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Agli Us Open Wu è da record, Tsitsipas saluta subito, Fognini cede a Nadal mentre Musetti arriva al terzo turno. Ancora quarti per Berrettini: Sinner spaventa Carlos. A Ruud manca sempre l’ultimo step. Nole salta la Coppa: ancora problemi fisici per Zverev. A Bologna l’Italia domina il proprio girone delle Davis Finals. Sonego conquista Metz: Nakashima “profeta in patria” a San Diego. Alla Laver Cup “King Roger” chiude tra le lacrime mentre il Team World conquista il suo primo trofeo
di Tiziana Tricarico | 26 dicembre 2022
A 22 anni, Yibing Wu, n.174 ATP, promosso dalle qualificazioni, entra nella storia. Battendo il georgiano Basilashvili, n.35 del ranking e 31 del seeding, al primo turno degli “Us Open” (27.985.686 dollari di montepremi), quarto ed ultimo Slam del 2022 di scena sul cemento di Flushing Meadows a New York, diventa il primo cinese a vincere un match in uno Slam nell’Era Open. L’ultimo a riuscirci era stato nel 1959 Mei Fu Chu che superò al primo turno di Wimbledon il brasiliano Ronald Barnes ma poi perse nettamente dal danese Torben Ulrich, padre del batterista dei Metallica. Nella storia dello Slam newyorchese non si vedeva un cinese al secondo turno dal 1935 quando si chiamavano ancora US Championships: allora fu Cheng Guy ad arrivare al secondo turno. Non contento, Wu supera in cinque set il portoghese Borges, n.104 ATP, anche lui qualificato, e si arrende solo al terzo turno al russo Medvedev, n.1 del ranking e del seeding.
TSITSIPAS, CHE KO!
Nella notte di New York può davvero succedere di tutto se Stefanos, n.5 ATP e quarto favorito del seeding, uno dei cinque giocatori che poteva aspirare a diventare il re del tennis mondiale vincendo questo torneo, finisce subito ko contro Daniel Elahi Galan, n.94 del ranking, proveniente dalle qualificazioni. Non è solo la vittoria del colombiano a lasciare di stucco, ma anche il modo con cui la ottiene, spazzando letteralmente via dal campo il campione greco nei primi due set, a suon di servizi vincenti e di un’aggressione continua da fondocampo che gli permette di vincere tutti i primi undici game dell’incontro. Dopo 54 minuti il 26enne di Bucaramanga è avanti 60 5-0 e Tsitsipas sembra perso nel vento del Louis Armstrong Stadium. Lotta, combatte il 24enne di Atene ma finisce per cedere 60 61 36 75 sprecando un vantaggio di 4-2 nel quarto set. Ma per chiudere Galan deve arrivare al nono match-point.
Lorenzo Sonego colpisce di rovescio (foto Getty Images)
Il saluto tra Rafael Nadal e Fabio Fognini (foto Getty Images)
SONEGO DELUDE, FOGNINI CI PROVA
Un’altra partita, l’ennesima di questa stagione, persa sul filo di lana. Dopo aver lottato fino all’ultimo ed averci messo come al solito cuore e coraggio. Termina già al primo turno l’avventura di Lorenzo Sonego agli Us Open. Il 27enne torinese, n.63 ATP, cede 6-4 al quinto all’australiano Thompson, n. 102 ATP, dopo aver dominato per i primi due set: il 28enne di Sydney è infatti bravo a sfruttare un piccolo calo di attenzione dell’azzurro per far girare l’incontro grazie soprattutto alla decisione di attaccare praticamente su ogni palla.
Fabio Fognini non molla mai: dietro quel linguaggio del corpo apparentemente indolente e distaccato, c’è la “tigna” del grande agonista, dimostrata sul campo mille volte. Il 35enne di Arma di Taggia, n.61 ATP, si regala un’altra impresa da paura chiudendo 6-4 al quinto la sfida con il russo Karatsev, n.38 Atp, e siglando la nona rimonta in carriera da due set sotto. Per la serie: “il brivido è il mio mestiere”. Al secondo turno lo aspetta Nadal: proprio recuperando due set di svantaggio con lo spagnolo, il ligure nel 2015 raggiunse gli ottavi a New York, suo miglior risultato in tredici partecipazioni. Fabio tenta di nuovo l’impresa, e per un set e mezzo fa sognare gli appassionati italiani, dominando un Rafa disastroso soprattutto con il rovescio (13 errori con questo colpo nella prima ora di gioco): poi la partita gira con il maiorchino che, sotto 62 4-2, conquista 16 degli ultimi 19 game. Ma gli spettatori dell’Arthur Ashe Stadium si divertono parecchio ed applaudono Fognini, battuto 26 64 62 61 da Nadal, n.3 del ranking e secondo favorito del seeding, alla sedicesima presenza (non partecipava dal 2019) con già 4 trofei in bacheca (2010, 2013, 2017 e 2019).
