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Eventi internazionali

Bye bye 2021, novembre: la BJK Cup è russa, Muguruza 1ª “maestra” di Spagna

Finalmente, dopo un anno di stop per la pandemia, si assegna la Billie Jean King Cup con le Finals che vanno in scena sul veloce indoor di Praga. Ma già si guarda al 2022 con il sorteggio che vede le azzurre impegnate ad aprile in casa contro la Francia. Esplode il caso Peng Shuai. A Linz Riske torna al successo. Tanti i “volti nuovi” alle WTA Finals di Guadalajara. Nozze in vista per Barty: Konta saluta il tour. La WTA “cancella” la Cina

di | 30 dicembre 2021

Francoise Abanda (foto Getty Images)

Come la Davis anche la Billie Jean King Cup (ex Fed Cup) ha lasciato un discorso in sospeso a causa della pandemia da Covid-19. Sul veloce indoor della “O2” Arena di Praga, nella Repubblica Ceca, vanno in scena le Finals che concludono un torneo iniziato a febbraio 2020. La Francia è campione in carica, avendo vinto il titolo nel 2019 (battendo a Perth l’Australia della regina del tennis mondiale Ashleigh Barty), ma la squadra di casa, guidata da Barbora Krejcikova, è favorita insieme a Russia, Stati Uniti e Svizzera

Sono le prime BJK Cup con il nuovo format: 12 formazioni suddivise in quattro gironi con le vincenti che si affrontano in semifinale. Nel “Gruppo A”, quello della Francia detentrice del titolo, che schiera Garcia e Cornet, ci sono la Russia (iscritta come Federazione tennis russa e senza bandiera) di Pavlyuchenkova e Kasatkina ed il Canada, orfano sia di Andreescu che della stellina Fernandez. Nel “Gruppo B” ci sono la Bielorussia, ma senza Azarenka e Sabalenka, il Belgio di Mertens e l’Australia di Tomljanovic. Nel “Gruppo C” la Spagna che deve rinunciare a Muguruza e Badosa (che hanno dato priorità alle WTA Finals di Guadalajara) e schiera Sorribes Tormo e Bolsova, gli Stati Uniti di Rogers, Collins e Stephens, e la Slovacchia di Kuzmova e Schmiedlova. Il più equilibrato sembra essere il “Gruppo D” con la Repubblica ceca, delle padrone di casa Krejcikova e Vondrousova, la Germania di Kerber e Petkovic e la Svizzera della campionessa olimpica Bencic e di Teichmann.

EXPLOIT CANADESE, FRANCIA KO
Il Belgio inizia le Billie Jean King Cup by Paribas Finals con una vittoria per 2-1 sulla Bielorussia, finalista nel 2017. Le vittorie in singolare delle esordienti Minnen e Mertens su Shymanovich e Sasnovich mettono al sicuro il risultato prima che Lapko/Sasnovich si prendano il punto del doppio. Ma la grande sorpresa del day 1 è la vittoria del Canada per 2-1 sulla Francia grazie all’incredibile prestazione in singolare della numero 353 WTA Abanda contro Ferro (n.105 WTA ma top 40 solo a marzo) e al decisivo successo in doppio di Marino/Dabrowski su Cornet/Burel. Sta per fare di peggio la Cechia contro la Germania ma nel doppio Hradecka/Siniakova risolvono la faccenda: nei singolari, infatti, Vondrusova batte Petkovic come da pronostico ma Krejcikova si fa sorprendere da Kerber. Infine vittoria della Spagna, che schiera per l’ultima volta Suarez Navarro, sulla Slovacchia (2-1).

Tutta la gioia di Viktoria Kuzmova (foto Getty Images)

DELUDONO GERMANIA E STATI UNITI
La Russia “asfalta” 3-0 il Canada nel day 2 mentre l’Australia riproporziona le ambizioni del Belgio (2-1) archiviando però la pratica già dopo i singolari.

