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Il coach di Jannik fa il punto con noi alla vigilia degli appuntamenti di New York: “Djokovic è il più motivato di tutti: vuole battere il record di Slam di Federer”. “Medvedev, Tsitsipas e Berrettini si possono inserire”.”Jannik è migliorato ancora tanto. Se avrà un buon tabellone…”
di Enzo Anderloni | 18 agosto 2020
Riccardo Piatti inaugura la sua mattina a Bordighera mentre per Jannik Sinner, Luca Volpini e Claudio Zimaglia è notte, in un hotel a New York. Il coach e maestro dell’altoatesino coi capelli rossi, che l’altro ieri ha compiuto 19 anni, ha scelto di rimanere in Italia ed aspettare il suo allievo, vincitore delle ultime Next Gen Atp Finals, per la successiva partenza dei tornei europei sulla terra battuta: Kitzbuhel, Roma, Parigi.
Lo ha visto partire venerdì da Milano, con il tecnico del team Luca Volpini e il fisio-osteopata Claudio Zimaglia, insieme ad altri colleghi tennisti (tra cui Alexander Zverev, Felix Auger Aliassime, David Goffin) e ora si tiene costantemente in contatto con lui via whatsapp.
Si comincia già giovedì, 20 agosto, con le qualificazioni del Southern & Western Open che quest’anno si gioca a New York invece che a Cincinnati. Il torneo finirà venerdì 28 perché dal 31 partono gli Us Open. Stessi campi, stessa bolla anti-covid.
Abbiamo chiesto a Riccardo di raccontarci il clima di questa vigilia di grande ripartenza del circuito Atp.
“Hanno fatto già il primo tampone – ci rassicura subito - che è risultato negativo. Si sono già allenati, con Thiem e Goffin. Jannik è pronto”. Pronto, già, ma per che cosa?
Prima di parlare di Sinner, Riccardo, dicci un po’ come vedi gli altri, i grandi protagonisti del tennsi che riparte. Djokovic, per esempio: dopo l’Adria Cup non se ne è più parlato. Sarà in forma, partirà subito fortissimo?
“Djokovic è il giocatore più concentrato sul tennis di tutti. Soprattutto in questo momento. Ha organizzato l’Adria Cup non perché voleva misurarsi con altri giocatori ma perché pensava di fare una cosa buona per tutti: la sua gente, i giocatori. Ha sbagliato ma in buona fede. Poi si è allenato per essere pronto. Nole è molto concentrato sul suo tennis anche perché può passare molto velocemente davanti a Federer in fatto di Slam vinti (il serbo è a quota 17 contro i 20 dello svizzero n.d.r.) che è il suo obiettivo primario”.
Dove si è allenato?
“Durante il lockdown è andato in Spagna, a Marbella, dove ha un punto di riferimento con il fratello Marko. Si è allenato con Feliciano Lopez, con Alejandro Davidovich Fokina e altri”
Rispetto a giocatori come Thiem, che in questo periodo si è misurato in esibizione contro altri ‘top player’ come Tsitsipas, Matteo Berrettini, Bautista Agut ecc.ecc., Djokovic non sarà un po' indietro di condizione?
“No, non credo. Secondo me proprio Djokovic e Thiem sono i principali candidati alla vittoria degli US Open. Che poi sono gli stessi due giocatori che hanno fatto la finale agli Australian Open quest’anno. Secondo me utilizzeranno Cincinnati come torneo di allenamento. Thiem è migliorato molto durante il periodo della pandemia, si è allenato moltissimo, è in grande forma e quindi credo che i più titolati per giocarsi la finale siano proprio loro due. In assenza di Nadal e Federer bisognerà poi vedere tutti gli altri. Gli US Open sono un torneo molto lungo e faticoso. Possono incidere molto le condizioni climatiche, la lunghezza e la durezza delle partite ma Djokovic e Thiem hanno entrambi esperienza sufficiente per sapere come gestire tante diverse situazioni che si possono venire a creare. E non sto parlando solo delle partite ma anche di tutto quello che può succedere fuori dal campo. Può capitare di vincere un match 7-5 al quinto set in una giornata caldissima e dover recuperare mentre magari il tuo prossimo avversario ha vinto per rinuncia ed è freschissimo. Gente come Nole o Dominic è molto più avanti rispetto agli altri nella gestione di queste problematiche”.
Dietro di loro, chi vedi?
“Dietro di loro ci possono essere Medvedev, Tsitsipas, Berrettini. Medvedev appena è scoppiata la pandemia ha affittato una villa col campo da tennis e ha cominciato ad allenarsi come un pazzo. E’ partito forte troppo presto e dopo un po’ è scoppiato: una pandemia non sai mai quanto dura. Tsitsipas è sicuramente un altro pretendente. Matteo Berrettini può fare molto bene perché l’esperienza di aver fatto semifinale lo scorso anno lo aiuterà di sicuro. Sa che cosa deve fare per riuscire a giocare bene lì”.