Il maiorchino, recordman di titoli Slam (22), firma così la 62esima vittoria sul cemento newyorkese: è settimo nella classifica dei più vincenti nel Major a stelle e strisce. Grazie a questo risultato Rafa si assicura - prima di tutti - un posto alle Nitto ATP Finals di Torino (17esima qualificazione al torneo che chiude la stagione, uno dei pochi che non è mai riuscito a vincere).
MUSETTI NON BRILLA MA VA AVANTI
Si stende a terra, commosso. Si rialza, allarga le braccia verso i tifosi, come ad abbracciarli tutti. Lorenzo, n.30 del ranking e 26 del seeding, festeggia così il primo successo al quinto set della stagione. Inizia i suoi US Open (seconda partecipazione: lo scorso anno fu fermato al secondo turno da Opelka), battendo l’ex top ten belga Goffin, attualmente n.62 ATP. Vince 36 75 64 36 76(9) una partita che sembra irrimediabilmente persa, quando il 31enne di Rocourt è avanti di due break nel quinto ed arriva a due punti dal successo: ma David scivola sul 5-2 30-15 e dal quel momento tutto cambia. Al secondo turno Musetti supera in quattro set l’olandese Brouwer, n.181 ATP, proveniente dalle qualificazioni ma avversario tecnicamente scomodo.
Poi però al terzo turno arriva la resa dei conti: con il bielorusso Ivashka, n.73 ATP, che mette in evidenza i problemi dell’azzurro. C’è da lavorare ancora molto sul servizio, soprattutto se si vuole essere competitivi ai massimi livelli sul cemento. Se poi ci si mette anche una “bella” vescica alla mano destra ecco che un match possibile si trasforma in un incubo: il 20enne di Carrara cede in quattro set ad un tennista che, dopo lo stop proprio al terzo turno dello scorso anno (fermato in cinque set da Berrettini), riesce a centrare gli ottavi, lui che prima di fermare Musetti ha rispedito a casa il polacco Hurkacz, n.10 ATP ed ottavo favorito del seeding.
ANCORA QUARTI PER MATTEO
Prima il qualificato cileno Jarry, n.123 ATP (40esima vittoria slam), poi il francese Grenier, n.119 ATP (“best ranking” proprio alla vigilia del torneo), ripescato come lucky loser e all’esordio assoluto nel tabellone principale degli Us Open: quindi si impone in quattro set sul britannico Murray, n.51 ATP, vincitore del titolo nel 2012, ed in cinque sullo spagnolo Davidovich Fokina, n.39 ATP e finalista ad aprile nel Masters 1000 sulla terra rossa di Monte-Carlo, conquistando un posto tra i miglior otto. Cinque quarti negli ultimi cinque Slam giocati, tre negli ultimi cinque US Open: la continuità nei grandi tornei è il punto di forza di Berrettini.
Il 26enne romano n.14 del ranking e 13 del seeding, alla quinta partecipazione al main draw newyorkese - dove vanta la semifinale del 2019 (stoppato da Nadal, poi vincitore del titolo) - nei quarti ci prova fino all’ultimo, riprendendosi da una partenza shock del suo avversario.
E’ stanco Matteo, davvero molto stanco dopo la maratona degli ottavi contro Davidovich-Fokina. Il tennista allenato da coach Vincenzo Santopadre si muove male fin dall’inizio, regalando campo e spazi ad uno talmente rapido e centrato da non avere bisogno di ulteriori aiuti.
Poi dalla fine del secondo set riesce perlomeno ad entrare in partita, ma serve solo a rendere un po’ meno severo il punteggio. Berrettini butta in campo le ultime energie, sbuffando e arrabbiandosi con sé stesso, mettendoci il cuore prima ancora del tennis, ma perde 61 64 76(4) con il norvegese Ruud, n.7 del ranking e quinto favorito del seeding, e saluta New York. “La peggior giornata nel momento più importante. Non so cosa sia successo, ma qualcosa è successo. Ci rifletterò”, dice Matteo.
JANNIK SFIORA L’IMPRESA
Il match d’esordio in uno Slam è sempre ricco di insidie, ancor più se arrivi dai tornei precedenti senza quelle sensazioni positive e fiducia che sono l'ideale avvicinamento ad uno degli appuntamenti più importanti della stagione. E’ lecito attendersi un Sinner con qualche scoria nel debutto newyorkese ma così non è: il numero uno azzurro, n.13 ATP ed undicesima testa di serie, impiega cinque set per scrollarsi di dosso il tedesco Altmaier, n. 93 nel ranking, ma nel finale domina. Al secondo turno Jannik disinnesca una valanga di missili terra/aria sotto forma di prime di servizio ma anche di diritti fulminanti e ridimensionando sul più bello le velleità del suo avversario, il qualificato statunitense Eubanks, n.145 ATP, galvanizzato dal tifo del pubblico di casa.
