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Il capitano di Coppa Davis dell’Italia fa il punto sul tennis internazionale e sull’ultimo Slam dell’anno al via. “Spero che qualche giovane venga fuori, ma son tutti lì nel mezzo, e non hanno un gioco che li possa identificare. Favoriti Djokovic, Nadal e Federer”
di Alessandro Mastroluca | 25 agosto 2019
Solo Djokovic, Nadal e Federer o può inserirsi qualche giovane e fare l'exploit?
"Io spererei che ci fossero dei giovani in grado di farlo. Ma promettono, promettono, e però fanno fatica a venire fuori davvero. Spero che qualcuno di loro possa cambiare il panorama del tennis internazionale ma credo che per ora i favoriti siano sempre Djokovic, Nadal, Federer, che non so se arriva nelle condizioni migliori ma certamente sarà un Roger diverso rispetto a quello di un Masters 1000…”.
Tra gli outsider della nuova generazione chi vede più avanti?
"Se lo augurano tutti che ci sia un cambiamento ai vertici. C'è Tsitsipas che gioca bene, ma l'unico che vedo possa fare risultato in questo momento è Medvedev, se ce la fa a tenere questi ritmi. È sicuramente il giovane più interessante e quello su cui erano meno puntati i riflettori. Gioca molto, molto bene".
Al primo turno, per il secondo anno consecutivo, si incontreranno Shapovalov e Auger-Aliassime: che chances possono avere?
"Aliassime è sempre pericoloso, potrebbe iniziare a giocare molto bene. Shapovalov sembra sempre lì lì, può giocar bene ma non riesce a trovare consistenza. Poi qual è il suo tennis? Non si capisce ancora. Aliassime, invece, è un po' più ordinato”.
Sascha Zverev negli Slam è ancora un enigma: da tecnico come lo vede?
"Zverev mi sembra quasi involuto, dal mio punto di vista. Poi per me non gioca nel modo giusto, si è un po' perso. Ha perso il filo conduttore che all'inizio aveva. Ora gioca troppo dietro, non sta servendo così bene. Non si capisce che tipo di giocatore sia".
Cosa manca ai giovani per emergere?
"Sono poco consistenti, non hanno un gioco che li identifica. Non sono solidi, non sono aggressivi, sono lì nel mezzo. Parliamo comunque di giocatori che devono confrontarsi con delle leggende che hanno dimostrato cosa significa la consistenza, la tecnica, cosa significa giocar bene non per un quarto d'ora. Ai giovani manca un po' di tennis e forse un po' di carattere, di concentrazione, di determinazione. Ci vuole una testa molto forte per confrontarsi con giocatori forti fisicamente, tecnicamente tra i migliori del mondo. Sanno stare in campo, ci sanno stare bene e non hanno pause: se giochi male cinque minuti, ti partono tre game. Abbiamo giocatori bravi ma fragili sotto questo punto di vista".