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Eventi internazionali

Berrettini, Sinner & co.: il Dream Team del Rinascimento azzurro

In occasione del centenario dell’Italia in Coppa Davis ripercorriamo, con cadenza settimanale, tutti i giovedì fino all’8 settembre, la storia del tennis nostrano attraverso i grandi eventi del tennis azzurro e i personaggi cardine delle varie epoche, che hanno caratterizzato anche le squadre nella massima competizione mondiale per nazioni del nostro sport

di | 25 agosto 2022

Un gruppo di talenti così, tutti assieme, l’Italia non l’aveva avuto mai. Nemmeno i magnifici 4 delle 4 finali di Davis in 5 anni, coll’indimenticabile titolo del 1976, Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, avevano un potenziale così straordinario e avevano raggiunto così giovani e così in fretta tanti importanti risultati sull’ATP Tour, negli Slam e nella classifica del computer. Lorenzo Sonego, classe ’95, Matteo Berrettini,’96, Jannik Sinner, 2001 e Lorenzo Musetti, 2002, stanno scrivendo le pagine più promettenti del tennis italiano di sempre e si consolidano, insieme ai veterani Fabio Fognini e Simone Bolelli, titolari del doppio, come una delle squadre più solide del panorama mondiale.

  Ad accreditare la nazionale guidata da Filippo Volandri ci sono, oltre alle carte d’identità del fantastico poker del Rinascimento italiano, i concreti risultati sull’ATP Tour. A lanciare la volata ci pensa il predestinato, Sinner, l’altoatesino strappato allo sci che, a novembre 2019, si aggiudica, volando, le NextGen Finals under 21 di Milano, da più giovane e più inatteso. E’ il prototipo di un atleta italiano diverso, serio, silenzioso, concentrato, capace di reagire alle avversità e risettare in corsa, dedicato e continuo, brucia le tappe e si candida autorevolmente a raccogliere l’eredità dei Big Four. Un anno dopo è numero 9 del mondo, come il più giovane già 5 trionfi ATP dai tempi di Novak Djokovic, il campione cui più somiglia e che punta a imitare. Non s’accontenta di battere tutti i primati di precocità nazionali, né della qualificazione alle ATP Finals - sia pure da riserva al posto dell’infortunato Berrettini -, transitando da coach Piatti a Vagnozzi e poi al super-coach Cahill, migliora continuamente il bagaglio tecnico, fisico e tattico, corroborandosi su tutte le superfici, con due quarti di finale Slam nel 2022 a Melbourne e a Wimbledon, e il primo successo sulla terra, peraltro contro il nuovo prodigio Carlos Alcaraz, a Umago 2022.

Col potente uno-due, servizio-diritto, “The Hammer”, il romano Matteo Berrettini, con 7 titoli ATP e la classifica-record di numero 6 del mondo, fa anche lui la storia.

Primo azzurro di sempre a qualificarsi due volte alle ATP Finals e a vincere un match nella passerella di super-prestigio coi primi 8 del mondo della stagione, primo finalista a Wimbledon (2021) nella storia delle racchette italiche, bravissimo nel migliorarsi a sua volta tantissimo col coach di sempre, Vincenzo Santopadre, stabilizzandosi fra i top ten, a dispetto dei frequenti, forzati stop ed offrendo sempre coi suoi comportamenti un’ottima immagine di sé e del tennis italiano.

Il torinese Lorenzo Sonego stupisce il mondo coi grandi progressi sotto la guida di Gipo Arbino, salendo al 21 del mondo con due titoli (anche sull’erba), strappando scalpi Doc come quello di Djokovic e riportando dopo 14 anni un azzurro alle semifinali degli Internazionali d’Italia (da Volandri nel 2007). Grande esempio di atleta serissimo, dedicato e pronto a qualsiasi sacrificio, offre sempre il massimo.

L’altro Lorenzo del tennis italiano è ancora più magnifico: il carrarino Musetti dal talento tennistico sopraffino a 20 anni tocca il numero 30 del ranking con una serie di prestazioni eccezionali come i primi due tie-break che strappa al Roland Garros 2021 a Djokovic, le affermazioni su Hurkacz ed Auger-Aliassime, e poi su Alcaraz nella finale di Amburgo che gli vale il primo titolo ATP. In crescita costante di fisico e attitudine, trascina un altro gruppetto di talenti, da Zeppieri a Passaro a Nardi.

  In nazionale i nuovi magnifici 4 si fanno valere ma non riescono a ritrovarsi tutti assieme per una serie di infortuni che bloccano Berrettini. Il romano è il primo ad esordire in azzurro, a Calcutta contro l’India nel 2019, in una trasferta importante nella quale vince in singolare contro che Prajnesh Gunneswaran, perde in doppio in coppia con Bolelli, ma apre gli occhi sulle sue potenzialità sull’erba. Anche se poi a Madrid, nelle prime Davis Cup Finals, sfibrato dalla prima stagioni di vertice, cede sia a Shapovalov (Canada) che a Fritz (Usa). L’anno scorso, dopo aver rinunciato all’Olimpiade, è stato costretto a marcare visita anche alla Davis al PalaAlpitour di Torino, così come quest’anno a marzo al match contro la Slovacchia. Perciò ha un conto aperto con la nazionale.

Sinner ha esordito in azzurro l’anno scorso a Torino e si è esaltato nella gara a squadra, imponendosi come un punto fermo del singolare, tanto da essere imbattuto, contro Isner, Galan e Cilic, e quest’anno contro Gombos ed Horansky. Si è anche calato volentieri nel ruolo di doppista prima accanto a Fognini e poi a Bolelli. Nell’atmosfera di squadra, giocando per la bandiera, ha scoperto un aspetto di sé che l’ha avvicinato ancor di più ai compagni e agli appassionati.

  Sonego è stato sfortunato: nei primi due match dell’anno scorso ha fatto egregiamente la sua parte contro Opelka e Mejia ma poi, oppresso da stanchezza e pressione davanti alla sua Torino, è crollato contro Gojo. E quest’anno a Bratislava, dopo il ko con Horansky, ha lasciato il posto a Musetti, accusando poi un contraccolpo negativo anche sul circuito ATP. 

   Così, “il nuovo Panatta”, Musetti, sul 2-2, all’esordio in Davis, è diventato il protagonista con la rimonta sullo slovacco Gombos. Costringendo capitan Volandri a confermarlo a Bologna con Sinner, Berrettini e Bolelli-Fognini. Un vero e proprio Dream Team del Rinascimento azzurro

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