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L'agenzia mondiale antidoping ha stabilito che gli atleti russi vengano sospesi per 4 anni da tutte le grandi manifestazioni sportive. La Russia avrebbe falsificato i dati del laboratorio di Mosca nell'ambito dell'inchiesta nata nel 2014.
di Alessandro Mastroluca | 09 dicembre 2019
L'agenzia mondiale antidoping (WADA) ha imposto una squalifica di quattro anni alla Russia da tutto lo sport globale, comprese le Olimpiadi 2020 e il Mondiale di calcio 2022. Sarebbe la punizione più severa nella storia dello sport. Secondo la WADA, i russi avrebbero falsificato i dati dei test del laboratorio anti-doping di Mosca, che erano stati richiesti nel corso dell'inchiesta sul meccanismo di doping sistematico rivelato nel 2014 da un'inchiesta giornalistica della tv tedesca ARD.
La Russia ha 21 giorni per presentare appello al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna contro le sanzioni, che prevedono, oltre alla squalifica dalle manifestazioni, il divieto di assistere ai grandi eventi internazionali, di eleggere o mantenere membri all'interno di organizzazioni che hanno firmato il codice anti-doping mondiale e di candidarsi ad ospitare eventi internazionali durante i prossimi quattro anni. Inoltre, se la sanzione dovesse essere confermata, i grandi eventi internazionali già previsti in Russia dovrebbero essere trasferiti in un'altra nazione.
Le sanzioni richieste dalla WADA lascerebbero comunque aperta la possibilità per gli atleti russi “puliti”, per i quali non ci siano prove di pratiche illecite, di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo come indipendenti. È già successo a Rio 2016 o ai Giochi invernali di Pyeongchang, in Corea, l'inverno scorso. Questi atleti ammessi hanno gareggiato sotto la bandiera olimpica, e in caso di medaglie d'oro non è stato eseguito l'inno nazionale russo.
La WADA aveva costituito un comitato indipendente (CRC) per verificare se il piano antidoping dell'agenzia nazionale russa (RUSADA) e l'attività del laboratorio di Mosca fossero in accordo con il codice antidoping mondiale. La WADA ha aperto una formale procedura di infrazione lo scorso 17 dicembre e determinato le sue conclusioni in un rapporto sintetizzato in una nota del 25 novembre.
Il CRC, si legge, ha determinato che:
Nel 2017 la WADA aveva assolto 95 dei primi 96 atleti esaminati per insufficienza di prove. L'investigatore Richard McLaren, che ha identificato circa mille atleti coinvolti, aveva ammesso che molti casi sarebbero stati difficili da perseguire per la carenza di cooperazione e la prassi di distruggere i campioni di urine contaminate. Una delle condizioni per riabilitare la RUSADA, sospesa nel 2015 e riammessa l'anno scorso, riguardava la fornitura di una copia autentica dei dati di laboratiorio. Se le sanzioni dovessero essere confermate, l'agenzia nazionale perderebbe la sua certificazione.
Il direttore Yuri Ganus, scrive l'agenzia Reuters, non ha commentato la decisione. La vice Margarita Pakhnotskaya ha dichiarato all'agenzia di stampa russa TASS che si aspettavano questa decisione da parte della WADA. Il ministro dello sport Pavel Kolobkov aveva però attribuito, lo scorso mese, le discrepanze a problemi tecnici.