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Francia giù, Italia su. Berrettini esalta il sistema Italia

L’azzurro intervistato al Roland Garros spiega come il grande supporto che viene dalla FIT, anche a livello organizzativo, e la qualità dei coach hanno lanciato lui e i più giovani, sul modello dei successi del settore femminile con Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci

di | 30 settembre 2020

Matteo Berrettini al Roland Garros

Matteo Berrettini al Roland Garros

La Francia mette il tricolore a mezz’asta per la sua generazione del Nuovi Moschettieri (Tsonga ex n.5, Monfils ex n.6, Simon ex n.6, Gasquet ex n.7) nessuno dei quali ha superato il primo turno a Parigi: non accadeva dal 2004.

E i cronisti al Roland Garros corrono a circondare Matteo Berrettini per cercare di capire come mai c’è un altro tricolore che sventola al Roland Garros ed è bianco, rosso e verde. Persino il sito ufficiale del torneo, nella versione inglese, dedica un ampio articolo al fenomeno della rinascita italiana.

Sei giocatori e tre giocatrici al secondo turno sono un’invasione (i 10 maschi in tabellone sono preceduti solo dai 18 francesi, con 7 wild card, 13 statunitensi e pareggiano i 10 spagnoli). Ma il fatto più eclatante è che a guidare la truppa è un giovane come Matteo Berrettini, 24 anni e n.8 del mondo, e dietro si sentono gli squilli di tromba di un 19enne come Jannik Sinner e di un 18enne come Lorenzo Musetti che, anche da assente al Roland Garros, ha fatto risuonare le sue gesta, prima con le vittorie romane su Wawrinka e Nishikori poi con il primo successo ‘pro’ al Challenger di Forlì.

"Sì, ora è pazzesco: fino all'anno scorso ero io il giovane", ha detto Berrettini dopo il successo su Vasek Pospisil. "Ora Sinner e Musetti stanno facendo grandi passi avanti. Quando avevo la loro età, stavo iniziando, stavo ancora giocando i Futures. Sono più grande, ma non ho ancora tante esperienze. Questo è il mio terzo Roland-Garros, e ho 24 anni. Probabilmente a 24 anni loro avranno già giocato sei Roland-Garros."

Per Berrettini, la rinascita del tennis italiano "al maschile" è dovuta a una combinazione di fattori.

"Ovviamente devi trovare ragazzi con le qualità per esprimere questo tipo di tennis a questo livello", ha spiegato ai giornalisti al Roland-Garros.

Allo stesso tempo questa situazione è una conseguenza, ritengo, di quello che è successo due anni fa con Marco (Cecchinato, arrivato in semifinale al Roland-Garros nel 2018) e di quanto la Federazione italiana ha fatto per i più giovani, quelli come me, Lorenzo Musetti e Jannik Sinner. Poi c’è tutto il grande lavoro che stanno facendo tutti gli allenatori, anche con i più grandi, come (Salvatore) Caruso e (Stefano) Travaglia".

L'abbondanza di eventi del Challenger Tour nel nostro Paese è indicato dal campione romano come un fattore chiave.

"Penso che siamo il secondo, se non il primo Paese al mondo per numero i Challengers dopo gli Stati Uniti", ha detto Berrettini. “La Federazione garantisce wild card per i più giovani. È un fattore importante: anche se hai la classifica per giocare nei tabelloni, non sei costretto a viaggiare troppo. Puoi rimanere in Italia, in Europa, ed è una grande cosa. Ti stanchi molto meno”.

Un conto è dover andare in Cina a fare i Challenger, magari rimanere lì per due mesi. Tutt’altra cosa è gareggiare in Europa, in Italia, per due mesi. È fantastico per tutti, soprattutto per i più giovani, perché possono avere la possibilità di giocare ad alto livello sin dall'inizio ".

Nell’articolo firmato da Simon Cambers, si pone l’accento anche sugli investimenti a lungo termine fatti dagli allenatori italiani: Matteo Berrettini è seguito da Vincenzo Santopadre da 10 anni; Sinner ha Riccardo Piatti nel suo angolo da quando aveva 13 anni e Musetti è praticamente cresciuto con Simone Tartarini.

E le Nitto ATP Finals, che si terranno a Torino per cinque anni, a partire dal 2021, arrivano quando il tennis italiano è in piena espansione.

"Sono davvero felice per il pubblico italiano", ha detto Berrettini. “Una volta che un giocatore perde, ce ne sono altri cinque o sei da seguire. È davvero buono per il movimento e ottimo in prospettiva Coppa Davis. È un bene anche per me perché mi spinge a puntare sempre più in alto. Questa è una delle cose principali. Ci stiamo aiutando a vicenda. Una settimana vince uno, quella dopo vince un altro. Ci stimoliamo l'un l'altro a dare il meglio ".

Uno sprone che è partito anni fa con l’esempio dato dalle ragazze vincitrici di 2 Slam e di ben 4 Fed Cup.

È stato davvero impressionante, un periodo fantastico quello che abbiamo vissuto alcuni anni fa con Francesca (Schiavone), Flavia (Pennetta), Sara (Errani) e Roberta (Vinci)", ha concluso Berrettini. “Adesso speriamo di viverne uno simile con i ragazzi ".

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