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Challenger

La garra di Darderi, sulla strada per Jeddah

Nel 2023, Luciano ha disputato 31 tornei, 28 dei quali sul mattone tritato. Le uniche eccezioni sono state riservate agli Australian Open di Melbourne, al 500 di Acapulco e all'erba del Tempio di Wimbledon. Intanto, però, l'azzurro sarebbe l'ultimo qualificato per Jeddah, Next Gen Atp Finals

13 novembre 2023

Vederlo giocare (che ultimamente, spesso, coincide con vederlo vincere) ha il sapore retrò del tennis su terra fatto di garra e sudore. Di quando c'erano gli arrotini che dettavano legge e di quando ancora le condizioni erano davvero lente, tanto che in pochi potevano fare il punto con un vincente diretto. Eppure, a scanso di equivoci, Luciano Darderi è uno che studia da giocatore moderno, dei nostri tempi. Con una garra (grinta, in spagnolo), quella sì, che non manca mai, come nella tradizione della famiglia di radici miste italo-argentine.

Mentre a Torino prendeva il via la terza edizione italiana delle Nitto ATP Finals, a Lima andava in scena una partita decisamente meno importante per il popolo del tennis, ma ugualmente sentita dai protagonisti. Uno, Mariano Navone, argentino doc di 22 anni impegnato con un certo successo nella rincorsa ai top 100 Atp; l'altro, appunto, Luciano Darderi, bandierina tricolore a fianco e tanta voglia di essere protagonista ad alti livelli.

Un risultato, il buon Luciano (classe 2002) lo ha già ottenuto: vincendo in Perù (il secondo Challenger in carriera dopo quello di Todi) si è preso l'ultimo posto utile per le Next Gen Atp Finals di Jeddah, che tuttavia non sono ancora sicure. Perché l'ultimo assalto degli inseguitori – tra cui c'è anche l'altro azzurro Luca Nardi – arriverà proprio questa settimana. Intanto però Darderi non sta a guardare e torna in campo a Montevideo, Uruguay, per salvare la sua settima piazza. Intanto l'azzurro di origini marchigiane si avvicina ai top 100 (oggi è 124), che sembrano ormai non un obiettivo bensì un passaggio verso una classifica più importante.

Poi per lui, come per papà Gino, la sfida sarà un'altra. Sarà abbandonare (parzialmente) la terra battuta per costruirsi qualche arma in più da sfruttare sulle altre superfici. Che saranno rallentate rispetto al passato, sì, ma che restano in ogni caso un mondo a parte rispetto al rosso, in particolare per ciò che riguarda i movimenti. Nel 2023, Darderi ha disputato 31 tornei, 28 dei quali sul mattone tritato. Le uniche eccezioni sono state riservate agli Australian Open di Melbourne, al 500 di Acapulco e all'erba del Tempio di Wimbledon: in totale, tre vittorie e quattro sconfitte, ma con uscite a testa alta e senza sfigurare di fronte ad avversari più esperti.

È chiaro tuttavia che, fin qui, Luciano si trovi a suo agio quando c'è da correre e far fatica, magari mettendo ogni tanto a referto una palla corta. Il suo pane sono gli scambi lunghi, i servizi in kick, le difese qualche metro dietro la riga di fondo. Ma pure il contrattacco, laddove possibile, perché non parliamo di un giocatore attendista o difensivo, bensì di uno che copre tutto il campo e sa come prendere l'iniziativa.

Luciano Darderi colpisce di rovescio (foto Abierto Mexicano Telcel website)

La crescita degli ultimi mesi è stata evidente, e sono partite come la finale di Lima a dimostrarlo. Navone quest'anno è tra gli argentini emergenti, di quelli che per batterli devi essere al top. Ma già in precedenza Darderi aveva piegato personaggi come Hanfmann, Gaston, Garin, Ramos, Monteiro, Juan Manuel Cerundolo. Tutta gente che si è fatta rispettare nel circuito maggiore, soprattutto su terra.

Il suo è stato un percorso tutto sommato a fari spenti, un po' perché legato a doppio filo al circuito Challenger, un po' perché oscurato dai risultati dei suoi connazionali (spesso coetanei) capaci di mettersi in mostra nel Tour maggiore. Ma lui è fatto di quella scorza dura degli arrotini di una volta, quelli che non contava quante volte tornava la pallina, bisognava rimandarla di là una volta in più dell'avversario. Un passo in più dentro al campo e anche le altre superfici non saranno più un tabù.

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