Chiudi
Roger si fa prendere a pallate da Tenny Sandgren per due set e mezzo, arriva sull’orlo del baratro, costretto a salvare 7 match-point. Poi risorge con un quinto set di tocchi vellutati e va in semifinale. Una match da brivido
di Enzo Anderloni | 28 gennaio 2020
Poteva essere la grande sorpresa del torneo e insieme la più grande delusione: Roger Federer, che si avviava verso l’ennesima semifinale Slam, una possibile sfida contro Novak Djokovic, si stava facendo sorprendere dalla potenza, dalla fisicità dello statunitense Tennys Sandgren, lo stesso che aveva battuto al secondo turno il nostro Matteo Berrettini e negli ottavi di finale Fabio Fognini.
Il 28enne del Tennessee era in vantaggio 3-6 6-2 6-2 5-4 e Federer doveva salvare tre match-point per tenere il suo servizio e allungare la partita almeno al tie-break. Poi, in quel gioco decisivo, finiva sotto 6-3 e doveva sopravvivere ad altre tre palle potenzialmente letali. Ci riusciva ma gliene toccava una quarta. E sembrava alle corde.
Probabilmente il dio del bel tennis ha guardato giù, ha deciso che una cosa del genere non si poteva vedere e ci ha messo lo zampino, infondendo un ulteriore dose d’orgoglio allo svizzero e qualche inedito dubbio nell’americano, fino a quel punto semplicemente devastante. E la partita è miracolosamente girata. Ma che paura!
Tutta colpa di Matteo Berrettini: se fosse riuscito a sfruttare le occasioni che ha avuto nel quinto set del suo secondo turno non avremmo dovuto rischiare di dover commentare la vittoria di Tennys Sandgren contro Roger Federer. Che sarebbe stato dal punto di vista estetico e morale uno degli spettacoli più tristi che ci poteva toccar vedere negli ultimi 20 anni. Anche se, bisogna ammetterlo, il livello di tennis espresso da questa specie di culturista smanicato del Tennessee è stato altissimo.
Ruvido, antipatico e a quanto pare anche razzista, Sandgren però picchia fortissimo (27 ace oggi contro solo 5 di Federer), corre come un razzo e impatta la palla con un timing da videogame. In parole povere fa paura.
Oggi, dopo un primo set in cui doveva prendere evidentemente le misure di un super avversario come Roger (i due non si erano mai incontrati), ha ripreso a giocare il tennis impressionante che gli avevamo già visto esprimere contro Berrettini e Fognini (ma anche contro Sam Querrey). E Federer è sembrato un treno regionale che corre con un Frecciarossa. Anche perché è apparso fiacco anche nel suo signorile tentativo di resistere. Persino nel tie-break del quarto set, quando ha annullato tre consecutivi match-point, sotto 3-6.
Spettacolo, come dicevamo, di inusitata tristezza, va detto. Ma anche di crudo realismo. Questo Tennys Sandgren fa paura, sotto tutti gli aspetti.
Il campione svizzero, si è poi scoperto nel breve intervallo alla fine del quarto set, aveva qualche fastidio muscolare.
Ha fatto intervenire il trainer che gli ha massaggiato a lungo la parte posteriore della coscia destra. A quello si doveva probabilmente la scarsa brillantezza, soprattutto nelle accelerazioni di diritto che, abitualmente, sono il suo marchio di fabbrica. Non a caso questo colpo è stato descritto a suo tempo dal grande scrittore americano David Foster Wallace come “una grande frustata liquida”.
Oggi Roger, purtroppo per lui e per lo spettacolo, le scudisciate le ha soprattutto prese, da un avversario che sembra perfetto per il casting di un film in cui serve un personaggio a cui piace darle.
Poi c’è stata la magia del quinto set, quello in cui il tentativo di salvare se stesso, la partita e la bellezza del gioco è passato per tutto quanto di morbido, rallentato, attutito e pennellato si potesse fare con una racchetta.
Non potendo competere oggi né sul piano della forza né su quello della velocità, Federer l’ha messa sul tocco e la variazione elegante. Ha provato cioè a portare la partita su un terreno gentile, sconosciuto a Sandgren.
E’ stato lì fino in fondo a provarci, anche se si vedeva che non era giornata, anche perché non poteva ignorare l’ondata di tifo affettuoso e angosciato che lo avvolgeva dalle tribune della Rod Laver Arena.
E qualche scricchiolio nella devastante macchina da guerra dell'americano a un certo punto si è sentito. Per esempio quando ha ceduto per la prima volta il servizio dopo tre set senza passi falsi e ha cominciato a dare, persino lui, qualche segno di stanchezza.
Il Migliore di sempre ha dimostrato ancora una volta perché è considerato tale e non si è fatto sfuggire l’occasione di salvarsi. E di salvarci da Sandgren.
Punteggio finale: Federer (Svi) b. Sandgren 6-3 2-6 2-6 7-6(8) 6-3
"In certi momenti sono stato fortunato. Ho salvato sette match point e non sempre si ha il controllo della situazione. Ho cercato di non sbagliare, pensare un punto alla volta. Poi alla fine ho sentito via via un po' meno pressione. Oggi magari non meritavo di vincere ma sono felice" ha detto Federer, intervistato a caldo da Jim Courier.
"Sapete, ho giocato abbastanza tennis nella vita. Ho sentito un dolore all'inguine, avevo qualche problema in fase difensiva, anche se cercavo di non mostrarlo. Ho avuto un trattamento negli spogliatoi. Comunque non mi sentivo così male da pensare di lasciar perdere" ha aggiunto.
"Ora ho due giorni per riposarmi o per recuperare, tornerò in campo senza particolari aspettative" per affrontare Milos Raonic o Novak Djokovic.
"E' stato bello rivedere Milos in campo, bello che abbia dimostrato di valere una classifica molto migliore di quella che ha adesso. Anche se a Wimbledon mi ha inflitto una sconfitta dolorosa. Che succederà se dovessi perdere in semifinale? Andrò in Svizzera a sciare"