La sorpresa però la firma la Slovacchia che supera 2-1 gli Stati Uniti, la nazione più titolata nella storia della manifestazione con 18 trofei (il più recente nel 2017), grazie ad una Kuzmova in grande spolvero che batte Rogers in singolare e, in coppia Mihalikova, sorprende Dolehide/Vandeweghe nel doppio decisivo. La Germania invece si sgretola contro la Svizzera che vince 3-0.

LE PROMOSSE IN SEMIFINALE
Inizia la due giorni decisiva per la fase a gironi. Nel day 3 la Francia sente profumo di riscatto dopo il successo di Burel su Alexandrova ed il primo set vinto da Cornet contro Pavlyuchenkova ma è appunto solo profumo perché Anastasia e il doppio Kudermetova/Samsonova si aggiudicano quattro set di fila e chiudono 2-1 regalando alla Russia il passaggio in semifinale.

Anche gli Stati Uniti staccano il pass per il penultimo atto battendo 2-1 la Spagna grazie ai successi in singolare di Stephens e Collins. Nel day 4 i singolari bastano all’Australia per archiviare la pratica con la Bielorussa (2-1) mentre la Svizzera deve ricorrere al doppio di spareggio per spegnere le ambizioni delle padrone di casa della Cechia, con Krajcikova che perde il secondo singolare su due.

La Russia conquilsta la Billie Jean King Cup 2021 (foto Getty Images)

RUSSIA: TRIONFO TRA LE POLEMICHE
La prima semifinale è Russia-Stati Uniti (questi ultimi usciti da un girone di ferro e premiati dal quoziente set e game), riedizione della finale del 1999 vinta 4-1 dalle americane. La Russia ringrazia una straordinaria Liudmila Samsona (cresciuta tennisticamente in Italia…), che in singolare sopperisce ad un inizio match disastroso uscendo fuori alla distanza contro Stephens, e poi trova subito il giusto affiatamento con Kudermetova che permette al doppio russo di regolare in due set Rogers/Vandeweghe rimediando al ko di Pavlyuchenkova contro Collins. Così la Russia torna in finale di Billie Jean King Cup per la prima volta dal 2015. 

Molto più agevole l’affermazione della Svizzera che batte 2-0 l’Australia - le elvetiche concedono alle avversarie appena otto giochi! - ed eguaglia il suo miglior risultato in Coppa, la finale del 1998 persa poi contro la Spagna.

La Russia completa la settimana perfetta conquistando la Billie Jean King Cup grazie al successo per 2-0 sulla Svizzera. Iscritta come Federazione Tennis Russa, senza bandiera e senza inno come conseguenza delle sanzioni per lo scandalo doping, torna a trionfare per la prima volta dal 2008, e proprio in quella “O2 Arena” dove aveva perso l’ultima finale giocata, nel 2015 contro la Cechia. Kasatkina batte 62 64 Teichmann mentre Samsonova - schierata a sorpresa all’ultimo momento per un problema al ginocchio sinistro di Pavlyuchenkova o guardando ai precedenti fate un po’ voi… - rimonta 36 63 64 Bencic, superandola per la terza volta in altrettanti confronti. Felici e sorridenti le russe, imbufalite le elvetiche - Bencic su tutte - costrette a rimandare ancora l’appuntamento con la prima vittoria nella storia della Coppa.

La squadra italiana di Billie Jean King Cup (foto www.billiejeankingcup.com)

BJK CUP: AD APRILE SARA’ ITALIA-FRANCIA
E’ la Francia, campione nel 2019 e testa di serie numero 2, l’avversaria delll’Italia nel turno preliminare della Billie Jean King Cup in programma venerdì 16 e sabato 16 aprile 2022. Le azzurre guidate da Tathiana Garbin giocheranno in casa. La Francia si è imposta in otto delle undici sfide precedenti con l’Italia: le due nazioni non si affrontano dal febbraio del 2016 quando al “Palais des Sports” di Marsiglia le ragazze (Garcia, Mladenovic, Garcia/Mladenovic) guidate da Amelie Mauresmo superarono per 4-1 le azzurre (Giorgi, Errani, Caregaro/Errani) di Garbin.

