Chiudi

-
Eventi internazionali

Le dieci cose che resteranno degli Australian Open

I trionfi di Djokovic e Osaka, le lacrime di Serena Williams, le sorprese Brady e Karatsev, il ritorno del pubblico. Le dieci cose che resteranno dell'Australian Open, compreso il primo turno deluxe Sinner-Shapovalov

di | 22 febbraio 2021

Una farfalla sul viso di Naomi Osaka, ha scelto di posarsi sulla vincitrice del torneo

Una farfalla sul viso di Naomi Osaka, ha scelto di posarsi sulla vincitrice del torneo

Dieci immagini, dieci fotogrammi e personaggi dell'Australian Open 2021. I vincitori Novak Djokovic e Naomi Osaka, la favola del russo Aslan Karatsev, primo debuttante Slam a spingersi fino in semifinale nell'era Open. La sorpresa Jennifer Brady, le sconfitte di Rafa Nadal e Serena Williams. Le stelle azzurre Matteo Berrettini e Fabio Fognini, il primo turno Sinner-Shapovalov che ha attirato l'attenzione del mondo. E soprattutto la missione compiuta di Craig Tiley, che ha fatto tornare il pubblico. Ecco le dieci cose che resteranno del primo Slam della srta

1) Super Djokovic

Era il favorito ma anche il più discusso. Durante la quarantena si è espresso pubblicamente a favore dei colleghi che dovevano affrontarla in condizioni più difficili della sua ed è stato criticato. Alla prima uscita pubblica, quella dell’esibizione di Adelaide, è arrivato con una grossa vescica sulla mano e ha dovuto limitarsi a giocare un solo set con Sinner (vincendolo…). Poi si è infortunato agli addominali, nel match di terzo turno contro Taylor Fritz (la lesione era di 17 mm all'origine, è diventata 25 mm a fine torneo). Incerottato ha battuto Raonic, Alexander Zverev, Karatsev e Medvedev in finale.

Un Medvedev che ha fulminato in soli 8 minuti, martellandolo subito fortissimo sul diritto (il suo colpo più fragile) facendolo partire sotto 3-0 e in confusione totale. Un Cyborg (secondo Medvedev), uno con 18 Slam (9 dei quali conquistati in Australia, record inferiore solo ai 13 Roland Garros di Nadal. I Wimbledon di Federer sono ‘solo’ 8…). Come dice Ivanisevic, la caccia al primato assoluto è cominciata. Ma Nole è comunque già un fenomeno assoluto e il giorno in cui Federer tornerà in campo (8 maro a Doha) gli strapperà il record di settimane da n.1 del mondo.

2) Osaka diventa leader

Anni e anni alla ricerca di una nuova donna-simbolo del tennis femminile e finalmente l’abbiamo trovata. Abbiamo visto ottime giocatrici emergenti conquistare titoli Slam e poi sparire o quasi. Promesse che non venivano mantenute, fragilità, mancanze di autostima. Poi Naomi.

La sua fantastica nuvola di riccioli su una testa pensante e un carattere deciso, capace di vincere gli Us Open entrando in campo le mascherine a sostegno della battaglia “Black lives matter”. Capace di arrivare in Australia da tennista più ricca del mondo, leader della classifica delle più desiderate dagli sponsor, e prendersi lo Slam senza esitazioni.

Solo un set perso (contro un’ottima Muguruza, una di quelle però che ha avuto spazio e tempo per diventare leader e ha sempre fallito), la solidità per mandare in frantumi in semifinale il sogno della miglior Serena Williams degli ultimi anni. Osaka è il centro del mondo anche se non ancora il n.1 in classifica. Di fatto comanda lo stesso.

Australian Open, day 13 - Le foto del trionfo di Naomi

3) Roulette russa nei quarti

Si sono dovuti far fuori uno con l’altro nei quarti di finale ma Daniil Medvedev e Andrey Rublev hanno confermato la straordinaria potenza del tennis russo, vincitore dell’ATP CUP.