Impressionante il crescendo del 21enne di Sesto Pusteria che al terzo turno cede un primo set molto lottato allo statunitense Nakashima, n.69 ATP: quindi trova i giusti riferimenti in campo cambiando posizione alla risposta e prendendo sicurezza nei propri colpi, e si qualifica per gli ottavi di finale, dove non trova Musetti ma Ivashka, n.73 ATP. Quella con il bielorusso è una battaglia durissima, vinta con la testa prima ancora che col tennis. Ritrovando la freddezza al momento giusto per ridimensionare le ambizioni di un avversario che stava dando il 110%. Con un rush finale da paura Sinner vince 61 57 62 46 63, dopo oltre tre ore e tre quarti di lotta, e si qualifica per la prima volta per i quarti di finale agli Us Open. Con questo risultato l’altoatesino raggiunge un posto tra i migliori otto in tutti e quattro i Major (Roland Garros 2020, Australian Open Wimbledon e Us Open 2022). Tra Jannik e le semifinali c’è lo spagnolo Alcaraz, che replica i quarti del 2021.
IL MATCH DELL’ANNO
Vietato ai cardiopatici! Un match appassionante con capovolgimenti continui dove entrambi non si risparmiano tirando ogni colpo quasi non ci fosse un domani. E dove la differenza la fa la capacità di non mollare di testa. Sono oramai le 2.50 a New York (record; le 8.50 del mattino in Italia) quando Sinner esce di scena nei quarti degli Us Open: 63 67(7) 67(0) 75 63, dopo cinque ore e 14 minuti di lotta, lo score in favore dello spagnolo Alcaraz, n.4 del ranking e terzo favorito del seeding, dopo aver mancato un match-point nel decimo gioco del quarto set. Sfuma così per Jannik la soddisfazione per la prima semifinale in un Major: alla fine l’obiettivo lo centra Carlos (alla sua seconda partecipazione) che diventa il più giovane al penultimo atto di uno Slam da Nadal al Roland Garros 2005 (ma a New York da Sampras nel 1990). Mai un match è terminato così tardi a Flushing Meadows anche se il record di durata resta quello della semifinale vinta 6-4 al quinto da Edberg su Chang esattamente trent’anni fa.
Due pari il bilancio delle sfide - tutte piuttosto combattute - tra l’altoatesino ed il 19enne di El Palmar (Murcia) ma Jannik si è imposto proprio nelle ultime due (negli ottavi sull’erba di Wimbledon ed in finale sulla terra di Umago sempre quest’anno). Entrambi negli ottavi hanno dovuto lottare cinque set: l’azzurro con il bielorusso Ivashka (n.73 ATP), lo spagnolo con il croato Cilic (n.17 ATP), trionfatore nell’edizione del 2014. “Farà male per un po’ ma c’è tanto di positivo. Parlare dopo - sottolinea l’altoatesino - è facile, ma in campo c’era tanta pressione. Avrei potuto fare meglio qualcosa, ma fisicamente ho tenuto. Penso alla Davis, e a prendere quello che di buono mi ha detto questo match”.
GASQUET KO CON NADAL…PER LA 18ESIMA VOLTA
Rafa allunga la serie di vittorie consecutive contro Richard. Lo spagnolo, n.3 del ranking e 2 del seeding, domina 60 61 75 il match con il francese al terzo turno degli US Open e porta il bilancio nel circuito maggiore a 18 vittorie in altrettanti incontri. Nell’era Open, iniziata nel 1968 quando i professionisti hanno potuto disputare gli Slam e la Davis da cui prima erano esclusi, solo Djokovic contro Monfils ha una serie così lunga e ininterrotta di successi contro un singolo avversario. Gasquet, capace di sconfiggere Nadal solo in un Challenger, a Saint-Jean-de-Luz del 2003, ha perso tutti gli ultimi 34 set giocati contro il mancino di Majorca. Il 36enne di Beziers, vincitore del titolo junior a Flushing Meadows nel 2002, non dà mai l’impressione di poter mettere in difficoltà il mancino di Manacor. Basti pensare che vince il primo game dopo 70 minuti di partita…
OPS, HE DID IT AGAIN!
