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Daniil Medvedev conquista l'ultima edizione londinese delle ATP Finals. Chiude la stagione alla O2 Arena iniziata con il successo di Nikolay Davydenko. Ora appuntamento a Torino per il 2021.
di Alessandro Mastroluca | 28 dicembre 2020
Cinquant'anni di storia, e l'inizio di un nuovo viaggio. L'edizione 2020 ha chiuso il lungo periodo londinese delle ATP Finals, torneo introdotto in calendario nel 1970 con l'edizione sperimentale di Tokyo. E sancito l'inizio della nuova era: dal 2021 al 2025 si giocherà a Torino. Un altro grande successo organizzativo della Federazione Italiana Tennis, dopo la realizzazione delle Next Gen Atp Finals di Milano.
Torino certifica la centralità dell'Italia nella geografia dell'ATP. Dal 1977, l'anno del passaggio al Madison Square Garden, le ATP Finald hanno raccontato i cambiamenti di questo sport. Gli anni newyorchesi sono segnati da John McEnroe e Jimmy Connors, Bjorn Borg e soprattutto Ivan Lendl che centra tutte le finali fino al 1988. L'era si chiude con la vittoria di Stefan Edberg, ma è Boris Becker a smuovere le passioni.
Il Masters, che con la riforma del calendario si chiama dal 1990 ATP Tour World Championship, segue l'onda e si sposta in Germania: prima alla Festhalle di Francoforte poi ad Hannover dove Sampras ha vinto su Becker una delle migliori finali di sempre. Lisbona accompagna nel 2000 l'unico trionfo del lusofono Guga Kuerten. Si passa a Sydney e Shanghai, geografia del biennio da dominatore di Lleyton Hewitt.
Dopo gli anni a Houston e il ritorno a Shanghai, al Qizhong Stadium con il tetto che si apre come un fiore dove nel 2008 è sbocciato Novak Djokovic, nel 2009 è iniziata l'era londinese. Una stagione cominciata con il successo di un russo dal tenni schematico e dall'insostenibile anticipo, Nikolay Davydenko, e si è concluso con il trionfo del russo meno inquadrabile, Daniil Medvedev, sfuggente nella sua capacità di ridefinire gli spazi e sconvolgere le certezze.
Negli anni a Londra, il torneo ha distribuito 78.840.000 dollari, attirato 2.803.964 spettatori alla O2 Arena, distribuito oltre due milioni in beneficenza. Si sono giocati 50.336 punti totali tra singolare e doppio, fra 101 partecipanti in rappresentanza di 36 nazionalità. A Londra sono stati incoronati quattro numero 1 del mondo di fine stagione in singolare (Djokovic, Federer, Murray, Nadal).
Si è giocato per l'equivalente di 24 giorni, ovvero 34.297 minuti. Di questi, 163 necessari a decidere l'ultima finale, la più lunga alla O2 Arena. Daniil Medvedev, dopo aver sconfitto il numero 1 ATP Novak Djokovic e il numero 2 Rafa Nadal, ha superato in finale il numero 3 Dominic Thiem. È il primo ad aver battuto i top-3 in un torneo ATP dai tempi di David Nalbandian a Madrid nel 2007. È diventato anche il secondo giocatore dopo Andy Murray che abbia sconfitto almeno cinque volte sia Djokovic, sia Nadal, sia Federer.
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Dopo la finale, ha confessato, ha dormito appena due ore. Ha risposto ai messaggi su WhatsApp e social media, ha anche giocato a un simulatore di Formula 1 per rilassarsi. Un meritato relax dopo un torneo che ha messo alla prova la sua forza mentale. Nadal ha servito per il match contro di lui in semifinale, uno dei match migliori dell'anno. E in finale ha rimontato un set di svantaggio contro Thiem, battuto per la seconda volta di fila nella sfida per il titolo alla O2 Arena.
“Dentro di me c'è un vincitore, a volte un po' infantile che vorrebbe vincere sempre, tutte le partite. Ecco perché sono come sono, ed ecco perché mi arrabbio con me stesso quando perdo” ha detto. Ma quando vince, dall'anno scorso ha scelto di non esultare. Si limita a guardare il pubblico, per assorbire la loro energia. “Un giocatore è come un'artista, e in quel momento gli applausi sono tutti per te. Puoi sentirli tutti se ci pensi”.
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Il russo ha ottenuto sette delle ultime dieci vittorie del 2020 contro un top 10. Merito anche del lavoro con il coach Gilles Cervara. “Cerchiamo di migliorare sempre, il rapporto fra coach e allenatore può avere alti e bassi” ha spiegato il russo che durante la pandemia ha trascorso due mesi con Cervara, sua moglie e il suo cane per poter allenarsi quotidianamente su un campo privato. La dimensione forzatamente ridotta del team l'ha aiutato a concentrarsi di più sul suo tennis.
“Ci sarebbero molti punti per spiegare perché il nostro rapporto funziona” ha detto Cervara in un'intervista per il sito ATP in occasione della nomination come Coach dell'anno, premio andato poi a Fernando Vicente che segue l'amico Andrey Rublev. “L'aspetto principale è che abbiamo una bella intesa. Questo dipende da tanti fattori: penso di riuscire a capire come pensa Daniil e come lavora. Parte del mio lavoro è trovare la maniera migliore in cui possa giocare e metterlo nelle condizioni migliori per dimostrare la sua qualità. Bisogna dargli lo spazio di cui ha bisogno per esprimersi al meglio”.
Anche il torneo di Thiem, che ha battuto pure lui Nadal e Djokovic e festeggiato anche le 300 vittorie in carriera, si può comunque considerare decisamente positivo. La sconfitta in semifinale contro Medvedev chiude quelle che, per qualità di gioco, restano le ATP Finals più convincenti di Nadal, arrivato meno provato vista la stagione dimezzata. Ha deluso di più, invece, Djokovic, lontano dalla sua versione migliore nella semifinale con Thiem. L'ultima edizione londinese non ha risolto i dubbi su Zverev e Tsitsipas, i vincitori nei due anni precedenti, usciti entrambi dopo un girone da vorrei ma non posso. E si scava la distanza con i primi quattro, mentre dietro nuovi volti si affacciano alle porte del grande tennis. Pronti a scendere in campo a Torino per continuare a scrivere la storia.
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