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Era da un pezzo che non si vedeva una stagione del circuito WTA tanto equilibrata. Con una suddivisione così capillare di titoli e trofei più o meno importanti, con 12 giocatrici che hanno “rotto il ghiaccio” in questi primi sette mesi e con giovanissime star emergenti. E a Toronto il trand si sta confermando
di Tiziana Tricarico | 08 agosto 2019
Mancano i veri personaggi, si dice. Anche perché le due giocatrici più rappresentative, Serena e Maria, cominciano a dare segni di cedimento. La Williams - semplicemente la più grande di tutti i tempi, a prescindere dal record Slam - oramai si divide tra la piccola Olympia ed il campo da tennis ed il minor tempo passato ad allenarsi, insieme all’età non più verdissima (il 26 settembre compirà 38 anni), fanno sì che anche per lei sia oramai difficile dominare le avversarie come era abituata a fare (e da quando è rientrata dopo la maternità, oramai un anno e mezzo fa, non ha ancora vinto un torneo e fatica a restare nell’élite mondiale).
L’altra icona del circuito, regina glamour e social, la russa Sharapova, dopo lo stop per la squalifica da Meldonium non è più tornata ai suoi livelli ed è costretta a passare più tempo a curare un fisico che le sta presentando il conto che non a competere (è scesa al numero 81 del ranking ed anche lei dal rientro nel tour, quasi due anni e mezzo fa, non ha aggiunto altri trofei alla sua bacheca. La voglia di giocare c’è ed è ancora tanta, come provano le due settima intensive trascorse con Riccardo Piatti alla vigilia di Toronto, e come ha confermato lei stessa dopo il ko all’esordio contro un’avversaria comunque di valore come la Kontaveit. Chissà però se basterà a Masha per tornare protagonista ancora una volta.
Quella della Osaka è crisi vera, c’è poco da discutere. Anche se può sembrare un paradosso definire “in crisi” una che nell’ultimo anno ha vinto due Slam (Us Open e Aus Open) e che è numero due del mondo, vicinissima a riprendersi lo scettro mondiale dalle mani della Barty. Ma la versione recente della giocatrice giapponese sembra la copia sbiadita della fantastica campionessa ammirata fino a fine gennaio. Quali che siano stati i meriti di Bajin nell’esplosione di Naomi sta di fatto che negli ultimi 6 mesi la 21enne di Osaka Naomi non solo non ha più vinto un torneo, ma non ha più raggiunto nemmeno una finale. Il risultato migliore è stata la semifinale di Stoccarda dove non è scesa in campo contro la Kontaveit per un problema agli addominali. Ha giocato un Roland Garros folle, dove è riuscita a vincere i primi due match contro Schmiedlova ed Azarenka nonostante due primi set da dimenticare, ma poi ha racimolato appena sei giochi contro la Siniakova, una buona giocatrice ma non una top-player. E sull’erba non è andata meglio con i due ko rimediati dalla Putintseva al secondo turno di Birmingham ed all’esordio a Wimbledon. Un peccato, perché con il suo gioco potente e la sua simpatia Naomi sembrava il personaggio giusto per “vivacizzare” il circuito. Del resto è talmente giovane che ha tutto il tempo per farlo.
Fino all’estate questo 2019 si stava dimostrando davvero l’anno della Barty. Dopo un’ottima stagione sul cemento culminata con il successo nel Premier Mandatory di Miami e l’ingresso in top ten (l’australiana è l’unica giocatrice nell’élite mondiale sia in singolare che in doppio), la 23enne di Ipswich si era improvvisamente riscoperta amante del “rosso”, lei che prima liquidava ogni settimana passata a giocare sulla terra come una tappa di avvicinamento alla stagione sull’erba…. Risultato: all’ombra della Tour Eiffel ha giocato un tennis incredibile ed in sette partite ha ceduto solo due set trionfando proprio al Roland Garros dove nelle cinque precedenti partecipazioni non era mai andata oltre il secondo turno (pur essendo stata finalista in doppio nel 2017). Tornata sui prati, che sembravano fatti apposta per esaltare il suo tennis brillante, ecco un nuovo successo a Birmingham con la ciliegina del primato mondiale. A Wimbledon però è arrivata la doccia fredda dell’eliminazione negli ottavi contro la Riske, dopo aver vinto il primo set. Ed a Toronto il ko all’esordio con la Kenin, sempre dopo aver vinto il primo set. Due indizi non fanno però ancora una prova: si vedrà quel che accadrà a Cincinnati la prossima settimana.
