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Nella finale degli Australian Open femminili a Melbourne la 21enne americana ha battuto in rimonta la spagnola Garbine Muguruza. Da lunedì Sofia entrerà tra le top ten andando ad accomodarsi sulla settima poltrona: “I sogni si avverano, credetemi”
di Tiziana Tricarico | 01 febbraio 2020
Un concentrato di grinta e determinazione assolutamente esplosivo. E la capacità di non arrendersi mai. Centro pieno al primo tentativo per Sofia Kenin: è la 21enne americana di origini moscovite la nuova regina degli Australian Open, 26esima campionessa Slam dell’Era Opren. Nella finale sul cemento di Melbourne la statunitense, numero 15 del ranking e 14 del seeding, ha battuto in rimonta per 46 62 62, dopo due ore e tre minuti di partita, la spagnola Garbine Muguruza, numero 32 Wta ma nel 2017 regina del tennis mondiale.
Grazie a questo risultato da lunedì Sofia entrerà per la prima volta tra le top ten - la più giovane del suo Paese negli ultimi ventuno anni (1999, Serena Williams) - accomodandosi sulla settima poltrona: sarà la prima americana nel ranking scavalcando Serena.
E pensare che prima di Melbourne il suo miglio risultato in un Major era rappresentato dagli ottavi raggiunti al Roland Garros lo scorso anno.
Da parte sua la Muguruza, che puntava a vincere il terzo trofeo Slam su tre superfici diverse (dopo Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017), si consola per questa prima finale Major perduta riavvicinandosi alle zone alte della classifica: da lunedì risalirà al numero 16.
Il servizio non ha aiutato particolarmente la spagnola, ed è andato decisamente calando dopo il primo set: Muguruza ha chiuso con 9 ace ed 8 doppi falli (compreso quello sul match-point), appena il 57% di prime in campo con il 74% dei punti conquistati. Per Garbine 32 vincenti a fronte di 45 gratuiti e soprattutto appena 2 palle-break trasformate su 12.
Quest’ultimo dato adirla tutta però è tutto merito della Kenin, che proprio sulle palle-break è riuscita spesso a giocare colpi incredibili. Sofia ha chiuso con 2 ace e nessun doppio fallo, il 74% di prime in campo con il 64% dei punti ottenuti, e 28 vincenti contro 23 gratuiti. Ma dove l’americana è stata incredibile è nella trasformazione delle palle-break, 5 su 6.
La Kenin ha assorbito piuttosto bene il colpo ed ha iniziato la seconda frazione aggiudicandosi a zero i primi due turni di servizio: nel quarto gioco ha piazzato la zampata vincente strappando la battuta ad una Muguruza improvvisamente diventata poco incisiva e convinta, ed allungando poi sul 4-1. Garbine, un po’ abbandonata dalla prima di servizio (e con qualche problema alla schiena per il quale ha chiesto l’intervento del trainer), non è riuscita ad arginare l’irruenza dell’americana ed incassando un secondo break ha permesso a Sofia di pareggiare il conto dei set (6-2).
Nel set decisivo la Kenin ha continuato ad essere aggressiva mentre la Muguruza ha continuato a far fatica contro un’avversaria in grado di coprire benissimo il campo e di sbagliare molto poco. Nel quinto game Sofia è stata bravissima a tirarsi fuori dalla buca (0-40) infilando cinque punti consecutivi: in quello successivo è stata invece Garbine a regalare il break con un doppio fallo permettendo a Sofia di salire 4-2. La Muguruza ha mollato di nervi e per la Kenin il sogno è diventato realtà con l’ottavo doppio fallo della spagnola (6-2). Bello l’abbraccio tra le due.
Alla premiazione Muguruza ha trattenuto a stento le lacrime: “Sofia hai meritato di vincere perché hai giocato una partita incredibile. Ringrazio tutto il mio team e soprattutto Conchita (Martinez, il suo coach; ndr) per avermi permesso di giocare un’altra finale Slam”, ha detto Garbine che ha trovato poi anche la forza per sorridere.
Raggiante invece la Kenin, anche se piuttosto intimidita: “E’ il mio primo discorso…proverò a fare del mio meglio”, ha esordito prima delle congratulazioni di rito all’avversaria. “Ringrazio il mio team, mio padre e tutti quelli che mi hanno permesso di vivere le due settimane più incredibili della mia vita”, e poi dopo aver salutato la mamma rimasta a casa ha aggiunto:“I sogni possono diventare realtà, credetemi: provateci fino in fondo. Il mio si è avverato qui oggi”. Quel sogno di diventare una top player cullato fin dall’età di 6 anni è diventato realtà. E probabilmente per Sofia è soltanto il primo.