L’ha rifatto! Kyrgios, n.25 ATP, batte un’altra volta Medvedev, n.1 del mondo. E’ la quarta vittoria su cinque scontri diretti con il russo, la seconda in un mese dopo che il colpo grosso gli era già riuscito all’ATP Masters 1000 di Montreal a metà agosto. Questa volta la magia gli riesce nel cuore di New York, l’Arthur Ashe Stadium gremito, e gli permette di centrare per la prima volta l’ingresso nei quarti anche agli Us Open (dopo quelli agli Australian Open e soprattutto a Wimbledon a luglio, quando poi è arrivato in finale). Un altro match di livello straordinario che alimenta il fascino della rivalità tra questi due campioni: Nick dalla testa fina e dal carattere fumantino: Kyrgios chiude 76(11) 36 63 62 piazzando la solita raffica di ace (21) e un campionario infinito di invenzioni tennistiche tra cui 29 punti conquistati a rete (su 42 discese) e ben 53 vincenti.
TIAFOE FERMA NADAL
Gli US Open 2022 sono il torneo degli showman. Dopo Kyrgios che elimina Medvedev, tocca a Tiafoe, n.26 ATP e 22esima testa di serie, dare spettacolo sorprendendo il n.3 del ranking e 2 del seeding, il 22 volte campione Slam Nadal. Nei due precedenti confronti, Frances non ha vinto nemmeno un set contro Rafa, ma a Flushing Meadows si impone 64 46 64 63, firmando la terza vittoria contro un top five. Il match si conclude in un tripudio di luci e schermi di telefonini sotto il tetto dell’Arthur Ashe Stadium, chiuso nel quarto game del quarto set: un momento che avrebbe potuto cambiare la partita. Ma Tiafoe affronta anche quella situazione, il break che permette a Nadal di salire 3-1 e servizio, con una sorprendente maturità.
Il 24enne di Hyattsville giocherà così contro il russo Rublev il secondo quarto Slam in carriera, il primo dopo oltre tre anni e mezzo: aveva festeggiato all’Australian Open del 2019, battendo il bulgaro Dimitrov nel giorno del suo 21esimo compleanno. Tiafoe è il primo statunitense nei quarti del Major di casa dal 2018 (Isner), e il più giovane dai tempi di Roddick nel 2006. Nadal incassa invece quella che resterà la sua unica sconfitta in uno Slam nel 2022 e a questo punto rimette in gioco il norvegese Ruud ed il connazionale Alcaraz nella corsa per la vetta del ranking dopo New York.
KHACHANOV SI PRENDE LA RIVINCITA CON KYRGIOS
Sarà Karen il russo a sfidare Casper il norvegese nella semifinale della parte alta. Nei quarti, infatti, il 26enne moscovita, n.31 del ranking e 27 del seeding, ferma la corsa di Kyrgios, sconfitto 75 46 75 67(3) 64, e raggiunge così la sua prima “semi” Slam in carriera. Nel 2019 arrivato fino al n.8 ATP, Khachanov ha perso i primi due quarti Major giocati in carriera (nel 2019 al Roland Garros, nel 2021 a Wimbledon) ma agli US Open il servizio sta facendo la differenza. E’ tra i primi cinque nelle statistiche del torneo per numero di ace, di game vinti al servizio, di palle-break salvate. Di ace ne aggiunge 30 contro l’australiano, che di suo ne serve 31.
La vendetta è un piatto che si serve freddo. O forse no, forse i russi sono contro i luoghi comuni. Vista da fuori, si direbbe proprio che Khachanov abbia goduto più che mai, sotto le mille luci di New York puntate tutte sull’avversario, nel soffocare il sogno Slam di Kyrgios che nel post match frantuma le racchette sul campo. Karen, però, nega: “Perdere un match così è doloroso, fa male come sarebbe stato per me. Non è mai facile accettare una sconfitta in 5 set dopo essersi battuti tanto ed aver dato tutto. Dopo che ci siamo stretti la mano non l’ho guardato, poi ho visto le racchette che volavano e ho provato dolore per lui”.
TIAFOE BATTE ANCHE RUBLEV MA NON ALCARAZ
Frances batte in tre set anche il russo Rublev, n.11 del ranking e 9 del seeding, ancora una volta fermato ai quarti negli Slam, che non trattiene le lacrime, e diventa il più giovane statunitense in semifinale dal 2006 (Roddick). Ma con Alcaraz non si passa: lo spagnolo batte Tiafoe in cinque set e diventa il secondo teen-ager in finale agli US Open (nell’Era Open) dopo Sampras. Lo statunitense, con tutto il pubblico dalla sua parte, mette tutto il suo tennis e la varietà dei colpi di cui dispone al servizio di un sogno, senza paure o pause. Vince altri due tie-break (otto in tutto nel torneo) ma non basta. Il match si decide per certi versi sull’1-1 del secondo set, quando Tiafoe ha l’occasione di salire in vantaggio di un set e di un break, ma risponde ad una palla corta di Alcaraz con una contro-smorzata larga. Lo spagnolo, prende in mano il gioco e, nonostante un quarto set perso di un soffio, chiude senza troppi patemi 67(6) 63 61 67(5) 63.
