Chiudi
Il caso di Gatto Monticone-Sharma, con l'arbitro che sbaglia il punteggio e finisce per assegnare erroneamente un game all'azzurra, non è unico nella storia recente. L'australiana, peraltro, non ha protestato subito perché non si ricordava il punteggio. E' successo anche in passato: una breve antologia
di Alessandro Mastroluca | 08 aprile 2021
Può succedere che un giocatore, o una giocatrice, nel corso della partita dimentichino il punteggio. Può succedere, anche se non dovrebbe, che un giudice di sedia perda di vista il punteggio. Se le due eventualità si verificano contemporaneamente, allora capita quanto successo nel terzo set fra Giulia Gatto-Monticone e l'australiana Astra Sharma al WTA di Bogotà (torneo trasmesso in diretta su SuperTennis).
Il pasticcio che si è verificato sull'1-1 0-30 nel terzo set ha fatto, come si dice in questi casi, il giro del web. In quel momento stava servendo l'azzurra, che ha tirato un dritto lungo e ha chiesto all'arbitro di scendere e controllare il segno.
L'arbitro conferma che la palla è lunga, ma anziché 0-40, come sarebbe naturale, chiama 30-15. Ma nessuna delle due, nemmeno la danneggiata Astra Sharma, dice nulla. Poi vincono un punto a testa.
In questo momento, Sharma avrebbe convertito il break, ma l'arbitro continua a non accorgersi dell'errore e chiama 40-30. Nessuna delle due protesta. Alla fine, Gatto-Monticone vincerà un game che di fatto ha già perso.
"Abbiamo tentato di chiarire la situazione con il giudice di sedia, ma non ricordavamo esattamente il primo punto mentre i giudici di linea erano cambiati e non potevamo chiedere il loro parere" ha detto l'azzurra, che ha poi vinto la partita.
Sharma, via Twitter, ha raccontato di essersi rivolta alla supervisor Cristina Romero che le avrebbe detto di "imparare la lezione e prestare maggior attenzione al punteggio".
Episodi di questo tipo, benché non frequenti, si sono già verificati nella storia del gioco. Negli anni Duemila, per restare agli incontri femminili, se ne ricordano almeno tre. Clamoroso, nel 2004, quello che successe a Wimbledon quando Karolina Sprem superò 76 76 Venus Williams.
Nel tiebreak del secondo set, sul 2-1 Williams, il giudice di sedia Ted Watts invece di assegnare la seconda di servizio a Sprem, le dà il punto del 2-2. Sprem rimane a battere dallo stesso lato, ma nessuno corregge l'errore che si trascina fino a fine partita. Illuminante quello che disse allora il referee Alan Mills: "E' responsabilità dei giocatori, se avvertono che il punteggio è sbagliato, lo contestano al giudice di sedia. Ma in questa occasione non è successo niente di simile". Una posizione non troppo diversa, nella sostanza, rispetto a quella della supervisor di Bogotà.
La situazione si ripete nel corso del quarto game del secondo set della sfida fra Ana Ivanovic e Vania King all'Australian Open 2012. Ivanovic perde i primi tre punti del game ma l'arbitro Allison Lang chiama 15-30. "Pensavo di essere avanti 40-0, ma a volte dimentico il punteggio" ha detto King. "Quando ho visto che le avevano dato il game mi sono sentita un po' confusa ma dovevo sbrigarmi per iniziare il game successivo. Se qualcuno me l'avesse fatto notare, avrei protestato".
E' proprio una segnalazione dall'esterno, infine, che avvia il pasticcio del 2018 a Doha. La sfida vede di fronte la polacca Agnieszka Radwanska e la tedesca Mona Barthel. Radwanska è avanti 3-6 6-3 4-2. Serve la tedesca, che perde il primo punto. Ma l'arbitro Marija Cicak chiama erroneamente 15-0. Barthel vince tre dei successivi quattro punti e ottiene il game, che però non avrebbe ancora vinto. Dall'angolo di Radwanska fanno notare che il punteggio reale non è 4-3, ma 4-2 40-30. Radwanska realizza la situazione e chiama il supervisor. Prima del suo arrivo, in qualche modo si accordano con l'avversaria e l'arbitro e il gioco ricomincia dal punteggio corretto.
Nel caso di Gatto-Monticone contro Sharma, ha pesato l'incapacità dei protagonisti (giocatrici, arbitro e giudici di linea) di ricostruire l'andamento del game e individuare al massimo un punto condiviso dal quale ricominciare.