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Luca Van Assche, vincitore dell’ultimo Roland Garros juniores, è il più giovane under 18 nel ranking ATP, al numero 406. Figlio di papà belga e mamma italiana, è già lanciato a pieno regime fra i professionisti, con un tennis fatto di variazioni, anticipo e grande intelligenza tattica. Un’identità di gioco tipica della scuola francese, che ha fatto la fortuna di tanti giocatori
17 febbraio 2022
Il numero di tennisti francesi fra i primi 100 del mondo rimane importantissimo, con otto giocatori dal ranking a due cifre, ma è la qualità a livelli assoluti che pian piano inizia a scarseggiare. Gael Monfils, attuale numero uno del Paese, resta un grande giocatore, però ha 35 anni compiuti ed è chiaro che per il futuro i cugini d’Oltralpe non potranno puntare su di lui. Per fortuna l’elenco di possibili ricambi è lungo e ricco di nomi dal grande potenziale, come da tradizione del tennis francese.
Non è detto che tutti arriveranno in alto, ma la qualità nasce anche dalla quantità e proprio in quest’ottica va tenuto sotto controllo Luca Van Assche, il minorenne più in alto nella classifica mondiale ATP, al numero 406, nonché tredicesimo Next Gen in una Race to Milan ancora giovanissima. Di francese il talento non ha né il cognome né il nome, perché il padre è del Belgio (dove il figlio è nato l’11 maggio del 2004, a Woluwe-Saint-Lambert) e la madre è italiana, e ha voluto che tutti i quattro figli – Luca, Paolo, Sofia ed Elisa – portassero nomi italiani. Ma tennisticamente parlando Van Assche è un prodotto francese al cento per cento, cresciuto a Parigi dal sistema federale targato FFT, con base al Roland Garros.
Proprio sugli stessi campi dove lo scorso anno il 17enne dai capelli ricci ha vinto il titolo fra gli Juniores, meritandosi il numero uno al mondo fra gli under 18 e portando (di nuovo) al trionfo un tipo di tennis con poca potenza e tanta intelligenza tattica, che in Francia hanno già ammirato spesso, con giocatori come Arnaud Clement, Gilles Simon, Fabrice Santoro e tanti altri.
Sono quelli gli esempi ai quali Van Assche si può ispirare, visto che il suo fisico non è dei più adatti al tennis moderno (178 centimetri per 70 chilogrammi), ma madre natura si è fatta perdonare regalandogli una materia grigia tennistica di primissima qualità. “Luca – ha detto Maxime Teixeira, che lo segue insieme all’head coach Yannick Quere – è più piccolo e meno potente rispetto al tennista medio di oggi, quindi deve puntare su altri aspetti, come la tattica. In campo è super intelligente, e questo lo aiuta molto. Capisce al volo cosa deve fare, e agisce di conseguenza”.
Ne deriva un tennis fatto di tante variazioni, angoli e grande anticipo. Accompagnato dalla capacità di giocare bene quando conta. “L’ha dimostrato al Roland Garros – ha aggiunto Teixeira – dove la finale è stato il suo miglior match dell’intera settimana. La posta in palio era alta e c’era tanta tensione, ma ha saputo gestirla come doveva”.
“Van Assche è stato inquadrato benissimo fin da piccolo – aggiunge Olivier Soulès, responsabile tecnico del settore 8-21 anni per la FFT –, e sa sempre dove e come giocare. Per essere così giovane è un ragazzo molto riflessivo, che pensa tanto anche in campo e ha tutto per vivere una grande carriera”.
Unica pecca la gestione mentale, non sempre impeccabile. Anche se a 17 anni tutto è perdonabile. “Deve imparare a rimanere più tranquillo – ha detto ancora Soulès –, cercando di controllare meglio le proprie emozioni. Spesso è sufficiente resettare la mente un attimo, e ripartire. A volte si lascia dominare troppo dalla tensione, e il suo livello di gioco ne risente”.
Il titolo al Roland Garros juniores è stato la svolta della sua giovane carriera. Dopo il successo Van Assche ha parlato con il suo team, ha espresso il desiderio di lasciar perdere l’attività under 18 per dedicarsi solamente al professionismo, e in circa otto mesi ha polverizzato 800 posizioni nel ranking mondiale.
A gennaio ha vinto il suo primo titolo nell’ITF World Tennis Tour, imponendosi a Bagnoles de l’Orne (in Normandia), e la scorsa settimana allo storico Challenger di Cherbourg ha raggiunto per la terza volta i quarti di finale in un torneo di categoria, dopo Cassis e Brest di fine 2021. Ha avuto anche una bella chance per salire un gradino in più, e l’ha mancata lasciandosi rimontare un vantaggio di 6-3 5-3 contro Constant Lestienne, ma i progressi compiuti negli ultimi dodici mesi restano importantissimi.
La prova è nel successo al primo turno contro Antoine Hoang: dodici mesi fa a Montpellier ci aveva perso nettamente, mentre stavolta ha vinto lui, per 7-5 7-6. “In un anno – ha detto il diretto interessato – ho fatto diversi passi avanti. Ho vinto tante partite, sono salito in classifica, e sono soddisfatto del mio percorso”.
“Van Assche – ha commentato Anthony Thiebot, direttore del torneo – mi ha davvero colpito. Nel momento più importante ha saputo alzare ancora il proprio livello di gioco, tenendo i nervi saldi nonostante le occasioni mancate per chiudere prima la partita. Con un tale potenziale, e una visione tattica così sviluppata, può puntare ad andare lontano”.
Seguito dall’agenzia T&T Global Management dell’ex campione NBA Tony Parker e del judoka da tre ori olimpici Teddy Riner, Van Assche è impegnato questa settimana nell’Itf da 15 mila dollari di Oberaching, in Germania, con l’obiettivo di aggiungere un secondo titolo al suo palmarès stagionale. Ma soprattutto punta a raccogliere punti e fare esperienza, verso l’obiettivo di giocare tutti i tornei del Grande Slam nel 2023. Un traguardo fissato sulla prossima stagione, ma che passa inevitabilmente anche da questa, e dalla capacità di trovare continuità a livelli sempre più alti.
“Ora come ora – spiega Van Assche – punto a godermi le esperienze nel circuito, a combattere giorno dopo giorno e a mantenere viva la fiamma che mi dice che posso arrivare in alto. Al momento la cosa più importante è investire sulla formazione e impegnarmi per migliorare il mio livello di gioco. Se ci riuscirò, le vittorie arriveranno di conseguenza e ciò mi permetterà di salire in classifica”.
Fino a dove, per il momento, non è importante. Luca non ci pensa, e non vuole guardare troppo lontano. Ma un sogno ce l’ha e non ha paura a dirlo: indossare la divisa della nazionale. L’ha già fatto nelle categorie giovanili, peraltro vincendo anche il titolo europeo nella Summer Cup di Tennis Europe dello scorso anno, ma in Davis Cup avrebbe tutto un altro sapore. “Difendere i colori del proprio Paese – ha detto – è il sogno di ogni giocatore. So che non tutti amano il nuovo format della Coppa Davis, ma per noi giovani che non abbiamo conosciuto la precedente versione, quella odierna è esattamente la stessa della Davis giovanile. Sarebbe una soddisfazione enorme riuscire un giorno a indossare la maglia della Francia”.
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