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Finalmente Tommy Paul si sta facendo... un nome

La difficile transizione da speranza juniores a professionista del sorprendente semifinalista di Melbourne che stoppa Shelton e incrocia per la prima volta Djokovic, forte di un tennis diverso e di una testa super. Un crescita progressiva nel segno di Roddick, dell’Università e degli amici Opelka e … Kyrgios!

di | 25 gennaio 2023

Tutta la grinta di Tommy Paul (foto Getty Images)

Tommy Paul, chi era costui? Era plausibile che, così avanti in uno Slam, nel derby contro la sorpresa appena ventenne della covata Usa, il 25enne di Boca Raton, Florida, facesse valere l’esperienza di 7 anni da professionista e il numero 35 del mondo, da uomo fatto e finito contro un ragazzo ancora in crescita fisicamente e tennisticamente, con un evidente buco nero sul rovescio e in generale in difesa. Ma la sua qualificazione alle semifinale degli Australian Open stupisce, primo yankee fra gli ultimi 4 proprio dopo  Andy Roddick - il suo idolo - a Melbourne 2009, imitato solo a questo livello Slam da John Isner (2018 Wimbledon) e Frances Tiafoe (2022 US Open).

Per Paul già i quarti erano il miglior risultato nei Majors, dopo gli ottavi di Wimbledon al debutto dell’anno scorso, battendo Verdasco, Mannarino e Vesely, per poi arrendersi a Norrie, con il souvenir degli US Open quand’ha lottato 4 ore e mezza ma ha ceduto in cinque set a Casper Ruud. Ma a Melbourne ha fatto un capolavoro, anche se l’inedita sfida con Novak Djokovic - “Ci siamo incrociati un paio di volta negli spogliatoi”, commentano all’unisono - sembra proibitiva anche per un giocatore completo, con un timing affascinante e un ottimo servizio, non però così potente da smantellare la risposta più forte del tennis.

Tommy Paul (foto Getty Images)

GUIDA SICURA
Grazie a coach Brad Stine, già guida dell’ex numero 1 del mondo e pluri-campione Slam, Jim Courier, questo americano sconosciuto ai più è cresciuto pian pianino negli anni esaltando poco la platea e i media di casa perché fuori dai canoni tradizionali del tennis moderno. Alto 1.85, baricentro basso, grandissimo anticipo, ha un gioco più complesso e particolari ed è uno dei poi statunitensi che ama la terra rossa, come dimostrano i successi iniziali al Roland Garros juniores (battendo in finale l’amico Fritz) e nel primo torneo Future, mentre ha perso la finale degli US Open di categoria (sempre contro Fritz, che è il suo secondo miglior amico dopo Opelka). E’ diverso anche per le passioni, a cominciare dalle fughe dallo stress del tennis nella fattoria del New Jersey gestito dalla madre, dove cura oltre 100 animali, guida il trattore e pota alberi.

“Ho sempre cercato di vivere molto all’aperto, di trovare interessi e passatempo al di là del tennis, da bambino avevo un cane col quale dividevo tantissimo tempo,  ma giocavo anche tanto a basket e soprattutto a baseball, ma poi ho scelto il tennis per seguire mia sorella e siamo cresciuti con questa passione comune. Da piccolo ho provato qualsiasi sport, anche il soccer, alla fine ho scelto il tennis perché ero più portato e mi sembrava anche quello in cui era più semplice guadagnare bene”. Oggi si svaga alle Everglades o in spiaggia. Anche se i più, sui social, hanno un occhio particolare per la fidanzata, la modella-influencer Paige Lorenzo, Paul è uno dei giocatori già acculturati e intelligente del Tour.

Infatti, dovendo scegliere fra tennis giovanile e college, ha scelto l’University of Georgia. “All’inizio sul Tour, nell’impatto col professionismo, mi mancava la vita del college, gli amici, le feste, far tardi la sera. La mia testa era ancora all’università e non mi sentivo pronto a fronteggiare uomini che avevo dedicato una vita intera al tennis. All’improvviso per me cambiava tutto, dopo che da junior non avevo mai sentito la pressione e cercavo di dare il meglio, senza stress. Ci ho messo un po’ a inquadrarmi e trovare il mio equilibrio”.