Rublev non aveva ceduto un set fino al faccia a faccia con il connazionale, che conosce da quando era bambino e che nei confronti diretti lo dominava. Il peggior avversario in assoluto per lui.

Medvedev è arrivato in finale da favorito: non perdeva da prima delle ATP Finals di Londra in novembre. Poi Djokovic l’ha sorpreso, aggredito, gli ha mischiato le carte e lo ha mandato fuori giri. Otto anni di esperienza in meno a quel livello fanno una differenza enorme ma la personalità, l’intelligenza e il tennis ci sono tutti per essere il nuovo n.3 e, appena i “Cyborg” lo permetteranno, un possibile n.1.

Australian Open, day 9: Karatsev fa paura - Le foto

4) Karatsev dal nulla

E’ partito dalle qualificazioni, n.114 del mondo. Le ha passate cedendo un set al giovane statunitense Nakashima. Poi ha lasciato solo briciole a gente molto più quotata di lui, fino agli ottavi di finale: prima Gianluca Mager, poi un solo game al bielorusso Gerasimov, 9 giochi al n. 9 del mondo, l’argentino Diego Schwartzman. Poi, certo, ha faticato 5 set per battere Felix Auger-Aliassime e ceduto un set a Dimitrov (che aveva eliminato Dominic Thiem) ma è arrivato in semifinale da assoluto sconosciuto, mostrando un tennis scintillante.

E non si è accontentato al primo scalpo: ha provato ad andare fino in fondo. La sua è stata la grande imprese degli Australian Open 2021. E quel tennis scintillante, con la palla colpita prestissimo, i gesti raccolti e fulminei, ha tutte le caratteristiche per continuare a lasciare il segno.

“Non ha paura di nessuno” ha detto l’indiano Sumit Nagal che si è allenato con lui nei 14 giorni della quarantena. E infatti ora è già n.42 del mondo. Quando ha sollevato l’Atp Cup con il team russo sembrava l’intruso. Due settimane dopo è un’altra storia.

 

5) Tsitsipas che batte Nadal

Sembrava un’esecuzione. L’esecuzione dell’ennesima sinfonia nadaliana, una prestazione di classica aggressività e intensità, il Rafa che ti aggredisce dalla prima palla, non ti fa respirare, ti spinge a rischiare appena puoi ( e a sbagliare) o ti inchioda con il vincente, servizio, diritto o rovescio che sia.

Quarto di finale nobilissimo, tra il campione monumentale e l’aspirante all’Olimpo più nobile, dopo i primi due set pareva l’ennesimo esercizio di autorità, il solito “descansate niño che continuo io…”.

Re Leone Stefanos però aveva la forza di rimanere aggrappato ai propri servizi nel terzo, regalandosi, disperatamente, la chance di giocare un tie-break. Sbagliava però il primo rovescio: subito mini-break. Sulla palla seguente Nadal serviva uno slice a uscire e Stefanos doveva uscire due metri dal campo per rispondere incrociato di rovescio. Campo aperto, dirittone dello spagnolo nell’angolo opposto e discesa a rete. Per chiudere. Punto e forse, moralmente, partita.

Tsitsipas non si arrendeva nemmeno lì. Correva umile. E alzava il più umile e alto dei pallonetti difensivi.

‘C’è molto più campo in cielo che sulla terra’, diceva il grande saggio del tennis Filippo Melzi d’Eril. Incredibilmente Rafa si avventava e sparava lo smash fuori due metri. Come non gli succedeva da anni: 1-1. Non lo sapeva, ma da quel colpo cominciava un’altra incredibile partita nella quale l’ateniese, non meno combattente di lui, gli rosicchiava punto dopo punto. Gli mangiava via il tiebreak. Lo trascinava al quinto set. E lì era capace di essere lui il più irriducibile. Una prova di forza indomita che fa di Tsitsipas l’altro grande candidato alla leadership del futuro.

 

6) Serena, ultima chance?

