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Addio Bollettieri: un po’ filosofo un po’ marine, “papà” di Agassi e Seles

La scomparsa del primo coach-guru che ha creato il concetto di Academy cui molti si sono ispirati. Fiero delle radici italiane, ha allenato anche Reggi, Luzzi, Errani e Quinzi

di | 05 dicembre 2022

Nick Bollettieri con un giovane Andre Agassi (Foto Getty Images)

Nick Bollettieri con un giovane Andre Agassi (Foto Getty Images)

Pensavamo fosse immortale per quante rughe e quante storie e quanti giocatori aveva scoperto e seguito e forgiato anche come uomini. Invece, come tutte le volte che ci ha salutato come fossimo fratelli e ci ha parlato come non vedesse l’ora di farlo, per via delle sue radici chiaramente italiane, dai genitori, immigrati italiani, Nick Bollettieri ci ha preso alla sprovvista anche nel giorno della sua scomparsa.

Insieme a Nick James Bollettieri, nato il 31 luglio 1931 a Pelham (New York), se ne va una parte importante del coaching del tennis. Nick dalle rughe profonde di chi passa gran parte del tempo sotto il sole, è stato il pioniere delle scuole di allenamento, le famose Academy che pullulano ormai ovunque, quelle dove i giovanissimi se sono davvero disposti a votarsi anima e corpo alla racchetta possono sfondare nel segno del suo famoso credo “corri e tira”.

Bollettieri non era infatti un fine dicitore, non insegnava una via tecnica, una presa o uno stile, ma lasciava che ognuno esprimesse la propria personalità e la affinasse a suo beneficio (e pericolo) rimanendo in campo quante ore volesse, giocando contro l’avversario che volesse, sul famoso cemento all’aperto, la più democratica delle superfici, la più aperta a tutto gli stili, nel segno delle grandi opportunità che l’America ha offerto nel tempo a chi avesse voglia di combattere per elevarsi nella società.

Chi resisteva dopo le maratone giornaliere era infatti figlio di immigrati negli States che aveva investito ogni risparmio per riscattarsi e/o aveva dentro il sacro fuoco del campione. Fra questi, dall’omonima Academy di Bradenton, in Florida - rinominata IMG - , sono venute alla luce pietre preziose come Andre Agassi, Monica Seles, Maria Sharapova e Jim Courier e sono transitate tantissime altre star, da Marcelo Rios a Pete Sampras, a Boris Becker, da Mary Pierce ad Anna Kournikova, da Jennifer Capriati a Jelena Jankovic alle sorelle Williams.

FAVOLA

Nick era un misto fra un santone yoga e un sergente dei Marines, fondeva le esperienze personali da laureato in filosofia e da tenente dell’Esercito. Aveva abbandonato subito gli studi in legge a Miami, sposando la strada dell’allenatore di tennis a tempo pieno alla Wayland Academy con un buon allievo come Brian Gottfried. Dopo le prime esperienze da coach a Portorico, aveva capito che l’Eldorado dello sport Usa era in Florida e, dopo vari tentativi, nel 1978 aveva trovato i fondi per varare la sua scuola su 160mila metri quadrati. Dalla quale, dopo tanti esperimenti, da Jimmy Arias ad Aaron Krickstein, hanno spiccato il salto fino al numero 1 del mondo Courier e la Seles. Lanciando il doppio brand che ha fatto tantissimi seguaci: lui, come allenatore carismatico dalla gran parlantina, sempre in tenuta ginnica, sempre in campo, dall’alba al tramonto, assolutamente instancabile, e la sua scuola come terra promessa degli aspiranti stregoni, atleti come coach.

Nick non è stato il più grande allenatore di tennis della storia, ma è stato sicuramente l’uomo delle grandi visioni, il primo grande comunicatore del tennis, l’istrione capace di catalizzare l’interesse e di acquisire continuamente nuovi clienti. Dove trovasse il tempo anche per l’amore questo non si sa, ma ha avuto anche 7 mogli e 7 figli (2 adottati). Anche perché coordinava uno stuolo di giovani coach e tutte le strutture connesse, per seguire i clienti anche dal punto di vista medico e della preparazione fisica.

ITALIANO

Col suo strano dialetto napoletano misto all’inglese, da vero emigrante, Nick ha avuto un amore sincero per l’Italia e per gli italiani. Aveva accolto come una figlia alla sua Academy Raffaella Reggi, cui era legatissimo e che aveva portato in 7 mesi fra le top 50; aveva poi seguito anche lo sfortunato Federico Luzzi, Sara Errani e Gianluigi Quinzi. Ci ha concesso più interviste, ci ha anche fatto delle dediche toccanti per i suoi libri, dediche superiori al livello di conoscenza che avevamo, trasmettendoci il senso della sua grande umanità. Che non era solo coinvolgente, era assolutamente irrefrenabile, inarrestabile, da vero napoletano, e conquistava in primis i suoi allievi, dando loro una motivazione in più.

 Resterà in modo positivo nella storia del tennis

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