La Halep, insieme alla Osaka , è stata l’unica campionessa Slam del 2018 a riconfermarsi anche quest’anno (pur se ci sono ancora gli Us Open da disputare). Simona ha trionfato sui sacri prati di Wimbledon impartendo una dura lezione a Serena, ma nonostante questo non è una giocatrice che “muove le masse” se non nel suo Paese, la Romania, dove è un’autentica star. Stesso discorso per la ceca Pliskova, quest’anno trionfatrice agli Internazionali BNL d’Italia a Roma, che avrebbe tutte le potenzialità per primeggiare ma è troppo incostante nei risultati ed algida nel comportamento in campo per scaldare il cuor degli appassionati. Discorso analogo per la sua connazionale Kvitova: colpi da number one (che ha “rischiato” di diventare nel 2012 ed ancora all’inizio di quest’anno) ma tenuta atletica e mentale non sempre all’altezza. Petra che gioca - purtroppo non sempre - un tennis fantastico (come in occasione dei suoi due successi a Wimbledon) solo in anni recenti, e dopo l’assurda aggressione alla vigilia di Natale del 2016 che le poteva costare la carriera, ha capito quanto contasse davvero il tennis per lei e quanto fosse importante avere sempre un’ottima condizione fisica. Rispetto alla stragrande maggioranza delle sue colleghe ha una marcia in più perché piace praticamente a tutti: pubblico e persino avversarie…. E poi ce la Svitolina che un paio di stagioni fa ha capito che con impegno ed abnegazione si può arrivare anche a puntare al trono mondiale: quest’anno ha centrato a Wimbledon la sua prima semifinale Slam, dimostrando che si può essere innamorate (di Gael Monfils) e vincenti allo stesso tempo.
Ci si lamentava quando la questione Slam era una faccenda a due tra Navratilova ed Evert, quando la Graf lasciava le briciole alle avversarie, quando le William sisters dominavano in lungo e in largo. Certo negli ultimi 15 anni c’è stata anche qualche numero uno un po’ discutibile - Safina e Jankovic, tanto per fare un esempio - ma l’incertezza dei risultati non può essere considerata sempre e comunque un fattore negativo. Senza tralasciare poi l’appeal mediatico delle nuovissime leve come la statunitense Anisimova, semifinalista a Parigi a soli 17 anni, o Gauff, negli ottavi a Wimbledon appena 15enne. E non ci dimentichiamo che nel tour maschile si continua a parlare dell’immobilismo, per “colpa” dei “Fab four” (anche se che al momento sono solo tre). E proprio vero che non si è mai contenti!
"SuperTennis", la tv della Fit, trasmette in diretta ed in esclusiva il torneo WTA Premier di Toronto. Questa la programmazione:
giovedì 8 agosto - LIVE
alle ore 17.00
K.Pliskova (CZE) c. Kontaveit (EST)
alle ore 19.00
Andreescu (ROU) c. Bertens (NED)
alle ore 21.00
Halep (ROU) c. Kuznetsova (RUS)
differita alle ore 23.00
Bencic (SUI) c. Svitolina (UKR)
venerdì 9 agosto - LIVE
alle ore 01.00
S.Williams (USA) c. Alexandrova (RUS)
alle ore 03.00
Swiatek (POL) c. Osaka (JPN)
in replica dalle ore 08.15
venerdì 9 agosto - LIVE alle ore 18.30 ed alle ore 20.30; replica alle ore 23.00
sabato 10 agosto - LIVE alle ore 01.00 ed alle ore 03.00 (quarti); in replica alle ore 06.30; LIVE alle ore 19.00 (semifinale1)
domenica 11 agosto - LIVE alle 00.05 (semifinale2); in replica dalle ore 09.15 e dalle ore 15.00; LIVE alle ore 19.30 (finale)
SINGOLARE
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