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Quando scoprimmo che i nostri avversari nei quarti di Davis sarebbero stati gli Stati Uniti, la reazione complessiva fu di cauto ottimismo. Ma la notizia del forfait di Sinner e la contemporanea esplosione di Fritz alle Nitto ATP Finals di Torino hanno decisamente cambiato le carte in tavola
di Cristian Sonzogni | 18 novembre 2022
E così adesso l'America fa davvero parecchia paura. Quando scoprimmo che i nostri avversari nei quarti di Davis sarebbero stati gli Stati Uniti, la reazione complessiva fu di cauto ottimismo. In quel momento, Taylor Fritz aveva sì vinto Indian Wells ma non aveva ancora raggiunto i top 10 (anche se ci era già molto vicino), mentre Frances Tiafoe veniva considerato un comprimario di lusso, ma comunque un comprimario rispetto ai top 10 veri o potenziali. Tra cui rientrava anche il nostro Jannik Sinner. La notizia del forfait di Jannik e la contemporanea esplosione di Fritz alle Nitto ATP Finals di Torino hanno decisamente cambiato le carte in tavola. Tanto che il ct Filippo Volandri ha detto chiaramente che gli Stati Uniti sono tra le squadre più forti presenti a Malaga. E affrontarli nei quarti non è esattamente una buona notizia.
L'Italia avrà dunque una prova importante davanti a sé, e per affrontarla al meglio – a prescidere dal risultato – dovrà puntare sulla forza del gruppo, già determinante in altre occasioni. Se resta il dubbio relativo alle condizioni di Matteo Berrettini, la rosa tricolore è oggi talmente importante da poter schierare comunque dei ragazzi che hanno qualità da vendere e pure esperienza di Nazionale. Sono pronti, oltre al romano, anche Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego, con Fabio Fognini e Simone Bolelli che rappresentano un doppio affidabile e capace di andare a un passo dalla qualificazione per Torino. Insomma, l'Italia c'è, è robusta a prescindere dal caso sfortunato di un forfait dell'ultimo minuto. Ma ciò che preoccupa in questo caso è la crescita dei nostri rivali.
Gli Stati Uniti hanno affrontato una crisi che sembrava infinita, in particolare per un Paese con quella capacità e quella tradizione. Un Paese dove se non si vedono potenziali numeri 1 del mondo, si parla di fallimento. L'epoca successiva al ritiro di Andy Roddick, tuttavia, è stata avara di soddisfazioni. Almeno fino a oggi, fino alla maturazione di un gruppetto di ragazzi che torna a dare un senso al sogno americano. Taylor Fritz, numero 9 Atp, è il leader di questo gruppo. Dall'alto dei suoi 25 anni e di una carriera più volte sul punto di sbocciare e più volte interrotta dalla cattiva sorte.
Il californiano ha fatto tutto in fretta, nella vita, compreso il matrimonio (a 18 anni, salvo poi divorziare a 22), ma nel tennis la sua corsa è stata rallentata da un fisico fragile, malgrado la stazza di un corazziere. L'incognita per Taylor, in vista della Davis, è proprio la tenuta: giocare le Finals a Torino è un impegno che prosciuga le energie, ma al contempo ottenere un grande risultato garantisce fiducia e dunque ulteriore benzina. Capire in quali condizioni Fritz si presenterà a Malaga, adesso, è davvero difficile, ma è certo che batterlo in singolare non sarà un'impresa da poco.
Se il numero 1 americano è uno spauracchio, il numero 2 è una scheggia impazzita. Frances Tiafoe è uomo da Nazionale, nel senso che si esalta in condizioni di massima pressione. Ma la sua continuità ad altissimo livello non è ancora stata certificata da un risultato all'altezza, e i tornei post Us Open (dove ha raggiunto le semifinali facendo tremare Alcaraz) sono stati contradditori: qualche ottima prestazione ma anche qualche caduta pesante. Accanto ai due singolaristi, c'è Tommy Paul come riserva di lusso e Jack Sock come doppista designato.
Accanto a chi, ancora non si sa, perché gli States sono l'unico Paese che fin qui ha convocato quattro giocatori invece di cinque. L'ultimo potrebbe essere Rajeev Ram, impegnato a Torino in questi giorni. Oppure quel Brandon Nakashima che ha appena centrato il trofeo alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano. Comunque sia, il team a stelle e strisce è un bel mix di talento ed esperienza, che magari fin qui in Davis non ha brillato, ma che è pronto per lasciare il segno.
Lo scorso anno, a Torino, l'Italia si impose per 2-1 nel girone, condannando di fatto gli americani all'eliminazione. Ma quel team americano era totalmente diverso da quello attuale, con i pivot Reilly Opelka e John Isner a tentare la fortuna in singolare, prima di arrendersi a Lorenzo Sonego e Jannik Sinner. Oggi Mardy Fish, capitano Usa, si è potuto permettere altre scelte, e adesso attende i risultati. Sta agli azzurri il compito – complicato – di rimandare le ambizioni di quello che con tutta probabilità, nel tennis, è il Paese potenzialmente più forte al mondo.