"E' incredibile poter lottare per grandi traguardi. Giocherò la mia prima finale Slam, ho la possibilità di diventare numero uno del mondo. Sembrano obiettivi vicini, ma allo stesso tempo sono lontanissimi - dice Carlos -. Devo ancora giocare una partita contro un avversario incredibile che ha già disputato una finale Slam al Roland Garros.
ALTRA FINALE SLAM PER CASPER
La forza dell’esperienza, il valore della solidità. Ruud, unico dei quattro semifinalisti ad essere già andato così avanti in uno Slam, gestisce meglio emozioni e tensioni contro il russo Khachanov, battuto 76(2) 62 57 62. Il 23enne di Oslo, n.7 del ranking e 5 del seeding, vede aumentare le chances di diventare numero uno del mondo: sarebbe il primo norvegese a riuscirci e il primo a salire direttamente in vetta al ranking partendo da una posizione così bassa. Nel corso del match Casper è più continuo e più solido con servizio e diritto, i suoi colpi migliori. Vedere per credere il gran diritto giocato da lontanissimo con cui firma il primo - e a posteriori decisivo - strappo nel quarto set. O anche il mix di potenza e di morbida eleganza con cui chiude la partita: prima si apre il campo a suon di diritti in diagonale da sinistra e poi tira fuori dal cilindro una palla corta imprendibile.
TUTTO IN UNA NOTTE
Tanto per citare il film di John Landis, accade tutto in una notte a New York: il primo titolo Slam e il trono mondiale come più giovane number one di sempre, da quando esiste il ranking computerizzato (1973). Carlos Alcaraz a 19 anni, 4 mesi e 6 giorni conquista il suo primo Us Open (non è il più giovane perché nel 1990 Sampras ci è riuscito a 19 anni e 28 giorni) superando 64 26 76(1) 63 Casper Ruud. La nuova classifica (12 settembre) lo collocherà lo spagnolo in prima posizione, proprio davanti al norvegese, cancellando il record dell’australiano Hewitt che raggiunse il medesimo traguardo il 19 novembre 2001 quando aveva 20 anni, 8 mesi e 23 giorni.
Casper comunque si difende più che onorevolmente: ha le sue chance, su tutte i due set-point nel terzo parziale che avrebbero potuto far girare il match. La sua marcia nel torneo, la seconda finale Slam stagionale (e in carriera) giustificano appieno la seconda posizione mondiale. E rendono la sconfitta di Berrettini nei quarti meno dolorosa.
“Vinco quando sorrido. A Montreal e a Cincinnati - spiega il nuovo numero uno del mondo - avevo perso la gioia di scendere in campo. Ne ho parlato con il mio coach e ci siamo detti che a New York avrei soprattutto dovuto godermi l’esperienza, in ogni singolo match. Ha funzionato". E’ la consacrazione della giovanissima superstar che nei quarti ha dovuto salvare un match-point contro Sinner. Era la sua nona partecipazione ad un Major: Nadal aveva fatto il suo primo centro al sesto tentativo, Djokovic aveva dovuto aspettare il dodicesimo. Carlos va a riempire nel cuore dei tifosi spagnoli il vuoto lasciato dalla sconfitta di Rafa contro Tiafoe e promette di cogliere in futuro parecchi altri titoli importanti. Alcaraz è sulla vetta del mondo prima di chiunque altro nella storia, e non ha nemmeno troppo tempo per riposare o festeggiare con la Davis che incombe a Valencia.
NIENTE DAVIS PER NOLE
Djokovic era uno dei campioni più attesi nel girone di Davis in campo a Valencia: la Serbia è infatti inserita nel Gruppo B con Spagna, Corea del Sud e Canada. Il suo forfait è l’ultimo di una lunga serie: a meno di novità dell’ultima ora, non ci saranno nemmeno lo spagnolo Nadal (anche se il capitano spagnolo potrà contare su Alcaraz) e i canadesi Auger-Aliassime e Shapovalov.
Nole, assente a New York in quanto non vaccinato e di conseguenza impossibilitato ad entrare dall’estero negli Stati Uniti, aveva annunciato di voler rientrare per la Davis (13-18 settembre), ma il capitano Troicki, che da giocatore ha vinto contro il francese Monfils il singolare decisivo della finale del 2010, annuncia che Novak non sarà in squadra: "Non giocherà per motivi personali. E' stato presente in nazionale innumerevoli volte, ma in questo caso non può. Se dovessimo qualificarci per le fasi finali, allora ci raggiungerà a Malaga", dice Troicki a “Sportski”.