Un recupero di rovescio di Tommy Paul (foto Getty Images)

IDOLO RODDICK
Tommy è cresciuto col poster di Andy Roddick nella sua cameretta, ma non ha avuto gli alti e bassi violenti dell’ultimo numero uno del mondo yankee. La sua gavetta, dopo le tante belle promesse da junior, è stata dura: “Il tennis è lo sport più difficile di tutti: sei solo contro un avversario che è vicinissimo e puoi guardarlo negli occhi. E spesso rimani in campo per ore, lotti, soffri, e vinci o perdi per pochissimi punti, magari anche solo in un minuto.  Ognuno ha i suoi tempi, ognuno ha la sua strada: Fritz, io ed Opelka, da ragazzi, abbiano giocato grandi match nelle fasi finali degli Slam. Taylor è quello che salito più in fretta in vetta fra i pro, Reilly ha avuto il suo percorso e io sono stato il più lento”.

L’ingresso fra i top 100 nel settembre 2019 gli ha fatto girare la prima boa decisiva: “Gli amici del college avevano trovato un lavoro e si erano integrati nella società, toccava a me, col mio lavoro, il tennis, e ho cominciato a fare davvero tutto il possibile per vincere le partite che meritavo di vincere. Quand’ho fatto questo passo mi sono accorto che la vita dei tennisti non è affatto male, anche per la fantastica soddisfazione che ti procura quando capisci che stai finalmente per vincere un match che hai quasi perso molte volte, ma hai tenuto duro e hai dato tutto quello che avevi dentro, vai a rete per stringere la mano all’avversario e pensi: 'Ce l’ho fatta, e ce l’ho fatta da solo'. Allora sei in pace con tutto: i viaggi, le sconfitte, gli sbagli del passato che comunque ti hanno reso più forte. Per completare la mia crescita, e maturare, ho la sensazione di aver perso due anni di carriera, ma forse proprio per questo ritardo oggi mi godo di più il momento”. 

Il rovescio di Tommy Paul (foto Getty Images)

STOP PANDEMIA
Tommy aveva cominciato lo sprint al vertice prima della, pandemia, proprio col terzo turno agli Australian Open 2020, battendo Dimitrov in 5 set: «Però, poi, come tutti, durante il lock-down, ho smesso di allenarmi e di fare tornei e poi ci ho messo un po’ a ritritare il ritmo, i colpi e soprattutto la fiducia”.

E’ stato un altro passaggio importante nella crescita dell’uomo e del tennis: “Mi è capitato di odiare questo sport, per tutto ciò che mi stava togliendo, ma più passa il tempo, più capisco che sono fortunato a giocare a tennis”. Così, nel 2021 a Stoccolma ha vinto il primo torneo, battendo il figlio di Borg, Leo, quindi Fritz, Murray, Tiafoe e Shapovalov: “Una svolta importante, che mi ha dato una nuova dimensione di me come giocatore”.

L’anno scorso è transitato dalla dimensione top 50 ai top 30, ed adesso  è esploso sorprendendo anche se stesso, ma non John McEnroe che, da capitano della Laver Cup, vedendolo giocare da vicino, gli aveva suggerito: “Mostra i tuoi muscoli”. Era un invito doppio, a vedere i pettorali di Paul, e la sua attitudine sbagliata di nascondersi un po’ in seconda fila: “Gli ultimi 4 anni della mia carriera ho fatto dei passi avanti molto lenti, spero proprio che questo 2023 sia l’anno del gran salto, con l’ingresso fra i primi 15 e poi i primi 10. Adesso ho voglia di arrivare lì”.

Tommy Paul colpisce di diritto (foto Getty Images)

AMICIZIE PARTICOLARI
Tommy Paul, un bravo ragazzo del college, che si rilassa in una fattoria, che ha fra i migliori amici bravissimi ragazzi come Fritz ed Opelka, che ha messo sotto la sua ala protettrice il pulcino Ben Shelton frequenta ed ammira il cattivo ragazzo del tennis, Nick Kyrgios: come la mettiamo? “Penso che ha pazzesco talento per lo sport, è difficile non guardarlo giocare: lui e Frances (Tiafoe) sono i miei preferiti. Mi è dispiaciuto tanto sentire che ha dovuto rinunciare al torneo, perché volevo tanto guardarlo. Ma avrà una grande annata, ne sono sicuro, e non vedo l’ora di rivederlo in campo”.  

Così tifa per gli altri yankees: “Fino dai 14 anni sento gli allenatori che ci ripetono: 'Abbiamo bisogno di nuovi americani, abbiamo bisogno di nuovi americani'. Mi è rimasto inciso nella testa. Frances è andato vicinissimo a superarle le semifinali agli US Open, e Dio solo sa che sarebbe successo poi. Adesso tutti noi vogliamo fare risultato per non stessi e lo vogliamo anche per il tennis Usa”. Così, Tommy Paul, numero 35 del mondo che  arriva alle prime semifinali Slam, agli Australian Open, coi colpi di un top 10, si sta facendo un nome. 

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