Le altre sfide sono (1) Australia - Slovacchia, (3) Stati Uniti - Ucraina, (4) Repubblica Ceca - Gran Bretagna, (5) Bielorussa - Belgio, Kazakhstan - (6) Germania, (7) Canada - Lettonia, Olanda - (8) Spagna e Polonia - (9) Romania.

IL POST FANTASMA
Il giorno 3 con un post su Weibo, il più famoso social cinese, Peng Shuai fa esplodere uno scandalo destinato ad avere grande clamore e minacce di ripercussioni. E’ il caso di più alto profilo del movimento #MeToo nazionale. Attuale n.248 WTA - ma n.14 nel 2011 e addirittura n.1 nel ranking di doppio nel 2014 -, ferma dal torneo di Doha a febbraio 2020, la 35enne di Hunan accusa di molestie Zhang Gaoli, vice-premier della Cina dal 2013 al 2018, che ormai ha lasciato l’attività politica ma che all’epoca era membro del Comitato Permanente del Politburo, l’organo più alto del Partito Comunista Cinese, di cui fa parte lo stesso segretario generale Xi Jinping. 

Il post, pubblicato sul suo account verificato, sparisce dopo appena venti minuti. Un tempo breve che basta però a mettere in allarme il partito: in Cina le ricerche sulla giocatrice e perfino quelle con “tennis” come chiave vengono bloccate. Nel messaggio - che continua a circolare sui social come screenshot a dispetto della cancellazione - Peng Shuai ammette di non poter provare le molestie da parte di Gaoli: racconta però i dettagli di una relazione iniziata nel 2007 quando Zhang occupava il ruolo di leader del partito a Tianjin, metropoli alle porte di Pechino. 

La storia sarebbe andata avanti fino al 2012. Peng è una delle prime giocatrici ad aver seguito l’esempio di Li Na mettendo in crisi il sistema di gestione centralizzata del tennis in Cina e ottenendo di scegliersi i coach e trattenere una quota più alta dei montepremi. Zhang, oggi settantacinquenne, l’avrebbe ricontattata dopo il termine del suo mandato al vertice del Pcc per riprendere la relazione e l’avrebbe costretta a un rapporto sessuale dopo averla invitata a casa sua. "So di non potere dire tutto chiaramente e che non ha senso farlo - dice ancora Peng nel post - ma voglio raccontare tutto ugualmente". Intanto della tennista cinese non si hanno notizie.

Peng Shuai e l'ex vice-premier Zhang Gaoli

La delusione di Emma Raducanu (foto Getty Images)

Jasmine Paolini (foto Getty Images)

LINZ: PAOLINI SOGNA, RISKE VINCE
Nulla da fare per Martina Trevisan nel primo turno dell’“Upper Austria Ladies Linz” (WTA 250 -montepremi 235.238 dollari) sul veloce indoor della “TipsArena” di Vienna, torneo che chiude la stagione del circuito femminile, anche se quest’anno c’è l’insolita concomitanza con le WTA Finals. La 28enne mancina di Firenze, n.113 WTA, cede all’ucraina Kalinina, n.52 del ranking, contro la quale ha già perso due giorni prima nelle semifinali dell’ITF da 60mila dollari di Nantes.

Subito fuori la prima testa di serie del tabellone, la regina degli Us Open Emma Raducanu: la britannica, n.21 WTA, pochi giorni prima del suo 19esimo compleanno, si fa sorprendere al secondo turno (per lei l’esordio) dalla qualificata cinese Xinyu Wang, n.106 del ranking. Emma comunica però di aver trovato un coach di alto profilo al posto di Andrew Richardson, l’allenatore che l’aveva fatta crescere e guidata al primo grande trionfo a New York, “salutato” a fine settembre.