ZVEREV, NUOVO STOP
Si stava allenando con la squadra tedesca ad Amburgo, forse con troppo entusiasmo. Risultato: edema osseo al piede convalescente. Così “Sascha” deve annunciare che non giocherà: "Far parte della nazionale di Davis nella città dove sono nato era un mio grande obiettivo e mi ha motivato moltissimo durante le ultime settimane - dice Zverev -. Sono molto triste per il fatto che questo sogno si sia infranto. Ho provato di tutto per essere qui. Non potrò giocare ma resterò ad Amburgo a fare il tifo per la squadra dalla panchina". Alexander non aveva più giocato dopo la rottura dei legamenti della caviglia destra conseguenza della caduta nella semifinale del Roland Garros contro Nadal.
FEDERER ANNUNCIA IL RITIRO
Giovedì 15 arriva l’ufficialità della notizia che era nell’aria già da un po’: “King Roger” dice basta. "Il più grande dono che ho avuto nel tennis sono amici, avversari e amici che ho incontrato. Gli ultimi tre anni sono stati difficili. Ho fatto di tutto per rientrare, ma conosco i limiti del mio corpo. E i suoi messaggi ultimamente sono stati chiari. Ho 41 anni, ho giocato oltre 1500 partite in 24 anni. La prossima Laver Cup sarà il mio ultimo torneo": Roger Federer sceglie di annunciare così, in un messaggio video su Instagram, la decisione di chiudere la carriera. Il lungo post si chiude con una intensa dichiarazione di amore per tennis, che ricorda quella di Kobe Bryant al basket nell’annuncio del suo addio all’attività agonistica. "Ti amo - dice il fuoriclasse di Basilea rivolgendosi idealmente al tennis - e non ti lascerò mai". Il “Magnifico” lascia il tennis dopo 1.526 partite giocate (di cui 1251 vinte) nel circuito maggiore, dopo aver conquistato 103 titoli compresi 20 Slam e dopo essere stato numero uno del mondo per 310 settimane.
LA DAVIS A BOLOGNA
Grazie al successo per 2-1 sulla Svezia, l’Italia chiude al primo posto nel Gruppo A delle Davis Cup by Rakuten Finals andate in scena sul veloce indoor dell’Unipol Arena di Bologna. Insieme al team guidato da Filippo Volandri stacca il pass per Malaga anche la Croazia, che chiude al secondo posto. A novembre (22-27) l’Italia affronterà nei quarti gli Stati Uniti, secondi nel Girone D, andato in scena a Glasgow. Questi gli altri accoppiamenti: Germania-Canada, Australia-Olanda e Croazia-Spagna.
A Bologna gli azzurri superano - nell’ordine - Croazia, Argentina e appunto Svezia. L’Italia chiude già dopo i singolari (3-0) la sfida contro i croati: nel primo match, quello tra i numeri due dei rispettivi team, Lorenzo Musetti (n.30 ATP) batte 64 62 Borna Gojo (n.164 ATP), quindi nella sfida tra i due numeri uno Matteo Berrettini (n.15 ATP) supera in rimonta 67(4) 62 61 Borna Coric (n.26 ATP). Spettacolare poi il doppio vinto da Simone Bolelli e Fabio Fognini che si impongono 36 75 76(3) sulla temibile formazione croata Nikola Mektic/Ante Pavic, al quarto posto nella “Race to Turin” (Fabio e Simone occupano la decima posizione). E la rivincita contro la Croazia - che aveva sconfitto l’Italia nei quarti lo scorso anno alle Finals di Torrino - è completa.
E l’Italia archivia già dopo i singolari (2-1) anche la sfida contro l’Argentina: nel match tra i numeri due dei rispettivi team Matteo Berrettini (n.15 ATP) sconfigge 62 63 Sebastian Baez (n.37 ATP), quindi nella sfida tra i due numeri uno Jannik Sinner (n.11 ATP), al debutto in queste Finals, si impone 75 16 63 su Francisco Cerundolo (n.27 ATP), all’esordio assoluto con la maglia della nazionale. In chiusura arriva la sconfitta nel doppio di Bolelli/Fognini che cedono 75 26 63 agli argentini Maximo Gonzalez ed Horacio Zeballos. Ma c’è comunque la certezza della qualificazione alle Finals, anche se non ancora del primo posto nel girone.
Sono molto orgoglioso della mia squadra e del mio team per quello che abbiamo fatto oggi. Il sostegno del pubblico è stato incredibile - il commento di un Volandri più che soddisfatto -. Sapevamo che Matteo avrebbe giocato una partita super, rispetto all’altro giorno. Non ci aspettavamo un invece un Cerundolo strepitoso: ed è stato bravo Jannik a portare a casa il match con quell’incredibile ultimo gioco. Peccato per il doppio, perché abbiamo una coppia forte e questo rende più tranquilli anche chi gioca in singolare. Ora a Malaga l’obiettivo è andare il più lontano possibile”.
