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Al prossimo Australian Open ci saranno 380 raccattapalle, suddivisi in tre aree di Melbourne Park ciascuna con una sua lounge. Come sui campi laterali allo US Open, anche nel primo Slam del 2021 si dovrebbe fare a meno dei giudici di linea.
di Alessandro Mastroluca | 28 gennaio 2021
Un test per il tennis del futuro. L'Australian Open 2021 sarà un torneo per molti versi sperimentale, sospeso tra il severo protocollo sanitario e la voglia di normalità di una città e una nazione di fatto Covid-free nelle ultime settimane. Rispetto alla scorsa edizione, aumenteranno i ballboys. Saranno 380, mai così tanti, e non dovranno indossare la mascherina in campo.
Gli organizzatori hanno alzato a diciassette anni l'età massima per essere selezionati, rispetto ai 15 del 2020. Come ha spiegato al quotidiano australiano The Age la direttrice del programma per i ballboys Elise Mace, il periodo di training è decisamente più breve del solito. Nelle precedenti edizioni, infatti, ragazzi e ragazze venivano istruiti tra giugno e dicembre. Quest'anno, il processo è cominciato a inizio gennaio per un torneo in calendario dall'8 al 22 febbraio.
La presenza dei ragazzi, ha spiegato ancora Mace, deve essere approvata dal dipartimento dell'educazione e dai presidi perché stavolta l'Australian Open comincia più tardi e coincide con la ripresa dell'anno scolastico.
Per ridurre i rischi di contagio, come nella settimana precedente in cui si svolgeranno l'ATP Cup, due ATP 250 e tre WTA 500 di cui uno riservato alle atlete in quarantena più severa, i ballboys verranno distribuiti a Melbourne Park in tre zone distinte. Ognuna, inoltre, avrà una sua lounge in modo da ridurre potenzialmente le occasioni di passaggio da una zona all'altra.
Come si è visto già alle Next Gen Finals e in tanti tornei del 2020, i ballboys non potranno allungare ai giocatori gli asciugamani o le bottiglie d'acqua. Un'innovazione che sembra diventata in poco tempo un'abitudine acquisita, e che dunque potrebbe rimanere come norma anche dopo la pandemia, in tempi sperabilmente meno eccezionali.
La ricerca della normalità passa anche per la presenza del pubblico, un lusso nelle manifestazioni sportive ormai da un anno. Finora, sono stati venduti biglietti per il 35% della capienza complessiva dell'impianto, ma gli organizzatori sperano che durante l'Australian Open si possa raggiungere il 50% che vorrebbe dire accogliere 400 mila spettatori durante le due settimane di torneo.
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I timori per il coronavirus potrebbero spingere Tennis Australia, secondo quanto ha riportato Marca, a rinunciare ai giudici di linea per affidare le chiamate ai sensori e alle telecamere della tecnologia Hawk-Eye Live.
Anche in questo caso, si può dire, le Next Gen Finals a Milano hanno avuto un ruolo pionieristico. Hanno rappresentato infatti un contesto di sperimentazione per novità poi introdotte anche ad altri livelli. Ad esempio, alle Nitto ATP Finals tutte le chiamate erano gestite dall'Occhio di Falco.
Allo US Open, invece, i giudici di linea erano del tutto assenti sui campi laterali ma presenti in numero ridotto sugli show court anche per esigenze di visibilità degli sponsor tecnici.
Proprio una giudice di linea a Flushing Meadows è stata colpita dalla pallina scagliata con rabbia da Novak Djokovic, che certo non aveva intenzione di farne il bersaglio della sua frustrazione. Dopo il torneo il numero 1 del mondo si era espresso favorevolmente all'utilizzo di Hawk-Eye
“La tecnologia ormai è avanzatissima, non c'è ragione per affidarsi ai giudici di linea” diceva. Delle 225 mila chiamate attraverso Hawk-Eye Live nella prima settimana dello US Open, ha detto al New York Times James Japhet, che dirige la divisione North America, solo 14 si sono rivelate sbagliate. Gli errori, ha aggiunto, sono stati causati da un errore umano nella sala di controllo.
Cancellare la presenza dei giudici di linea è indubbiamente una decisione legata alla sicurezza sanitaria in questo periodo. Ridurre il numero di persone in campo è un modo per contenere la probabilità di trasmissione del virus. Ma il tema potrebbe non riguardare solo gli Slam, e proseguire anche quando la pandemia sarà maggiormente sotto controllo.
Il sudafricano Kevin Anderson, due volte finalista allo US Open che fa parte del Players Council dell'ATP, ha sottolineato a Tennis Majors che i Masters 1000 sul duro potrebbero decidere di fare il grande passo e ridurre l'interazione umana .
L'innovazione, però, incontra anche resistenze e voci contrarie. “Le decisioni in questo modo sono corrette, ma si toglie al pubblico l'incertezza e il divertimento che nasce anche dal potenziale di errore che c'è nell'occhio dell'uomo” ha detto lo storico del tennis Robert Lake.
Non sono d'accordo con il passaggio a Hawk-Eye Live nemmeno gli spagnoli Rafa Nadal e Garbine Muguruza. “Mi piace che in campo ci siano un arbitro e i giudici di linea – ha detto la due volte campionessa Slam -. Giocare solo con l'avversaria in campo e un altoparlante che dice se la palla è dentro o fuori renderebbe il tennis uno sport ancora più solitario”