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Fabio torna sulla squalifica ricevuta nel match di 2° turno a Barcellona: “Non mento: parlavo con me stesso, non mi hanno creduto. Non voglio passare per vittima ma la partita dovevano farmela finire. E se il mio appello verrà rigettato dall'ATP metterò tutto in mano all'avvocato”
26 aprile 2021
Fabio Fognini non ci sta. La squalifica che gli è stata comminata mercoledì a Barcellona, nel corso del match di secondo turno dell’ATP 500 con lo spagnolo Zapata Miralles, non va proprio giù al tennista azzurro, che a mente fredda torna sull’episodio in un’intervista di Gaia Piccardi sul ‘Corriere della Sera’.
“Non ho insultato il giudice di linea nel match contro Zapata Miralles. Ero frustrato, arrabbiato: parlavo con me stesso. Lo giuro sui miei figli, la cosa che ho più cara al mondo – afferma con decisione il 33enne di Arma di Taggia - Ho letto il rapporto del supervisor che mi ha squalificato e molte cose non tornano. II giudice sostiene che io l'abbia insultato in inglese. Ma quando mai? Parlavo spagnolo, come faccio abitualmente. Mi è scappato un p..a madre di troppo, so molto bene che le parolacce e le bestemmie non andrebbero dette ma ormai mi conoscete, non sono perfetto e nemmeno un angioletto, non mi vanto di niente, in passato ho fatto molto di peggio e me ne sono preso la responsabilità, non pretendo di essere un esempio per nessuno, però bugie non ne racconto: ho quasi 34 anni, gioco da professionista da venti, se affermo che non ho insultato nessuno devono credermi. E invece hanno preferito dare retta a un signore a cui forse stavo antipatico e che oggi torna a fare il suo mestiere, qualsiasi esso sia”.
Fognini, che vive proprio nella città catalana con Flavia Pennetta, ha subito fatto appello (inclusa la multa di 5 mila euro) nei confronti del provvedimento.
“Soldi e punti non mi interessano. Quello che è successo mi ha macchiato l'immagine, facendomi fare una figura da cioccolataio con i miei sponsor – sottolinea Fabio -. Non voglio passare per la vittima ma la partita dovevano farmela finire: avevo cominciato malissimo, stavo lottando come non mai, ingoiando rospi. A Montecarlo avevo ritrovato il mio tennis: non ero nervoso né irritato. Avevo solo chiesto che, per favore, quel giudice venisse cambiato perché aveva commesso errori clamorosi. E invece il supervisor non ha permesso che gli spiegassi. Fabio, devo dargli retta, mi ha detto. Nel circolo dove mi alleno da dieci anni, dove tutti mi conoscono. Anche Flavia, che sa bene che non ho insultato nessuno, era allibita. Non sono arrabbiato, sono deluso”.
Tanto da essere pronto persino a un gesto clamoroso: “Voglio le scuse per l'enorme errore, se il mio appello verrà rigettato metterò tutto in mano all'avvocato e chiederò all'ATP un risarcimento per gravissimi danni d'immagine. Le cavolate le ho sempre ammesse, ma questa volta ho ragione e vado dritto alla meta. Mi hanno negato il confronto con il giudice di linea: avremmo potuto chiarire l'equivoco. Non ho mai detto una parolaccia in inglese in vita mia! Non può finire così. Sono nei top 30, sto bene fisicamente, ho ancora molto da dare”.