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Oltre a Lorenzo Musetti, Holger Rune e Brandon Nakashima sono gli unici due partecipanti alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals ad aver già giocato a Milano nel 2021. Ma rispetto allo scorso anno sono cresciuti a dismisura, in particolare il danese che arriva in Italia in formissima, col solo obiettivo di prendersi il titolo
04 novembre 2022
Nel 2021, alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano, Holger Rune e Brandon Nakashima erano due dei tanti, con l’attenzione puntata soprattutto su altri, in particolare su quel Carlos Alcaraz che avrebbe vinto il girone con entrambi, per poi volare fino al successo finale. Dodici mesi dopo, invece, il danese e il californiano si ripresenteranno all’Allianz Cloud con ambizioni ben diverse, alimentate da un 2022 che ha dato grandi soddisfazioni – e progressi – a entrambi.
La dimensione di Rune è cambiata completamente: lo scorso anno si era già fatto notare a livello ATP ma il suo pane quotidiano erano i Challenger, tanto che arrivò all’evento subito dopo il successo a Bergamo, era fuori dai primi 100 della classifica e non riuscì a superare il round robin. Stavolta, invece, sarà a Milano da numero uno della Race, dopo una stagione ricchissima di conferme. Era prevedibile, viste le qualità che mostrava a più riprese, ma tenere fede alle promesse non è sempre scontato.
Invece, il classe 2003 di Gentofte ha fatto grandi cose lungo tutto l’arco della stagione, arrivando ai quarti di finale al Roland Garros e vincendo a Monaco di Baviera il suo primo titolo ATP, e ha cambiato ulteriormente marcia nell’ultimo periodo, inanellando una lunga serie di risultati. Prima è arrivato in finale a Sofia, poi ha deciso di inserire nel proprio team Patrick Mouratoglou per farsi aiutare per il finale di stagione (affiancandolo allo storico allenatore Lars Christensen), e ha funzionato subito, con il titolo a Stoccolma e una nuova finale a Basilea, la prima in un ATP 500.
Finito? Macché. Battendo Stan Wawrinka più due top-10 (ha vinto 4 delle ultime 5 sfide contro uno dei primi 10 al mondo) Rune è arrivato ai quarti a Parigi Bercy, per la prima volta in un Masters 1000. Segno che il legame con Parigi – sua città preferita, dove ha vinto il Roland Garros juniores nel 2019 – continua a dargli soddisfazioni e gli permetterà di provare a riscattare la sconfitta del 2021 a Milano contro il coetaneo Alcaraz, spesso avversario fin dai tempi dei tornei giovanili. Lo spagnolo è arrivato in altissimo prima, ma Rune sta recuperando terreno e non è da escludere che la loro possa essere una delle rivalità del futuro.
Sarebbe un bel confronto caratteriale fra un ragazzo – Alcaraz – che piace anche per l’atteggiamento estremamente umile e pacato, e un altro – Rune – che invece ha già fatto scaldare più di un collega, a causa di qualche comportamento così così. È riuscito persino a litigare con Casper Ruud, mister correttezza e tranquillità, mentre proprio a Bercy un senatore del tour come Stan Wawrinka gli ha detto di smetterla di comportarsi come un bambino durante gli incontri. Ma se i suoi atteggiamenti scontentano qualcuno, il suo tennis mette d’accordo chiunque: diventerà uno dei big.
Come già successo a Tsitsipas, Sinner e Alcaraz, vincitori delle ultime tre edizioni, lo slancio finale potrebbero darglielo proprio le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, dove torna col solo obiettivo di prendersi il titolo. La formula più snella degli incontri può giocare a suo favore, premiandone l’istintività, il coraggio e quella sana sfrontatezza che gli ha spesso permesso di guardare negli occhi anche gli obiettivi più importanti. E raggiungerli.
Nakashima, invece, arriverà a Milano da numero 50 al mondo, una ventina di posizioni più avanti rispetto allo scorso anno. Vuol dire che non ha compiuto progressi enormi in termini di ranking, ma ha lavorato (bene) per quanto concerne la formazione, diventando molto più costante. L’impressione è che la sua sia stata una stagione di costruzione in vista del futuro, sotto la guida di una vecchia conoscenza del nostro tennis come l’argentino Eduardo Infantino, direttore tecnico FIT per una decina d’anni, e con l’osteopata italiano Claudio Zimaglia nel suo staff.
Tuttavia, B-Nak (questo il suo nickname) non ha comunque avuto difficoltà a confermarsi fra i migliori under 21 del mondo, vincendo nella sua San Diego il primo titolo ATP in carriera, dopo le due finali perse nel 2021, raggiungendo gli ottavi a Wimbledon e il terzo turno a Parigi e New York. Lo scorso anno, a Milano il giocatore di mamma vietnamita e papà di origini giapponesi riuscì a superare la fase a giorni insieme ad Alcaraz, vincendo lo scontro diretto con Rune, ma poi si dovette arrendere in semifinale al connazionale Sebastian Korda.
Stavolta parte con ambizioni più importanti, anche perché – a differenza di Rune, che volendo avrà anche 2023 e 2024 – per lui sarà l’ultima possibilità per diventare maestro dei Next Gen. Uno stimolo in più per godersi al massimo l’opportunità e dare il cento per cento per sfruttarla.