuti, ha vinto a Biberach la 49esima edizione dei Campionati nazionali tedeschi. Per ritrovare una giocatrice capace di farcela più giovane di lei bisogna tornare al 1984, quando a riuscirci fu una quindicenne bionda di Mannheim, di nome Stefanie. Sì, proprio la Graf, la stessa a cui Noma deve la sua presenza sul campo da tennis.
Una presenza che passo dopo passo inizia a trasferirsi a livelli sempre più alti: l’uscita dal ranking Itf (per ragioni d’età) delle nate nel 2002 l’ha condotta fra le prime 100 della classifica under 18, ma la giovane pensa già al tennis delle grandi. E fa bene, visto che quando ci prova lascia il segno.
Nel 2020 ha giocato un 15mila ad Alkmaar, ed è arrivata in finale, mentre a gennaio è arrivata in semifinale nel primo torneo da 25mila dollari mai giocato. Dove? Nella sua Amburgo, e non troppo distante dallo storico club HBC Heroes dove papà andava a fare a cazzotti coi guantoni.
Sui campi in cemento del centro tecnico della DTB, la 17enne di genitori nigeriani ha esordito battendo una giocatrice esperta come la norvegese Ulrikke Eikeri, poi ha letteralmente preso a pallate la nostra Jessica Pieri e quindi ha superato anche la spagnola Marina Bassols Ribera, arrivando in semifinale.
Solo la futura star ceca Linda Fruhvirtova, che a 15 anni vive (e gioca) già da grande, ha saputo fermarla, ma l’evento ha confermato comunque l’enorme talento della ragazza del Porsche Junior Team, il programma della Federtennis tedesca – sponsorizzato dalla nota casa automobilistica – che lavora per la crescita delle principali promesse del paese.
Per Noma, balzata da zero al numero 836 WTA con appena due tornei all’attivo, l’arrivo della Deutscher Tennis Bund è stato come una benedizione: mamma e papà lavorano nel settore delle pulizie, i soldi sono quelli che sono, il tennis costa un sacco e con altri due figli da mantenere la famiglia in passato ha incontrato delle difficoltà, tanto che è capitato durante i viaggi per i tornei che tutti dormissero in auto.
Ma ora, con l’intervento della DTB, è tutto più facile, e Noma può pensare solo a giocare, la cosa che le riesce meglio. Secondo l’ex tennista Barbara Rittner, che dal 2005 al 2017 ha guidato la nazionale tedesca di Fed Cup e oggi si occupa del Porsche Junior Team, la sua nuova protetta avrà un futuro di alto livello, grazie a un braccio fra i più veloci mai visti nel tennis femminile.
Una parte dei meriti sono da attribuire anche a Herbert Horst, fra i primi a essersi occupato della sua formazione. In passato ha lavorato con gente come Michael Stich, Angelique Kerber e Julia Goerges, e in Germania lo considerano uno dei tecnici più bravi a coltivare talenti, grazie a pazienza e attenzione. Una garanzia di qualità che ha consegnato alla Germania un altro diamante grezzo sul quale lavorare. Da lui Noma ha imparato gli aspetti tecnici, ma anche un body language esemplare: che stia vincendo facilmente o perdendo malamente, in campo la teen-ager di passaporto tedesco cerca di non lasciar trasparire alcuna emozione.
Un po’ come quella Naomi Osaka alla quale si ispira per la faccia da poker che riesce a indossare durante gli incontri, rendendo indecifrabili gli stati d’animo e anche le difficoltà. Un’altra delle preziosissime doti di un elenco che promette di portarla molto lontano.
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