E Jannik Sinner, con che prospettiva affronta New York?
“Jannik è migliorato tanto. Tanto, tanto. Bisognerà vedere come andranno i sorteggi e, come dicevo, ci saranno tanti fattori ad incidere ma di sicuro il suo livello oggi è alto. Bisognerà avere un po’ di pazienza e vedere se sarà anche un po’ fortunato: con un buon tabellone può fare qualcosa di veramente buono”.
Che tipo di avversari auspichi per lui nei primi turni?
“Questi sono momenti importanti per Jannik perché sono quelli in cui costruirà la sua carriera. E’ bene che si trovi a dover gestire problematiche sempre una diversa dall’altra. In questo periodo si è allenato bene e ha giocato con i giocatori più forti che c’erano a Monte-Carlo, Bordighera e dintorni: Wawrinka, Goffin, Berrettini, Tsitsipas, Medvedev, Khachanov. E in allenamento con questi sono state più le volte che ha vinto di quelle in cui ha perso. Per me l’ideale sarebbe che passasse attraverso tre o quattro partite difficili, con giocatori tosti di classifica medio-alta, per poi trovare un top player come questi con cui si è allenato. A quel punto potrebbe batterlo anche a New York. Sarebbe un buonissimo risultato. Se gioca al suo livello un buon risultato a New York è nelle sue corde”.
Prima di Us Open c’è Cincinnati (giocato sempre a Flushing Meadows n.d.r.) in cui Sinner partirà dalle qualificazioni, un torneo dove troverà avversari solidi, tra il n.60 e il n.100 del mondo….
“Sono avversari difficili, che lui conosce e non conosce, però Jannik ha la capacità di interpretare sempre meglio le partite. In questo periodo ho lavorato molto con lui su come affrontare i diversi momenti della partita e comincia a padroneggiare bene le situazioni. Ormai sa che se ha di fronte Medvedev deve giocare in un certo modo. E che se invece imposta la partita in un altro modo, sbaglia e perde”.
Sotto il profilo tecnico su che cosa avete lavorato di più?
“Abbiamo lavorato su tutto. Tanto sul servizio, tantissimo sullo slice di rovescio, sul gioco al volo, sulla risposta al servizio. Ha abbreviato il movimento del diritto”.
E a livello tattico?
“Sul piano tattico abbiamo lavorato sulle percentuali di servizio, sui cambi di rotazione e di angolo. L’obbiettivo è cambiare sempre. E anche alla risposta è importante cambiare spesso.
In che senso?
“Sulla seconda palla di servizio dell’avversario si può scegliere se stare vicino alla riga e anticipare o partire più indietro, a seconda della qualità del servizio dell’avversario. E poi è importante saper affrontare i diversi momenti di una partita. Un esempio: nell’esibizione di Berlino, contro Khachanov (partita che poi ha vinto n.d.r.), gli è successo due volte di perdere cinque punti di fila. A livello alto non si possono sbagliare 5 punti consecutivi sempre spingendo e rischiando. Se ne possono sbagliare due. Tre. Al quarto bisogna essere umili, mettere la palla in campo e vedere se l’altro è capace di farti il punto. Non deve per forza sempre essere lui a dover spaccare l’altro. Bisogna trovare il giusto bilanciamento. E’ chiaro che trovare questo equilibrio diventa più facile giocando tante partite. In questo periodo ha giocato tantissimi set e in allenamento fa tutto molto bene. Adesso spero che vada in America, trovi tante situazioni complicate e impari a risolverle. Un’altro momento molto importante per lui sarà quello dei tornei sulla terra battuta (Kitzbuhel, Internazionali BNL d’Italia a Roma, Roland Garros n.d.r.), perché c’è poco tempo per abituarsi e troverà sicuramente delle difficoltà. Voglio vedere come reagirà”.
Come vedi questo tennis dopo il lockdown? Si noterà che i giocatori sono stati fermi?
“No, secondo me non si noterà. Si va verso uno Slam. Indipendentemente dagli assenti, chi vincerà si porterà a casa uno dei titoli che fanno la storia. Magari ci potrà essere un problema per quei giocatori che si dovranno abituare a situazioni diverse dal solito, come l’assenza del pubblico. Per uno come Sinner non cambierà tanto ma per uno come Djokovic, abituato al pubblico del campo centrale pieno, non sentire quell’atmosfera e vivere tra tante restrizioni potrà essere un po’ pesante. A livello di gioco secondo me non si noterà la pausa: ho visto tanti top player allenarsi a Monte-Carlo e stanno tutti giocando come pazzi. Non sono sotto-livello, anzi, sono più preparati del solito. Hanno una voglia matta di competere, specie i più forti. Jannik lo scorso anno ha giocato le qualificazioni. Al primo turno, mi ricordo, giocava contro Matteo Viola: a seguirlo c’eravamo io, Gaia, Rocco e altri tre o quattro, sull’ultimo campo in fondo. Di sicuro le condizioni anomale di quest’anno non saranno un problema per lui”.