Chiudi

-
Eventi internazionali

Dossier Turchia: i mille tornei di Antalya, ma non solo

La città sul mare che ha ospitato il primo Atp del 2021 e che sta mandando in scena alcuni Challenger è diventata il fulcro del tennis turco, dopo che Istanbul aveva aperto la strada. Ma quali sono le prospettive del tennis nel Paese? Ce lo spiega Renato Vavassori, tecnico bresciano che conosce bene quel mondo

di | 03 febbraio 2021

Farsi un'idea della Turchia non è un affare di poco conto. Un Paese colorato e passionale, ricco di talento ma anche di contraddizioni. Di amore, di gioie e di sogni interrotti. Allo stesso modo, in Turchia, è difficile pure capire lo sport, tennis incluso. Laddove il calcio è ancora padrone assoluto, la racchetta si sta conquistando piano piano una sua piccola popolarità, sospinta dagli eventi più che dai campioni di casa, ancora latitanti malgrado alcuni buoni giocatori comincino ad affacciarsi lentamente all'orizzonte.

Un primo sprint l'aveva dato Istanbul, grazie alle Finals Wta organizzate dal 2011 e dal 2013 (con due vittorie di Serena Williams e una di Petra Kvitova), e grazie all'Atp inaugurato nel 2015 da una vittoria di Sua Maestà Roger Federer. Poi, a ruota, sono arrivate altre città a occuparsi di quello sport così poco presente nel tessuto sociale di uno stato a metà fra Occidente e Oriente, ponte (a volte difficilmente percorribile) fra Europa e mondo arabo. 

Tra queste altre città, Antalya ha inserito il turbo da un pezzo. Prima ha messo in atto – anticipando altri Paesi che poi hanno preso spunto dallo stesso esperimento – quel progetto di tornei pro ininterrotti per un anno, tutti nello stesso luogo: uomini e donne che vanno a caccia di punti utili per salire poi verso i piani alti e lasciare dunque la giungla degli Itf. In seguito, preso confidenza con l'organizzazione, ha saputo alzare l'asticella, creando un Atp 250 su erba a partire dal 2017, il torneo che nel 2019 vide il trionfo di Lorenzo Sonego.

Ma non basta. Nella confusione generata dalla pandemia, Antalya ha saputo resistere e cambiare, mettendo in scena un evento su cemento in questo avvio di 2021, mentre al contempo si facevano largo alcuni Challenger. Su terra battuta. Tre superfici diverse per una città capace, nel tennis, di adeguarsi alle necessità dei giocatori per andare loro incontro in ogni modo, pure in periodi poco favorevoli. Come quello attuale: con il clima che fa i capricci e le temperature teoricamente troppo fredde per giocare all'aperto, si va avanti comunque, raccogliendo un Challenger previsto su una settimana in quattro (intense) giornate.

“In Turchia c'è tanta passione, c'è propensione a investire sul tennis e ci sono margini di crescita importanti”, spiega Renato Vavassori, tecnico nazionale di esperienza e direttore dell'Accademia di Palazzolo sull'Oglio (Brescia) che porta il suo nome. Vavassori conosce bene il Paese della mezzaluna rossa per aver avviato un progetto di scuola ad Adana, quinta città turca per popolazione, tre ore di strada da Aleppo e dalla Siria devastata dalla guerra.

“Non c'è ancora – continua il coach bresciano – un vero sistema o un progetto federale complessivo, dunque le iniziative sono legate ai privati che vogliono investire. Spesso gli aiuti sono legati alla crescita di singoli giocatori, e questo non permette uno sviluppo omogeneo del movimento. Allo stesso modo, tra i maestri c'è margine per alzare il livello, ma non aspettano altro che si possa riprendere a pieno ritmo per ricominciare a stare in campo e migliorare”. 

Un paese di forti contraddizioni ma con una passione che cova da tempo per il mondo del tennis. Non ci sono ancora i campioni, ma ci sono strutture e tornei

Di campioni turchi all'orizzonte ancora non se ne vedono, ma alcuni giocatori di buona qualità ci sono. Il migliore tra gli uomini, attualmente, è Cem Ilkel (25 anni, 219), mentre il più popolare resta il 33enne Marsel Ilhan (uzbeko naturalizzato turco, peraltro), best ranking di numero 77 e oggi numero 572, pur con ancora qualche ambizione, come testimoniato dall'ultimo Challenger di casa.

Tra le donne va decisamente meglio, in termini di quantità ma pure di prospettive: c'è Cagla Buyukakcay che è stata numero 60 e oggi è 178, ma ci sono pure Ozgen, Soylu, Cengiz, Eraydin e Oz, con la Sonmez che fa sperare grazie ai suoi 18 anni. “Mediamente – spiega ancora Vavassori – si tratta di ragazzi che si impegnano tanto e che hanno anche un discreto talento. I costi per i bambini che cominciano sono in linea con le possibilità di una famiglia media, e questo consente di avere un buon bacino da cui attingere. Anche le strutture non mancano, in tante zone del Paese. C'è quella voglia di fare tipica di chi è in attesa di vivere un boom di popolarità”. 

Proprio dalle strutture, spesso in mano a privati o strutture ricettive, la Turchia potrebbe partire per creare accademie davvero competitive con altre realtà simili in Paesi tennisticamente più avanzati.

Basta pensare alla Koza Arena di Istanbul (sede del torneo Atp su terra durato quattro stagioni), ma pure alla Megasaray Tennis Academy di Antalya, sede dei Challenger in campo in questi giorni: tra accademia e club (distante 3 chilometri) parliamo di 49 campi da tennis in totale.

Che peraltro non sono nemmeno un'eccezione, ma piuttosto la regola in questa zona del Paese affacciata sul mare e con il turismo come principale, se non unica, fonte di sostentamento. Un buon punto di partenza per creare un sistema destinato a durare.


Non ci sono commenti
Loading...