“Il tennis non è mai stato lo scopo primario della mia vita. È stata la mia piattaforma per aiutare l'uguaglianza di genere”. Così parla Billie Jean King, che il 20 settembre 1973 attira 30.472 spettatori all'Astrodome di Houston, il pubblico più numeroso di sempre per una partita di tennis. Almeno fino all'8 luglio del 2010, quando un'esibizione tra Kim Clijsters e Serena Williams giocata a Bruxelles è balzata in vetta alla lista grazie a 35.681 spettatori. Adesso ci sono Roger Federer e Rafa Nadal che puntano a far loro anche quel recordo, con un'altra esibizione in agenda il 7 febbraio 2020 a Città del Capo: si punta a infrangere la barriera dei 50 mila spettatori.
Quella volta, però, era diverso. Perché non si giocava un'esibizone come le altre. E infatti, di spettatori, ce n'erano altri 50 milioni davanti alla tv, provati in quegli anni dalla logorante guerra in Vietnam e dagli sviluppi dello scandalo Watergate. Riviviamo quella storia magica, che è poi diventata un film con Emma Stone.
Tutti aspettano di vedere se la tennista più forte dell'epoca, la fondatrice della WTA, può battere Bobby Riggs, 55enne ex campione di Wimbledon, scommettitore accanito, convinto che il posto delle donne sia “la camera da letto, poi la cucina, in quest'ordine”. Billie Jean Moffitt, che ha continuato a portare con orgoglio il nome del marito Larry King anche dopo il divorzio, quella piattaforma l'aveva alimentata da subito, dal giorno in cui l'avevano esclusa da una foto di gruppo durante un torneo di tennis: era solo una ragazzina, ma portava gli shorts e non i gonnellini come tutte le altre.
Non ci sono commenti