Chiudi

-
Menù
Supertennis
Cerca
Challenger

Volandri: "San Marino una seconda casa, che ricordo la vittoria del 2008"

I ricordi di Filippo Volandri del Challenger di San Marino che ha giocato undici volte, vincendo il titolo nel 2008 in finale su Potito Starace

20 luglio 2023

In un albo d’oro pieno di specialisti della terra battuta non poteva mancare il nome di Filippo Volandri. Il livornese, nato il 5 settembre 1981, ha infatti firmato l’edizione 2008 degli Internazionali di tennis di San Marino, senza peraltro essere inserito nel novero dei favoriti, mettendo in fila uno dopo l’altro Stefano Galvani, gli spagnoli Oscar Hernandez e Albert Montanes, in semifinale il serbo Viktor Troicki e poi Potito Starace (n.1 del seeding) nella finale derby chiusa con il punteggio di 57 64 63.

“San Marino è sempre stata una seconda casa per noi tennisti italiani – sottolinea l’attuale capitano azzurro di Coppa Davis - e quindi il suo torneo rappresentava una tappa importante, specie nel momento di calendario in cui dopo la stagione su erba si tornava a giocare sulla terra prima di affrontare la trasferta americana sul cemento. Essendo la terra battuta la mia superficie preferita potete capire quanto contasse per il sottoscritto fare bene sul Titano. Ed è stato qualcosa di speciale riuscire ad aggiudicarmi il titolo nel 2008, fra l’altro battendo avversari di spessore come Montanes, Troicki e Potito Starace, una sorta di fratello per me. Inoltre quel successo è arrivato in un momento particolare della mia carriera e non potrò dimenticarlo. Stavo soffrendo per un problema al ginocchio e si paventava un intervento per un trapianto di cartilagine, con un medico ci eravamo dati due mesi di tempo per verificare le mie condizioni. Ebbene ho vinto sul Titano e la settimana seguente un altro challenger a Cordenons, scongiurando così l’ipotesi dell’operazione e riuscendo a gestire quella problematica con una diversa postura, trattamenti e tape particolari”.

Volandri, che ha messo in bacheca due trofei del circuito Atp (nel 2004 a St Poelten e nel 2006 a Palermo) oltre a 7 finali, tutte sul “rosso” (2003 Umag, 2004 Umag e Palermo, 2005 Palermo, 2006 Buenos Aires e Bucarest e 2012 San Paolo), nell’antica Repubblica è anche arrivato due volte all’ultimo atto.

“Nel 2010 persi la finale con l’olandese Robin Haase, in un periodo in cui lui vinceva tanto a questi livelli. Ero arrivato a quella sfida un po’ svuotato di energie dopo le battaglie per piegare al 3° set il belga Christophe Rochus, lo sloveno Janez Semrajc, lo spagnolo Pere Riba e Flavio Cipolla in semifinale. Poi nel 2013 ho ceduto nel match clou a Marco Cecchinato dopo aver battuto Gian Luigi Quinzi, Federico Gaio, il francese Guillaume Rufin e lo spagnolo Daniel Gimeno-Traver, prima testa di serie di quell’edizione. Sinceramente non posso dire di avere rimpianti, anche perché gli acciacchi legati all’età cominciavano a sentirsi… Ricordo che l’anno prima avevo raggiunto le semifinali, eliminando il russo Kuznetsov, l’argentino Alund e il francese Robert, prima di essere stoppato dallo slovacco Martin Klizan, poi vincitore del titolo”.

In effetti con ben undici partecipazioni (la prima datata 2001 e l’ultima nel 2014, con stop al 2° turno per mano del rumeno Adrian Ungur, campione a sorpresa di quell’edizione) ‘Filo’ può essere definito uno dei “fedelissimi” del Titano.

“Era un appuntamento a cui non potevo mancare, nel pieno dell’estate, anche per il feeling personale con il presidente della federazione Christian Forcellini e per il fatto di avere un legame forte con Rimini, dove ho tanti cari amici, a cominciare da Nicola Lombardini. Il torneo è sempre stato organizzato in maniera impeccabile, con servizi all’altezza di un Atp Tour, l’unica difficoltà come condizioni di gioco era doversi abituare all’altura. Per noi italiani ha sempre rappresentato una tappa clou della stagione, anche considerando l’atmosfera, con tantissimi appassionati di casa nostra sempre presenti sulle tribune”.


    Non ci sono commenti