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Halep torna a volare ma Toronto applaude anche Haddad Maia

La rumena ex n.1 del mondo, batte in tre set Beatriz Haddad Maia nella finale del WTA 1000 di Toronto e risale al n.6 del mondo. Il gioco però lo ha fatto la brasiliana che ha sbagliato troppo ma dimostrato di poter diventare una top player: nelle prossime classifiche sarà già n.16

di | 14 agosto 2022

Simona Halep, 30 anni, non vinceva un WTA 1000 dagli Internazionali d'Italia del 2020 (Foto Getty Images)

Simona Halep, 30 anni, non vinceva un WTA 1000 dagli Internazionali d'Italia del 2020 (Foto Getty Images)

Se l’antico adagio del tennis che dice un tennista è forte tanto quanto la sua seconda palla di servizio è vero, in questo momento Beatriz Haddad Maia è decisamente più forte di Simona Halep.

Però le statistiche dicono che le partite si vincono facendo meno errori e dunque il WTA 1000 di Toronto lo ha conquistato con merito la rumena, che ha saputo resistere, resistere, resistere all’aggressione sistematica dell’allieva di coach Rafael Paciaroni, che ha cercato di imporre anche sui campi duri nordamericani il tennis che l’ha vista vincere in giugno sull’erba inglese i tornei di Birmigham e Nottingham.

Metà dello stadio è per Simona e sventola qualche bandiera rumena, l’altra metà è per ‘Bia’ e risponde con i colori del Brasile: un clima davvero caldissimo per un torneo tutto al femminile e senza che ci sia sul campo la beniamina di casa, Leylah Fernandez. Toronto offre una cornice spettacole.

Haddad Maia non ha mai giocato una finale a questo livello. Halep ha i trofei di Wimbledon e Parigi in salotto. Eppure la partita la fa la brasiliana, fin dal primo gioco. Poi Halep si fa strappare la battuta commettendo ben 4 doppi falli, tutti da sinistra.

'Bia' sfrutta la sua statura di “Sharapova di San Paolo” per giocare un tennis mancino tutto d’attacco: picchia forte il servizio e, se riesce, spara il diritto a chiudere subito il punto. Halep prova a contenere ma la brasiliana non sbaglia e vola 3-0. Coach Mouratoglou, con la sua bella barba brizzolata è impassibile in tribuna. Sta già probabilmente pensando di mandare Simona a esercitarsi di nuovo nella battuta a fine partita.

Poi, come per incanto Haddad Maia commette qualche errore in più e Halep non sbaglia più. L’inerzia del set si capovolge e nonostante sia la brasiliana quella con i piedi vicino alla linea di fondo che comanda lo scambio, i game li incamera tutti la rumena che corre e tira due metri più indietro (rispetto alla riga). Si passa direttamente dallo 0-3 al 6-3 con cui Halep incamera il primo set in 50 minuti. Haddad Maia sbaglia troppo (13 errori non forzati), specie con il rovescio. Halep non molla uno scambio. Una partita che sembra a senso unico.

Bia però non si arrende, anzi continua a mostrare un atteggiamento positivo, sorridendo verso il suo angolo e stringendo il pungo ad ogni giocata vincente.

Beatriz Haddad Maia, 26 anni di San Paolo del Brasile, con la finale di Toronto sale al n.16 del ranking mondiale (Foto Getty Images)

Haddad Maia affronta il secondo set con l’idea che non deve cambiare gioco ma essere ancora più incisiva e continua. Ci riesce benissimo: commette solo 5 errori e in un solo fiato riequilibra l’incontro, comandando gli scambi come nel primo set ma non sbagliando più quando deve chiudere. 6-1 per lei e tutto rimandato a quello gli anglofoni in Canada chiamano “the decider”, cioè il terzo set quello che decide.

A quel punto si ripete, come fosse già scritto, il canovaccio del primo set: Haddad Maia fa il gioco e inizialmente non sbaglia. Simona si fa strappare il servizio in apertura e parte sotto 0-2. Però continua nella sua instancabile resistenza nel palleggio, un metro e mezzo dietro la linea di fondo. Bia picchia e Simona gliene rimanda “una di qui e una di là”. Se la velocità sale troppo insiste sul centro per non dare angolo alla brasiliana che preme. E, purtroppo per lei, ricomincia a sbagliare, anche perché Halep la costringe a scambi lunghissimi, estenuanti per entrambe. L’ex n.1 riesce a impattare sul 3-3 e poi scappa via fino al 6-3 finale, ottenuto dopo 2 ore e 2 minuti di una fatica boia.

Per Simona, stravolta ma sorridente, è il terzo titolo in Canada (dopo quelli del 2016 e 2018) il 24esimo in carriera. Con questa vittoria pesante torna n.6 del mondo e sale addirittura al n.4 della Race, la graduatoria che qualfica per le Wta Finals e che tiene conto solo dei risultati dal 2022. L’abbraccio a Patrick Mouratoglou alla fine non è rituale ma esprime una comunione di sentimenti che comprende fatica, sofferenza e gioia tutte assieme.

Simona ha vinto, è una grande giocatrice. Ma se vuole risalire ancora (e a 30 anni, con un fisico integro ed esplosivo come il suo se lo potrebbe permettere) non può continuare a giocare solo contando sugli errori dell’avversaria. Soprattutto non può trovarsi a subire nel gioco anche nei propri turni di battuta. Se il coach che le ha riacceso il fuoco della motivazione la manda a ripassare come e dove giocare la battuta fa solo bene.

Beatriz Haddad Maia esce dalla partita a testa altissima: ha giocato con l’atteggiamento della top player e, anche se ha perso, da domani sarà per la prima volta tra le top 20, al n.16 del ranking Wta. Non ha mai smesso di fare il suo gioco, non si è mai arresa. Sui campi veloci può diventare una delle primissime della classe.

IL TABELLONE

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