Si tratta del tedesco Torben Beltz, 44 anni, già a lungo al fianco di Kerber, l’ex n.1 del mondo allenata a più riprese durante la carriera (dal 2003 al 2005, poi dal 2011 al 2013 e, soprattutto dal 2015 al 2017, periodo nel quale Angie ha conquistato due dei suoi 3 trofei Slam).

Va forte invece Jasmine Paolini: la 25enne di Castelnuovo di Garfagnana, n.51 WTA e settima testa di serie, all’esordio batte in tre set sull’ucraina Yastremska, n.100 del ranking, superata per la terza volta in altrettante sfide in meno di due mesi, quindi s’impone sempre in tre set sulla cinese Saisai Zheng, n.87 del ranking.

Poi nei quarti sfiora l’impresa: per quasi due set Jasmine, con un tennis brillante e incisivo, mette alle corde l’ex regina del tennis mondiale Simona Halep, n.22 del ranking e 2 del seeding, che in extremis riapre il match e poi tira fuori tutto il suo repertorio migliore per chiudere 46 75 60 dopo una battaglia di quasi due ore e un quarto.

Dopo oltre due anni e mezzo Alison Riske torna a vincere un titolo WTA. Nella finale di Linz la 31enne di Pittsburgh, Pennsylvania, n.73 del ranking ed ottava favorita del seeding, batte in rimonta 26 62 75, in due ore e 24 minuti, la rumena Jaqueline Cristian, n.100 WTA, ripescata in tabellone come lucky loser e mai così avanti in un torneo del circuito maggiore.

Per la statunitense è il terzo trofeo conquistato in carriera, su undici finali disputate, dopo s'-Hertogenbosch (erba) nel 2019 e a Tianjin (cemento) nel 2014.

Alison Riske, vincitrice del titolo a Linz (foto Getty Images)

WTA Finals Guadalajara: le protagoniste del singolare e del doppio (foto Getty Images)

RIECCO LE WTA FINALS: SI GIOCA A GUADALAJARA
Dopo un anno d’assenza causa pandemia - e mancata ricollocazione dell’evento previsto a Shenzhen - ritornano le WTA Finals (5 milioni di dollari di montepremi), che vanno in scena sul cemento dell’AKRON Tennis Stadium (struttura da 7.600 posti realizzata per l’occasione) nel Pan American Tennis Center di Guadalajara, nello Stato di Jalisco in Messico, a 1.500 metri sul livello del mare. In campo le prime otto della “Porsche Race”.

Assente per scelta (nessuna voglia di andare a giocare in altura e di dover fare poi la quarantena al rientro in Australia) la campionessa in carica e regina del tennis mondiale (nonché prima della “Porsche Race”), l’australiana Barty, vincitrice a Shenzen nel 2019 dell’edizione più ricca nella storia delle Finals (14 milioni di dollari il montepremi complessivo, di cui 4,7 alla vincitrice: molto più alto del prize-money maschile), le 8 protagoniste sono tutte europee: la bielorussa  Sabalenka (n.2), le ceche Krejcikova (n.3) e Pliskova (n.4), la greca Sakkari (n.5), la polacca Swiatek (n.6), le spagnole Muguruza (n.7) e Badosa (n.8) e l’estone Kontaveit (n.9). I nomi dei due gironi - Chichén Itzá e Teotihuacán - in cui sono suddivise rimandano ad antiche città del Messico risalenti all’era Pre-Colombiana.

WTA Finals Guadalajara: le otto protagoniste del singolare (foto Getty Images)

IL TORNEO
Day 1 (“Teptihuacàn Group”): nella sfida tra due delle sei esordienti assolute di questa edizione, Kontaveit, dimostra di essere davvero la tennista del momento superando in due set Krejcikova. Vittoria in rimonta di Pliskova, che nel match tra le sole due tenniste già presenti in edizioni precedenti del Masters, si impone su Muguruza, superata per la nona volta in undici confronti. Day 2 (“Chichèn Itza Group”): agile successo di Sakkari su Swiatek, uscita dal campo piangendo (ma già nell’ultimo game non riesce a trattenere le lacrime), mentre Badosa recupera dal 2-4 e vince tutti gli ultimo dieci giochi con Sabalenka.