Con in tasca già il pass per Malaga, nell’ultima giornata l’Italia batte 2-1 anche la Svezia: nel match tra i numeri due Berrettini (n.15 ATP) regola 64 64 Elias Ymer (n.119 ATP) ma nel singolare tra i due numeri uno arriva la sconfitta di un Sinner (n.11 ATP) abbastanza irriconoscibile che cede 64 36 63 a Mikael Ymer (n.98 ATP). Il successo arriva grazie al doppio con Bolelli/Fognini che battono 76 62 Andre Goransson e Dragos Nicolae Madaras, chiamati a sostituire in extremis i fratelli Ymer.
“SONNY” SORRIDE A METZ
A differenza di Medvedev, n.4 del ranking e primo favorito del seeding, che va a sbattere al secondo turno (per lui l’esordio) contro un ritrovato Wawrinka, n.284 ATP, promosso dalle qualificazioni, si trova fin da subito a suo agio Lorenzo Sonego nel “Moselle Open” (ATP 250 - montepremi 534.555 euro) sul veloce indoor di Metz, in Francia. Il 27enne torinese, n.65 del ranking, mette in fila il russo Karatsev, n.39 ATP e sesta testa di serie, battuto per la prima volta in quattro confronti, supera in due set la wild card francese Simon, n.175 del ranking, tre volte a segno a Metz (2009, 2010 e 2018): quindi nei quarti s’impone sempre in due set sullo statunitense “figlio d’arte” Korda, n.49 ATP, “giustiziere” di Lorenzo Musetti, n. 30 ATP e terza testa di serie. Determinazione, concretezza e tanto cuore: con una prestazione praticamente perfetta “Sonny” elimina in semifinale (76 64 lo score) il polacco Hubert Hurkacz, n.10 del ranking e secondo favorito del seeding, nonché campione uscente. “Hubi” è tutt’altro che in giornata di grazia, ma Lorenzo da Torino è davvero bravo ad approfittare dell’occasione.
Tutto sommato più facile l’impegno in finale - la prima in stagione, la quinta in carriera - per il piemontese che completa la miglior settimana del 2022 battendo 76(3) 62 il kazako Alexander Bublik, n.44 del ranking. Lorenzo mette così in bacheca il terzo trofeo in carriera dopo Antalya 2019 e Cagliari 2021 (il primo sul veloce indoor) e diventa il quarto tennista italiano a conquistare un titolo ATP nel 2022 dopo Berrettini (Stoccarda e Queen’s), Musetti (Amburgo) e Sinner (Umago). Nei punti che decidono il primo set (ed in pratica il match), l’intraprendenza di Sonego fatto la differenza rispetto alla precipitazione e all’apparente casualità delle scelte di Bublik, che finisce col perdere la testa prima ancora che la partita. Bello l’abbraccio con coach “Gipo” Arbino per un risultato che lo riporta in top 50.
SAN DIEGO: NAKASHIMA “PROFETA IN PATRIA”
Il tabellone del “San Diego Open” (ATP 250 - montepremi 612.000 dollari) sul cemento californiano e tutt’altro che impossibile e lo statunitense Brandon Nakashima, n.69 del ranking e quinta testa di serie, non si lascia sfuggire l’occasione, per vincere il suo primo titolo del circuito maggiore proprio nel torneo di casa sua. L’americano arriva in fondo battendo tutti giocatori che gli stanno abbondantemente dietro in classifica - Svajda, Kudla, Galan e O’Connell - e si presenta alla sfida per il titolo avendo perso un set soltanto. In una finale tutta a stelle e strisce (la quarta in stagione) Nakashima batte 64 64 Marcos Giron, n.58 del ranking, l’unico classificato meglio di lui, conquistando il primo trofeo ATP al terzo tentativo (nel 2021 aveva perso le finali di Los Cabos ed Atlanta). "E' un sogno che si avvera", dice Nakashima nell’intervista in campo dopo aver abbracciato familiari e amici. Grazie a questo risultato sale al n.48 ATP, “best ranking”, ed al sesto posto nella Pepperstone ATP Live Race To Milan, la classifica basata sui risultati stagionale degli Under 21 che determina gli otto qualificati per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano.
