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100 anni fa Wimbledon inaugurò il tennis moderno con tre colpi di gong

Il nuovo impianto, con il nuovo Centre Court, tenuto a battesimo da Re Giorgio V il 26 giugno 1922, segna una svolta: pubblico di massa, campioni superstar e fine dell’anacronistico Challenge Round. Uno stadio da 13.500 posti dove l’ombra non tocca il campo fino alle 7 di sera e da ciascuno dei 9.989 seggiolini si deve poter vedere sul prato un dischetto di carta grande come un quarto di penny

di | 25 giugno 2022

Gerald Patterson (a sinistra) e James Anderson pronti per la semifinale a Wimbledon nel 1922

Gli australiani Gerald Patterson (a sinistra) e James Anderson pronti per la semifinale a Wimbledon nel 1922

I festeggiamenti per il centenario del Centre Court di Wimbledon, quello che tante volte viene definito “il tempio del tennis”, inaugurato il 26 giugno del 1922, sono il tratto caratteristico dell’edizione 2022 dei Championships di Wimbledon.

Come è tipico degli anniversari tondi tondi l’occasione è ghiotta per lanciare iniziative promozionali e far crescere ulteriormente il torneo, che si presenta pimpante nonostante l’handicap di non assegnare punti per le classifiche mondiali ATP e Wta. In questo caso però la ricorrenza è molto interessante anche dal punto di vista storico e sociale, ed è una motivazione ideale per tornare al momento in cui Re Giorgio V, con tre colpi di gong, inaugurò lo stadio e aprì il prato più famoso del mondo alla pratica tennista dei campioni con la racchetta.

Il Centre Court di Wimbledon visto dall'esterno (Foto Getty Images)

Nella vecchia sede si stava stretti già nel 1919

La necessità di quel gesto, che inaugurò uno stadio leggendario, va fatta risalire a tre anni prima. Quando Wimbledon riaprì i battenti dopo la prima Guerra mondiale per il torneo del 1919, ancora si piangeva la scomparsa di Antony Wilding, il campionissimo neozelandese che aveva conquistato quattro titoli consecutivi, dal 1910 al 1913, e perso il Challenge Round del 1914 contro l’amico e compagno di doppio australiano Norman Brooks.

ECCO COME ERA WIMBLEDON PRIMA DEL 1922

Wilding, atleta polivalente e sportsman elegante, noto in tutta Europa (che girava in motocicletta), era caduto in battaglia a Neuve Chapelle il 9 maggio 1915. Ritrovare proprio Norman Brooks in finale nel 1919 sul campo di Worple Road (per quanto sconfitto dal connazionale Gerald Patterson) fece riemergere con forza il ricordo del fuoriclasse gentiluomo in un momento di vero e proprio boom del tennis come fenomeno di massa, con partite che erano diventate grandi eventi.

Le tribune del Centre Court nell'antica sede di Worple Road alla vigilia della Prima Guerra mondiale

L’esplosione del fenomeno Suzanne Lenglen

Fu il caso, proprio quell’anno, della finale del torneo femminile tra la stella nascente, la francese Suzanne Lenglen, e la detentrice del titolo, la britannica Dorotea Lambert Chambers. Una giovane etoile, che danzava e vinceva sui campi vestita… da etoile, contro una robusta lady britannica, abbigliata con ampio gonnone alla caviglia, camicia a maniche lunghe con colletto maschile e cravattino.

Suzanne Lenglen in azione a Wimbledon nei primi Anni 20: una rivoluzione assoluta per il tennis femminile

Il campo centrale della sede di Worple Road, dove i Championships erano nati nel 1877 e che aveva ospitato il torneo olimpico nel 1908, era arrivato a una capienza di 3.500 spettatori: per quella partita scoppiava letteralmente. E di questo i primi ad accorgersi furono proprio Re Giorgio V e la Regina Mary, che vollero assistere alla gesta della “Divina”, la quale conquistò il primo dei suoi 6 titoli al termine di un match epico (10-8 4-6 9-7).

Era chiaro che servivano altri spazi per questo tennis che nella stagione successiva avrebbe visto Suzanne Lenglen vincere, prima in assoluto, singolare, doppio e doppio misto. E avrebbe scoperto anche un suo alter ego al maschile, lo statunitense Bill Tilden, attore mancato ma giocatore dalla classe e dal carisma smisurati, che ammaliava le platee come nella nostra epoca ha fatto Roger Federer.