Day 3 (“Teptihuacàn Group”): nella sfida tra le due vincitrici della prima giornata Kontaveit “asfalta” Pliskova, staccando già il pass per le semifinali, mentre con una grande prova di carattere Muguruza supera in rimonta Krejcikova, con quest’ultima già con un piede e mezzo fuori dalle Finals. Day 4 (“Chichèn Itza Group”): tra le due giocatrici vittoriose all’esordio Badosa si impone in due set tirati su Sakkari mentre Sabalenka prevale in rimonta su Swiatek. 

Day 5 (“Teptihuacàn Group”): Pliskova fa suo il derby ceco con Krejcikova nonostante il “bagel” iniziale, condannando la connazionale (tre sconfitte per lei) all’eliminazione. Un successo che però non basta alla 29enne di Louny (due vittorie e una sconfitta) perché nell’altra sfida Muguruza supera Kontaveit, già certa di un posto in “semi”, interrompenso a 12 la striscia di vittorie consecutive dell’estone. Così la spagnola (due vittorie e una sconfitta) centra la qualificazione per una miglior percentuale di game vinti. Day 6 (“Chichèn Itza Group”): Swiatek si toglie la soddisfazione di vincere il suo primo match alle Finals battendo Badosagià sicura della qualificazione oltretutto come prima del girone. Sakkari contro Sabalenka si aggiudica invece il match più combattuto del torneo e conquista l’ultimo posto disponibile per le semifinali.

Day 7 (semifinali): la prima a conquistare un posto in finale è Muguruza, seconda nel “Teptihuacàn Group”, che vince 63 63 il derby spagnolo con Badosa, prima nel “Chichèn Itza Group”. Nell’altra sfida Kontaveit, che ha chiuso al primo posto il “Teptihuacàn Group” si impone 61 36 63 su Sakkari, seconda nel “Chichèn Itza Group”.   

Garbine Muguruza sdraita sul centrale di Guadalajara felice dopo il match-point (foto Getty Images)

MUGURUZA FA LA STORIA E SI RIPRENDE IL PODIO
Il sorriso di Garbiñe illumina la notte di Guadalajara. In una finale inedita (per entrambe la prima al Masters) la 28enne spagnola di origini venezuelane (è nata a Caracas), n.5 del ranking e 6 del seeding, batte 63 75, in un’ora e 38 minuti, l’estone Kontaveit, n.8 WTA ed ottava testa di serie, conquistando il primo successo in singolare per il suo Paese. Per lei il decimo titolo in carriera significa anche tornare sul podio mondiale (in terza posizione).

La sfida per il titolo è, per la settima volta dal 2003 (l’anno d’introduzione dei gironi), la replica di un match già andato in scena nel round robin (il “Teptihuacàn Group”) e vinto in due set da Muguruza. La cabala non è troppo favorevole a Garbiñe visto che in quattro delle sei occasioni precedenti chi aveva perso nel girone aveva poi conquistato il titolo. Ma stavolta non va così.

Muguruza conquista il titolo perché cerca di prendere sempre l’iniziativa, mette in campo un tennis più vario e viene a chiudere il punto a rete ogni volta che può: da fondo esce spesso dallo scambio con soluzioni in lungo linea. Serve bene ma soprattutto risponde con incisività alla seconda della sua avversaria, che non riesce a fare altrettanto.

La finalista Anett Kontaveit e la vincitrice Garbine Muguruza (foto Getty Images)

ONORE A KONTAVEIT
Manca la ciliegina sulla torta ma è comunque una settimana da incorniciare anche per Kontaveit, la vera rivelazione di Guadalajara (e di tutta l’ultima parte di stagione): aveva conquistato l’ultimo posto utile per il Masters grazie al quarto trofeo stagionale (tutti vinti tra settembre e ottobre) conquistato a Cluj-Napoca superando in finale d’idolo di casa Halep, un successo che le aveva permesso di centrare per la prima volta un posto in top ten e di scavalcare in extremis Jabeur nella “Porsche Race”, e per soli 76 punti.