Il ventiquattresimo titolo dello Slam in singolare, ha detto il coach Patrick Mouratoglou, non è un'ossessione per Serena Williams che insegue il record di Margaret Court dal suo 23mo e ultimo trionfo in un major, all'Australian Open 2017. Quest'anno, la grande occasione sembrava davvero vicina. Serena si è presentata al primo Slam della stagione in una condizione fisica invidiabile, inguainata in una tuta aderente e colorata che lasciava scoperta una gamba, ispirata agli outfit della velocista Florence Griffith-Joyner. Il sogno dei 24 Slam si è spento in semifinale contro l'erede designata Naomi Osaka. 

Resta il rimpianto per i 24 errori gratuiti e il pianto con cui ha interrotto la breve conferenza stampa dopo la partita. “I'm done”, ha detto prima di scoppiare in lacrime, “Non ce la faccio più”. Poi il saluto su Instagram. “Oggi non è andata come volevo, ma succede. Sono così onorata di giocare davanti a voi. Vorrei solo essere riuscita a far meglio per tutti voi oggi. Sono per sempre in debito e grata a ciascuno di voi" ha scritto ai tifosi australiani. Parole che sanno di addio. Ma, come ha detto in conferenza stampa, “se mai dovessi abbandonare il tennis, non lo direi a nessuno”.

Australian Open, day 11: l'ultimo passaggio di consegne? Le foto

7) Brady e Pegula, American rising stars

“Preferisci essere chiamata Jennifer o Jen?”. Il dubbio di Naomi Osaka, che gliel'ha chiesto in mondovisione all'inizio del suo discorso durante la premiazione dell'Australian Open, potrebbe diventare piuttosto diffuso. Jennifer Brady, semifinalista allo US Open, finalista a Melbourne e nuova numero 13 del mondo, sembra destinata a giocarne tante di finali. Una delle giocatrici rimaste in regime di quarantena severa a Melbourne, ha cambiato orizzonte da quando lavora con il coach tedesco Michael Geserer: una decisione a cui è arrivata meno di due anni fa su consiglio dell'amica Alison Riske. 

Nel quarti a Melbourne ha battuto un'altra grande amica, Jessica Pegula che aveva eliminato l'ex numero 1 del mondo Victoria Azarenka e la numero 5 Elina Svitolina. Dopo la vittoria negli ottavi si sono inviate messaggi a distanza sull'obiettivo della telecamera. “Manca poco, Jess” ha scritto Brady. “Ci vediamo al prossimo turno, Jen B” ha scandito Pegula, figlia del proprietario dei Buffalo Bills e dei Buffalo Sabres (squadre di football americano e di hockey), il tycoon Terrence Michael che ha fatto fortuna con il gas naturale. In finale, Brady ha pagato la tensione, ma il percorso le lascia molte ragioni per sorridere. “Ora so che posso vincere uno Slam – ha detto -. Un anno fa, un traguardo simile mi sembrava lontanissimo: come andare su Marte”.

La gioia incontenibile di Jennifer Brady (foto Getty Images)

8) Sinner- Shapovalov, maledetto primo turno

Al venerdì batti Bedene e Kecmanovic. Di sabato superi Khachanov, lottando tre set. La domenica vinci il torneo ATP 250 Great Ocean Road Open di Melbourne superando in finale Stefano Travaglia, a sua volta capace di battere Bublik e Hurkacz. Di lunedì dovresti come minimo riposare. E invece sei di scena alla Margaret Court Arena, match clou del primo turno degli Australian Open contro Denis Shapovalov, rising star come te ma già n.12 del mondo, con tre anni pieni di esperienza sul circuito e un weekend passato ad allenarsi e prepararsi con calma per il match.

Certo, tu sei Jannik Sinner, il più brillante talento 19enne del circuito, la volpe rossa della val Pusteria e ti sei allenato per due settimane con Rafael Nadal. E siccome il posto cui aspiri è quello del n.1, giochi comunque una gran partita, combattuta fino al quinto set, oltre l’una di notte australiana.

