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Seconda tappa del nostro giro del mondo nelle nazioni tennistiche. Dopo la Serbia, andiamo in Spagna. Nove i top 100 nel ranking ATP, guidati da Rafa Nadal, ma solo una top 20 nella classifica WTA.
di Marco Mazzoni | 01 agosto 2020
Il nostro viaggio virtuale tra le nazioni del tennis, scattando fotografie dello stato in cui si trovavano alla vigilia di questo momento di forzato stop, continua in Spagna, Paese leader nel panorama internazionale e diventato modello per la capacità di creare grandi campioni e un costante ricambio generazionale grazie a una rete capillare ed efficiente di club e accademie. È la patria del n.2 al mondo Rafael Nadal, più forte giocatore su terra battuta di tutti i tempi ed icona dello sport mondiale.
Nel ranking WTA la Spagna figura con un buon numero di giocatrici, ma di qualità inferiore rispetto all'eccellenza dei colleghi uomini.
Troviamo infatti una sola iberica tra la prime venti, Garbine Muguruza (n.16), quattro tra le prime 100 e sette tra le prime 200. Tra le prime 1000 le iberiche sono in totale 35. Nel range 100-400 troviamo sei spagnole con meno di 22 anni, segnale di un discreto potenziale di crescita nel medio periodo.
RANKING WTA: LA N.1 E LA N.10
Garbine Muguruza è l'indiscussa leader del tennis femminile spagnolo. Recente finalista agli Australian Open, vanta due titoli Slam (Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017) e la prima posizione nel ranking WTA toccata l'11 settembre 2017.
Tennista estremamente potente e completa, nelle giornate giuste può diventare ingiocabile per tutte le rivali, ma la costanza di rendimento (fisica e mentale) è sempre stata il suo tallone d'Achille. È allenata da Conchita Martinez, altra gloria del tennis nazionale e campionessa a Wimbledon nel 1994.
Diversa la situazione anche per le rispettive squadre nazionali. Il team di Davis difenderà l'“insalatiera” vinta lo scorso anno a Madrid, grazie ad un Rafa Nadal dominante e una squadra forte e coesa, capitanata da Sergi Bruguera. La Spagna è inserita nel gruppo A delle prossime finali insieme ad Ecuador e Russia, compagine assai temibile visto il talento di Medvedev, Rublev e Khachanov.
Il team rosa non ha la stessa massa d'urto, anche se ha superato il primo turno di Fed Cup 2020 con una bella vittoria sul Giappone, 3-1 a Murcia lo scorso febbraio. Sara Sorribes Tormo ha demolito a sorpresa la ex n.1 Naomi Osaka, con l'esperienza di Carla Suarez Navarro a completare l'opera. Nelle finali (rimandate per colpa della pandemia in corso), la Spagna è inserita nel gruppo C insieme a Stati Uniti e Slovacchia, un girone “di ferro” per le iberiche.
Purtroppo l'attività agonistica internazionale è stata travolta e sconvolta dalla pandemia in corso, ma considerando il calendario di inizio stagione, in Spagna erano previsti l'ATP 500 di Barcellona e il Masters 1000 di Madrid su terra battuta, la novità del 250 di Maiorca su erba e le finali di Davis indoor nella Caja Magica madrilena, oltre a tre Challenger confermati fino a luglio (nel 2019 in totale furono sette).
Nel calendario femminile era previsto il solo Premier di Madrid, e dieci ITF tra cui spiccava quello a La Bisbal D'Emporda di 80mila dollari, anch'esso sospeso.
Anche i dati del Global Report 2019 dell'ITF confermano la forza del movimento tennistico spagnolo.
Sono stati censiti tre milioni di giocatori e 1.182 club per un accesso al tennis molto capillare, con una media di 0,29 campi ogni 1000 abitanti. Numeri importanti che aiutano a spiegare il successo del tennis nel paese.
La svolta storica avvenne con Manuel “Manolo” Santana, che nei primi Anni '60 si impose sui grandi palcoscenici, vincendo Slam e creando di fatto la prima ondata di giocatori iberici, dotati di un tennis tattico e spirito combattivo. Ma la vera vittoria fu quella di creare una scuola tennistica, tecnici ed una cultura per il lavoro che ha prodotto generazioni di grandi giocatori, capaci di vincere ovunque e soprattutto coltivare l'immediata crescita dei giovani.
Il tutto riuscendo a migliorare i concetti e proporre un tennis all'avanguardia, tanto che il mitico “terraiolo iberico” è da tempo nei libri di storia, mentre i dogmi della tecnica spagnola sono diventati il punto di riferimento per il tennis moderno. Così che il passaggio da Higueras a Sanchez, da Moya a Ferrero e quindi a Nadal è stata un'evoluzione naturale.
Il 12 volte campione di Parigi è uno di quei talenti che passano una volta ogni tanto tra noi “mortali”, ma intorno a lui la Spagna ha tenuto alto il livello grazie a giocatori solidi, come Bautista Agut e Carreno Busta, o gli esperti Lopez e Verdasco e fino a ieri David Ferrer.
Non c'è mai garanzia di un ricambio di così alto livello, ma la prossima covata promette buone cose, grazie a Munar, Davidovich Fokina, Kuhn e soprattutto il teenager Alcaraz, un 2003 che ha impressionato al debutto sul tour Pro. Tennisti tra loro diversi, accomunati da colpi solidi e mentalità.
Più complessa la situazione nel settore femminile. Intorno a Garbine Muguruza ci sono buone giocatrici ma non altre stelle, e le più giovani ancora stentano a fare il salto qualità, come si attendeva da Paula Badosa, ventiduenne di ottime prospettive arenata intorno alla posizione 90 del ranking. I tecnici sono tranquilli, quando hai seminato bene, di solito il raccolto arriva.
LA SCHEDA
SPAGNA
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