La 25enne di Tallinn resta la giocatrice che ha vinto più match quest’anno (insieme alla tunisina): 48 contro 17 sconfitte. Merito anche di Dmitry Tursunov, il coach russo a lungo nel box di Sabalenka con il quale ha iniziato a lavorare dal torneo di Cincinnati ad agosto. Sfumato il sesto titolo in carriera, Anett si consola con l’ennesimo “best ranking” di queste settimane (sarà n.7). Nel 2022 bisognerà fare i conti anche con lei.

PAROLE DA “MAESTRA”
“Sono davvero molto felice e sollevata perché è un torneo in cui ho dovuto lottare fin dall’inizio prima di riuscire a giocare bene - commenta Muguruza - … ha significato davvero tanto vincere proprio in America Latina, qui in Messico. Penso che sia semplicemente perfetto. Sono contentissima di aver dimostrato ancora una volta a me stessa che posso essere la migliore, che posso essere la ‘maestra’, come si dice in spagnolo - aggiunge la ex regina del tennis mondiale (nel 2017, seppure per sole 4 settimane) -...Ed è una bella ricompensa per un anno così lungo durante il quale io ed il mio team abbiamo lavorato duramente. Questo successo ci ripaga e ci dimostra che siamo sulla strada giusta…. Credo ancora di poter giocare una finale Slam (lei che ha trionfato al Roland Garros nel 2016 e a Wimbledon nel 2017, ndr): ho il tennis per farlo e devo solo dimostrarlo anche se non è facile”.

Muguruza arriva dove non era riuscita neppure Arantxa Sanchez Vicario, che nella finale del 1993 fu sconfitta in quattro set dalla tedesca Steffi Graf).

Garbine Muguruza con il suo coach Conchita Martinez (foto Getty Images)

QUELLO DI PENG SHUAI E’ SEMPRE PIU’ UN “CASO”
Sebbene in ritardo, durante le Nitto ATP Finals, il caso Peng Shuai s’ingrossa. Esce dal mondo dello sport, diventa politico e diplomatico nei rapporti tra Cina ed Occidente. Buttando benzina nello scontro Usa-Cina. “La stiano cercando con tutti i nostri contatti ma non abbiano notizie”, dicono dalla WTA mentre fonti della Federazione tennis cinese avrebbero fatto sapere che “la giocatrice sta bene, è a Pechino ma non gradisce parlare con nessuno”.

Una risposta che non basta più. Dopo Simon, CEO della WTA, e numerose giocatrici che hanno lanciato l’hashtag #whereisPengShuai, si schierano anche il numero uno del mondo Djokovic ed il Presidente dell’ATP Gaudenzi. “E’ sconvolgente che sia scomparsa - dice Nole -. Spero che sia ritrovata e che stia bene. E’ terribile: posso solo immaginare come debba sentirsi la sua famiglia” ha aggiunto, mentre Gaudenzi si è detto “profondamente preoccupato” per le sorti della giocatrice. Intanto la WTA chiede un’indagine “piena, giusta e trasparente” del governo cinese: “Peng Shuai e tutte le donne meritano di essere ascoltate, non censuratesottolinea Simon -. La Federazione ci ha assicurato sulle sue condizioni ma noi non riusciamo a parlare con lei e questo è intollerabile”.

Il giorno 21 Peng Shuai ricompare. Il presidente del CIO Thomas Bach le parla in collegamento video per mezz’ora. Con lui ci sono anche la presidente della Commissione Atleti del CIO, Emma Terho, e il membro cinese del comitato Li Lingwei, che la conosce da anni grazie al suo passato all’interno della federazione tennis cinese. Una “chiacchierata” che lascia scettici i più, e la polemica con la Cina resta viva.