Dorotea Lambert Chambers, quattro titoli a Wimbledon, battuta in finale nel 1919 da Suzanne Lenglen

Nel nuovo Wimbledon si entra dai Doherty gates

Già nel 1919 era partita la ricerca dei fondi e del luogo dove realizzare il nuovo impianto. La scomparsa, il 21 agosto del 1919, del secondo dei fratelli Doherty, Laurie, cinque volte campione dal 1902 al 1906 (dopo che il fratello Reggie si era imposto 4 volte dal 1897 al 1900), suscitò una tale emozione che l’ingresso della nuova sede, venne intitolato proprio a quella progenie di maestri del gioco: parliamo dei Doherty Gates.

Il terreno fu acquistato nel 1920 (venne pagato 140.000 sterline) e dava su Wimbledon Park Road (poi rinominata Church Road). Il nuovo ‘site’, la cui progettazione e costruzione venne affidata al capitano Stanley Peach, si estendeva su oltre 13 acri (circa 5 ettari e mezzo). Peach disegnò il centre Court con una capacità di 9.989 posti a sedere e 3.600 in piedi. I lavori furono avviati il 9 settembre del 1921.

Il campo venne orientato in modo che non arrivasse ombra fino alle sette di sera. I posti a sedere erano pensati perché un dischetto di carta bianca, della dimensione di un quarto di penny, potesse essere visibile da qualsiasi seggiolino.

Intorno al Centre Court vennero realizzati altri 12 campi, numerati dal n.3 al n.14. Il n.1 e il n.2 sarebbero stati realizzati in un secondo tempo, rispettivamente nel 1924 e 1923, con una capacità di 2.500 e 900 posti. Ma già nel 1922 era disponibile un parcheggio per 400 automobili.

I Doherty Gates a Wimbledon

Il Centre Court inaugurato con tre colpi di gong

Il giorno dell’inaugurazione venne fissato per lunedì 26 giugno 1922. Il Re Giorgio V e la Regina Mary furono protagonisti della cerimonia che era in programma per le 14.45 ma dovette essere rinviata a causa della pioggia. Alle 15.30 il re fece il suo ingresso nel Royal Box, diede tre colpi di gong e dichiarò aperte le nuove tribune.

Furono rimossi i teloni che proteggevano l’erba e Leslie Godfree servì la prima palla del suo incontro con Algernon Kingscote, che mise a rete la risposta. Godfree corse a rete e si intascò (a titolo definitivo) quella pallina come ricordo di un momento storico. Il match venne interrotto più volte dalla pioggia ma alla fine Kingscote, che allora era il n.1 tra i giocatori inglesi, si impose con un secco 6-1 6-3 6-0. In quella giornata si giocò soltanto un altro match, di doppio, e solo sul Centre Court. Fu un’edizione caratterizzata da una pioggia che non sembrava finire mai. Infatti la finale, tra l’australiano Gerald Patterson e il britannico Randolph Lycett venne disputata addirittura il mercoledì della terza settimana: Patterson se l’aggiudicò in tre set, con il punteggio di 6-3 6-4 6-2.

Gioco fermo per la pioggia sul nuovo Centre Court nel 1922: persino il match inaugurale fu sospeso più volte

L’abolizione del Challenge Round

Anche questa vittoria di Gerald Patterson è un fatto storico: per conquistarla l’australiano dovette giocare e vincere le 7 partite del main draw (la prima se l’aggiudicò a tavolino per il forfait di D.L.Morgan), superando nel percorso ossi durissimi come il francese Borotra, l’inglese Kingscote e il connazionale Anderson.  Infatti i Championships del 1922 segnarono l’abolizione del Challenge Round a Wimbledon. Fino all’edizione precedente il campione in carica (defending champion) aspettava per la finalissima il vincitore del tabellone di qualificazione, come avviene ancora oggi per la America’s Cup di vela. E come è avvenuto dalle origini fino al 1972 per la Coppa Davis.

In poche parole, 100 anni fa a Wimbledon venne inaugurato il grande tennis come lo conosciamo oggi: un anniversario non da poco.

L'attuale Centre Court di Wimbledon, con il tetto richiudibile (Foto Getty Images)

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