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Roger Federer ha annunciato che la Laver Cup sarà il suo ultimo torneo, la chiusura di una carriera straordinaria: 20 titoli del Grande Slam, 103 tornei vinti e 237 settimane consecutive da n.1 del mondo. Ripercorriamo insieme la sua storia di formazione, dai primi colpi di racchetta fino alla consacrazione dei primi trionfi, in sei capitoli quotidiani, fino a domenica 25 settembre
di Enzo Anderloni | 22 settembre 2022
Roger Federer ha annunciato che la Laver Cup sarà il suo ultimo torneo, la chiusura di una carriera straordinaria che insieme a 20 titoli del Grande Slam, 103 tornei vinti complessivamente e 237 settimane consecutive da n.1 del mondo, ha cambiato per sempre l’immagine del tennis, diventato popolare come mai prima grazie all’eleganza del suo stile di gioco e al suo modo di comportarsi dentro e fuori dal campo. Nei giorni dell’addio all’attività agonistica ripercorriamo insieme la sua storia di formazione, dai primi colpi di racchetta fino alla consacrazione dei primi trionfi, in sei capitoli quotidiani, a domenica 25 settembre
Capitolo 1: gli anni irrequieti delle elementari
Capitolo 2: calcio o tennis? Il Centro Tecnico chiama
Capitolo 3
Roger Federer comincia la stagione 1998 raggiungendo le semifinali agli Open d’Australia Junior, dove lo ferma lo svedese Andreas Vinciguerra. Non manca il suo appuntamento con la terra battuta italiana: vince il torneo di Firenze battendo in finale 7-6 6-3 l’azzurrino Filippo Volandri ma poi al trofeo Bonfiglio di Milano, Internazionali d’Italia Juniores esce al secondo turno contro il francese Jerome Haenel mentre al Roland Garros Under 18 addirittura al primo contro il ceko Jaroslav Levinsky.
Poi arriva Wimbledon e sull’erbetta leggendaria dell’All England Lawn Tennis Club Roger si impone: batte 6-4 6-4 in finale il georgiano Irakli Labadze. E si prende anche il titolo di doppio con il belga Oliver Rochus. Un successo che gli vale l’assegnazione di una wild card (un invito) per il tabellone principale del torneo Atp su terra rossa di Gstaad. Sui campi a 1000 metri di altitudine della nota località turistica del Canton Berna, Federer gioca la sua prima partita ufficiale del massimo circuito professionistico. Sorteggiato per affrontare Tommy Haas (n. 41 del mondo) a causa di un malore del tedesco si trova di fronte l’argentino Lucas Arnold, n.88 della classifica Atp ma specialista del tennis su terra battuta. Roger esce battuto 6-4 6-4.
Questa prima, casuale e fugace apparizione in un tabellone Atp avrà un seguito significativo nella seconda parte della stagione perché dopo sconfitta in finale agli Us Open juniores (battuto 6-3 7-5 dall’argentino David Nalbandian) prova a giocare il torneo Atp indoor di Tolosa partendo dalle qualificazioni. Le supera e poi arriva addirittura ai quarti di finale battendo il francese Raoux, n 45 del mondo e l’australiano Fromberg n.43 prima di arrendersi all’olandese Jan Siemerink, allora n. 20 del mondo.
La citazione di questi risultati non è utile solo a fissare i primi passi di un cammino agonistico che rimarrà nella storia della racchetta ma aiuta a capire che mentre si impone tra i coetanei, Federer è già competitivo a livello assoluto molto più del posto n. 302 del ranking Atp che occuperà alla fine dell’anno. Ma le incursioni nel mondo dei “grandi” erano state episodi sporadici (la settimana successiva all’exploit di Tolosa Federer ebbe anche un invito per il tabellone del grande torneo Atp di casa, lo Swiss Open di Basilea, dove nel 1993 e ‘94 aveva fatto da raccattapalle (il suo primo contatto diretto con il grande tennis).
Un battesimo perdente (6-3 6-2) ma emozionante con dall’altra parte della rete un’icona del tennis come Andre Agassi: il programma del 1998 prevede il circuito dei grandi tornei under 18 che Federer chiuse trionfalmente con la conquista dell’Orange Bowl under 18 a Miami, dove si vendicò di Nalbandian in semifinale e regolò in due set nella finalissima un altro argentino emergente, Guillermo Coria.
Un’annata da incorniciare suggellata da un gesto che lascia trasparire quanto il grande campione di domani sia ancora in piena fase di maturazione: all’improvviso si tinge i capelli biondo platino.
Ed è con questa improbabile chioma che affronta la prima stagione da professionista e fa il suo esordio in Coppa Davis.
E’ già fortissimo ma è ancora il ragazzo degli alti e bassi, del gesto di stizza, propenso a lanciare la racchetta dopo l’errore mal digerito. Insomma per tanti versi non è troppo diverso da altri talenti emergenti che hanno spopolato nel mondo under ma non si sono poi confermati nel passaggio al professionismo adulto.
E il fatto che la consacrazione delle attese, cioè la conquista del primo Slam, arrivi soltanto nel 2003, alla quinta stagione sul circuito aiuta a capire la grande difficoltà della competizione tennistica ad alto livello. Persino il fuoriclasse assoluto che ha riscritto i grandi record del tennis è parso a lungo incapace di mettere a frutto il proprio talento, generando scetticismo sulla possibilità che sarebbe mai riuscito a farlo.
Come dicevamo, il biondo Roger fa il suo esordio in Coppa Davis. La sorte vuole che sia proprio contro l’Italia. A convocarlo è Claudio Mezzadri, italiano nato a Locarno, ex n. 26 del mondo, che in virtù di un doppio passaporto ha scelto di difendere i colori rossocrociati e nel 1999 è stato scelto dai giocatori come capitano e selezionatore.
Si gioca indoor a Neuchatel e il ragazzino terribile si trova di fronte un giocatore esperto come Davide Sanguinetti, classificato intorno alla 50° posizione mondiale, che l’anno prima ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon e sui campi veloci si esprime al meglio. Non basta. Roger non sente il peso dell’esordio ma l’orgoglio della bandiera: vince in quattro set.
Il destino vuole che Sanguinetti si prenda la rivincita tre anni dopo, quando sta per compiere 30 anni, battendo Roger nella finale del torneo di Milano. Federer è n.13 del mondo, Sanguinetti sarà al massimo n.42 e chiuderà la carriera con soli due tornei all’attivo, ma uno dei due conquistato battendo una leggenda in divenire. (3 - continua)