“ASH” FESTEGGIA IL TRIS DA PROMESSA SPOSA
Barty festeggia la sua terza stagione di fila chiusa da numero uno del mondo annunciando di essere promessa sposa di Garry Kissick, il suo storico fidanzato. L’australiana dà la bella notizia su Instagram, condividendo una foto sorridente abbracciata a Garry, con un anello di fidanzamento al dito. “Futuro marito”, scrive la 25enne Ashleigh. Il futuro sposo ha 30 anni ed è un aspirante professionista del golf: è il responsabile dell’irrigazione presso il Brookwater Golf & Country Club di Brisbane. I due si erano conosciuti su un campo del Queensland nel 2016.

La tennista di Ipswich ha rinunciato a partecipare alla WTA Finals di Guadalajara per rimanere a casa e concentrarsi sulla preparazione per l’estate australiana: non gioca un match dalla sconfitta al terzo turno degli US Open a settembre contro la statunitense Rogers, ma ha comunque terminato da regina una stagione in cui ha conquistato cinque titoli. Barty ha così raggiunto Graf, Navratilova, Serena ed Evert, le sole giocatrici capaci di chiudere al n.1 per tre anni consecutivi.

Johanna Konta

JOHANNA DICE BASTA
Konta smette di giocare. L’ex numero uno del tennis britannico è scesa al n. 113 del ranking dopo essere arrivata fino al n.4 WTA nel 2017, anno in cui ha raggiunto le semifinali a Wimbledon, un risultato che - in campo femminile - ai britannici mancava dal 1978 quando Wade, campionessa nel 1977, fu poi battuta da Evert. Nata a Sydney, Johanna vanta anche le semifinali agli Australian Open 2016 e al Roland Garros 2019 oltre ai quarti agli Us Open 2019.

Konta, 30 anni, dichiara “ci sono voluti mesi per arrivare a questa decisione, presa perché mi sono sentita completamente svuotata”. Nata da genitori ungheresi e cresciuta in Australia prima di trasferirsi nel Regno Unito all'età di 14 anni, ha preso la cittadinanza britannica nel 2012 ed è diventata la giocatrice di maggior successo della sua generazione: oltre ai risultati negli Slam ha vinto 4 titoli WTA e ha rappresentato più volte la Gran Bretagna in Fed Cup. Annuncia il suo ritiro sui social: "Grazie alla mia resilienza e al supporto di chi mi ha saputo guidare, ho potuto vivere i miei sogni. Sono diventata quello che volevo e dicevo di volere da bambina. Mi considero una persona incredibilmente fortunata".

Le sue prospettive agonistiche avevano cominciato a essere meno rosee nelle ultime due stagioni, a causa di diversi problemi fisici: quest’anno ha mostrato lampi della sua forma migliore vincendo il torneo di Nottingham, ottimo biglietto da visita per Wimbledon. Ed invece ci si è messa d’impegno la sfortuna: per la positività al Covid-19 di un membro del suo staff non ha potuto partecipare ai “The Championships”, e per la sua positività ha saltato i Giochi di Tokyo. Il suo ultimo match nel tour è stato la sconfitta rimediata dalla ceca Muchova al primo turno di Cincinnati ad agosto.

Qualche giorno più tardi arriva la notizia dei fiori d'arancio....

LA WTA “CANCELLA” LA CINA
Niente più tornei femminili in Cina. Il CEO Steve Simon annuncia la sua decisione a un mese dal messaggio di Peng Shuai, ex campionessa Slam e numero uno di doppio, che accusa l’ex vice-premier cinese Zhang Gaoli di averla costretta ad avere un rapporto sessuale con lui tre anni fa.

“Non vedo come posso chiedere alle nostre atlete di giocare lì dove a Peng Shuai non è concesso di parlare liberamente e dove sembra le abbiano fatto pressioni per ritirare le accuse", si legge nel comunicato con cui Simon spiega la cancellazione dei tornei in Cina e a Hong Kong nel 2022.

Steve Simon CEO della WTA


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