UNA LAVER CUP ALL’INSEGNA DELLE EMOZIONI
Alla “O2” Arena di Londra un fuori programma sconvolge - è proprio il caso di dirlo - la prima giornata: durante il secondo singolare, quello tra Tsitsipas e Schwartzman, un tifoso entra in campo, si posiziona vicino la rete e inizia a dar fuoco al suo braccio. Le televisioni oscurano la scena soffermandosi sulle espressioni attonite dei due giocatori. Gli steward arrivano comunque subito a spegnere il fuoco che intanto si è acceso sulla superficie di gioco color antracite. Il match poi riprende dopo l’intervento degli addetti alla sicurezza che portano via il ragazzo, pulendo il campo dalle tracce di liquido infiammabile ancora presenti. Il motivo di tutto è una protesta contro il cambiamento climatico: il ragazzo indossa infatti maglietta con la scritta: "Stop ai jet privati in Gran Bretagna".
Tutte le emozioni dell'ultima di Roger
ROGER ADIEU
"Non sono triste, sono felice. E' stata una giornata meravigliosa". Roger Federer è contento di aver vissuto una festa, di aver giocato l’ultima partita della sua carriera in Laver Cup in coppia con Nadal, con tutti i Fab Four in squadra, con campioni come Edberg e Rod Laver a fare il tifo. "Non volevo sentirmi solo, mi piaceva l'idea di dire addio in una competizione a squadre", aggiunge un Federer commosso che lascia il tennis nella manifestazione che ha creato e che co-organizza, in quella Londra che l’ha reso icona.
Una giornata iniziata con Roger che condivide con i tifosi anche tutte le fasi della vigilia. Sui suoi profili social scherza con Nadal in macchina verso la “O2 Arena”. Si mostra meticoloso nell’applicare il copri-grip alla racchetta, malinconico quando pubblica le foto del suo passaggio nel corridoio degli spogliatoi rivelando quanto sia strano compiere i soliti gesti per l’ultima volta. Una volta in campo per il riscaldamento, ha sorrisi per tutti mentre batte il cinque a tutta la squadra in blu.
In campo Federer colpisce solo da fermo mentre Sock e Tiafoe giocano solo su Nadal. Dopo una partenza sotto tono i due statunitensi salgono di livello, vincono il tie-break del secondo set, salvano un match point sull’8-9 nel match tie-break e impediscono al “Magnifico” di chiudere la carriera con il successo numero 1.382 tra singolare e doppio. Roger e Rafa finiscono infatti per cedere 46 76(2) 11-9 nel doppio che chiude la prima giornata di Laver Cup (2-2 per la cronaca il bilancio delle sfide, che nella giornata inaugurale assegnano un punto ciascuna). Poi il 41enne fuoriclasse di Basilea cede alle lacrime e ad un’emozione travolgente mentre risuona "Viva la vida" dei Coldplay.
Dopo la stretta di mano a fine match abbraccia gli altri due Fab Four, Djokovic e Murray, Berrettini che si è concesso il lusso di dargli qualche consiglio in partita, Tsitisipas e Ruud che formano con lui il Team Europe. E con loro, verso il centro del campo, Federer si prende l’ultimo abbraccio del pubblico che applaude commosso a ritmo della musica. E gli riserva la più intensa ovazione della sua carriera: il saluto ad un campione ineguagliabile. A Londra Roger ha voluto con sé anche i genitori, papà Robert e mamma Lynette, Mirka e i figli, a cui esprime la sua sincera gratitudine. Senza di loro, spiega trattenendo a stento il pianto, tutto questo non sarebbe successo.
RAFA LASCIA LONDRA
Nadal non si fa vedere con i compagni di squadra alla “O2 Arena” per la seconda giornata di Laver Cup. Lo spagnolo aveva già annunciato la sua intenzione di non disputare i singolari dopo la partecipazione al doppio con Federer, in cui si è commosso fino alle lacrime. Il pianto congiunto dei due rivali, uniti mano nella mano, resterà una delle immagini più potenti nella carriera dello svizzero. Alla vigilia della festa di addio di “King Roger”, il mancino di Manacor aveva detto che avrebbe deciso soltanto dopo la partita con Federer se sarebbe rimasto a Londra oppure sarebbe tornato a casa. "Non sto bene - aveva ammesso Rafa, in procinto di diventare papà -. Sono state settimane difficili, ho dormito solo poche ore per notte, sono stressato”.
1ª COPPA PER IL TEAM WORLD!
L’ultima Laver Cup di Federer sarà ricordata come la prima del Team World: sotto 8-4 dopo le prime due giornate di gara, la formazione capitanata da John McEnroe vince i primi tre incontri della domenica (nella terza giornata ciascun match vinto vale 3 punti) e completa la rimonta, conquistando finalmente la competizione con il punteggio di 13-8. Il successo porta la firma di Tiafoe che supera 16 76(11) 10-8 Tsitsipas, dopo aver annullato quattro match-point nel tie-break del secondo set, rendendo inutile la disputa del doppio. Primo trofeo, dunque, per il Team World dopo che tutte le prime quattro edizioni erano state conquistate dal Team Europe.
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