Gente come lo stesso Nadal o Pat Mouratoglou, che di sicuro partite ne hanno viste abbastanza, confesseranno di essere rimasti in piedi davanti alla tv a seguirla fino in fondo. Alla fine ‘Shapo’ è bravo a chiudere e tu fatichi a stare in piedi. Ma hai avuto addirittura delle chances.

Però chi ha visto il match dall’inizio sa che per un set e mezzo il tuo avversario ha rincorso inutilmente la palla come un cucciolo al parco. Poi pian piano l’astina del carburante si è ridotta di altezza e la partita si è fatta equilibrata. Chi ce lo toglie dalla testa che con un solo (e doveroso) giorno di riposo in mezzo, quella sfida sarebbe finita diversamente? E che al posto di Aslan Karatsev in semifinale contro Djokovic ci poteva essere qualcun altro?

D7B73C88-F25E-42B4-A0C8-9BCB2B328002
Play

9) Berrettini& Fognini: Grand Italia

La corazzata azzurra che è arrivata a giocarsi la finale di ATP Cup (battuta solo dall’invincibile Armata Russa) si è confermata assai competitiva anche sulla distanza Slam. Non fortunatissima però.

Matteo Berrettini (che aveva infilzato Thiem, Monfils e Bautista Agut in ATP Cup) si è lanciato sugli Australian Open con lo slancio giusto per far valere non solo la forza devastante del suo sevizio-diritto ma anche nuove doti difensive, in caso di necessità. Le vittorie su Kevin Anderson e Karen Khachanov ne hanno confermato la statura da top ten: la sfida degli ottavi contro Stefanos Tsitsipas avrebbe potuto creare i presupposti per un ulteriore salto di qualità.

Purtroppo l’infortunio agli addominali nel finale della sfida contro il russo n. 20 del mondo, gli ha precluso questa opportunità. Matteo però ormai è un top player: ha tutto il tempo per provare a scalare quella top 10 di cui ormai fa stabilmente parte.

In prospettiva Coppa Davis l’Australia ci restituisce anche un Fabio Fognini di gran qualità, dopo l’intervento alle caviglie dell’anno scorso. La battaglia vinta con Salvatore Caruso e la lezione di tennis ad Alex De Minaur testimoniano il livello da primi della classe. La sconfitta in tre set contro Nadal arriva più per la grande condizione dello spagnolo che per suoi demeriti. Fogna c’è.

1B0C800C-F7EC-4EF8-AA63-35E15B3DE3C0
Play

10) Quarantena, bolla e pubblico: "Yes, they can"

Craig Tiley ce l'ha fatta. Dopo la quarantena obbligatoria, tra Melbourne e Adelaide, le lamentele per i privilegi e per le restrizioni di chi non poteva nemmeno uscire dalla camera, con un aumento dei costi stimato sui 40 milioni, il CEO di Tennis Australia ha portato a compimento il primo Slam con il pubblico negli stadi da un anno a questa parte. “Penso sia stato un successo per Tennis Australia, l'Australian Open e l'Australia come nazione – ha detto Djokovic in conferenza stampa dopo il nono titolo -. Sono molto grato al governo e agli australiani che hanno consentito la presenza dei tifosi sugli spalti”.

Merito della posizione geografica dell'Australia e delle misure rigide di contrasto al virus, che lo stesso Djokovic ha sperimentato di persona. A mezzanotte del venerdì della prima settimana, infatti, è scattato un mini-lockdown di cinque giorni per una decina di contagi all'Holiday Inn, hotel vicino l'aeroporto. Alle 23.30, durante il quarto set tra Djokovic e Fritz, il match in cui il serbo ha sofferto l'infortunio agli addominali, il gioco si è interrotto per una decina di minuti per far uscire i tifosi e svuotare la Rod Laver Arena. Dovevano tutti rientrare a casa prima che scattasse il coprifuoco.


Non ci sono commenti
Loading...