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L’umile Rafa verso Fognini: “Dopo uno stop serve pazienza”

Al secondo match in 50 giorni, Nadal lascia il primo set a Rinky Hijikata, ma poi domina gli altri tre. “Quando torni da un infortunio – dice – devi essere umile e accettare che non tutto funzionerà come vorresti”. Swiatek: “Mi sento già meglio rispetto a Toronto e Cincinnati”. Raducanu: “Fa male, ma riparto da qui”

31 agosto 2022

Dopo Melbourne e Parigi, Rafael Nadal ha iniziato l’assalto anche a New York. L’ha fatto lasciato il primo set alla wild card australiana Rinky Hijikata, ma poi ha aggiustato il tiro e ha avuto la meglio in quattro set. Non ha giocato al cento per cento, ma non ne fa un dramma. È tutto parte di un percorso necessario per tornare al top dopo uno stop, che passerà anche dalla sfida di giovedì contro Fabio Fognini.

RAFAEL NADAL
“È stato un esordio difficile: non sono partito male, ma poi non ho sfruttato alcune occasioni nel primo set e mi sono un po’ innervosito. Ma era il mio primo incontro a New York dopo tre anni, nella sessione serale. Non ho servito come avrei potuto, poi la situazione è migliorata e ho giocato meglio. Non è stata la partita perfetta, ma sono felice. Era solamente il mio secondo incontro in 50 giorni, quindi in un certo senso non potevo pretendere di giocare al massimo. L’importante era vincere e l’ho fatto”.

“È vero, siamo a fine agosto e non ho ancora perso un incontro nei tornei del Grande Slam. Però non li ho vinti tutti e tre, solo due. Dal mio punto di vista un ritiro è più doloroso di una sconfitta. Lo sport è fatto di vittorie e sconfitte, non di ritiri. Quando ti ritiri non puoi competere, la sensazione è molto peggiore rispetto a quando perdi. Ma ciò che è successo è successo, è parte della mia carriera. Dall’altro lato, in termini di risultati sto avendo una stagione incredibile, seppur difficile a causa dei problemi al piede, alle costole, agli addominali. Negli ultimi sei, sette mesi sono successe tante cose, ma non mi posso lamentare. Malgrado tutto sono comunque riuscito a vincere vari tornei”.

“In allenamento mi sentivo molo bene, ma la competizione è un’altra storia. Si tratta di un processo dal quale è necessario passare. Dopo un periodo di stop il primo match è molto importante e io l’ho perso a Cincinnati, con varie chance contro un giocatore che poi ha vinto il torneo. In un certo senso è stato un segnale positivo per me. Oggi ho lottato per tre ore, mi può servire, anche se sicuramente dovrò alzare il mio livello. Ma di nuovo: quando rientri da un infortunio devi essere umile e capace di accettare che ci sarà da soffrire e che non tutto funzionerà come vorresti. Oggi l’ho saputo fare e mi sono guadagnato l’opportunità di competere di nuovo fra un paio di giorni”.

“Non rispetto i 25 secondi fra un punto e l’altro? Il mio problema è che sudo parecchio, specialmente in condizioni molto umide come quelle della sessione serale, e da due anni non abbiamo più i raccattapalle che ci portano l’asciugamano. Così devo andare a prenderlo da solo, nell’angolo più vicino, il che comporta una perdita di tempo. Per questo non ci vado così spesso. Ma non credo di ricevere un trattamento di favore da parte dei giudici di sedia, e non lo desidero. Seguo le regole: se non rispetto i 25 secondi, ricevo un avvertimento. Non so come mai McEnroe abbia tirato fuori l’argomento in tv, ma più tardi ci farò due chiacchiere (ride, ndr)”.

IGA SWIATEK
“Sono soddisfatta della mia performance: ho già espresso un ritmo migliore rispetto ai tornei di Toronto e Cincinnati, e questo è ottimo. All’inizio ho cercato di giocare un tennis solido, ma sapevo di dover trovare un altro livello e ci sono riuscita. La settimana di allenamento qui a New York mi ha aiutato tanto: mi sono sentita bene fin da subito e ogni giorno ho giocato sempre meglio. Questo mi ha dato grande fiducia in vista del torneo. Abbiamo svolto un ottimo lavoro, sia in campo sia nel cercare di trovare il giusto equilibrio fra il torneo e tutto il resto. Credo sia quella la chiave, perché dal punto di vista tennistico è naturale che le cose migliorino giorno dopo giorno. Credo che, in particolare per lo Us Open, sia davvero importante giocare i tornei in preparazione, per adattarsi alle condizioni e alle palline”.

“Dell’incontro di Serena Williams ho visto solamente qualche game, perché sapevo di dover iniziare presto quest’oggi. I primi game mi hanno trasmesso grande tensione, solo guardando, poi ho realizzato che in campo non c’ero io. Non riesco a immaginare come si sentisse Serena in un’atmosfera simile. È un torneo, ma è come se tutti si stessero impegnando per farle vedere quanto la apprezzano per ciò che ha fatto. Non avevo mai visto qualcosa di simile. È stato il primo turno di un torneo del Grande Slam più popolare di sempre. È la prova di quanto Serena abbia cambiato il nostro sport, mi fa piacere che possa godere di esperienze come questa. Non credo che tutte le giocatrici sarebbero state capaci di gestire una situazione simile: ha dato un’ulteriore conferma della sua grandezza. E anche l’outfit non era niente male (ride, ndr)”.

EMMA RADUCANU
“Ho avuto qualche problema con le vesciche alla mano, ma non c’era molto che potessi fare. Sono cose che capitano. È stata una giornata particolarmente ventosa, quindi ho fatto fatica ad adattarmi, in particolare per quanto riguarda il lancio di palla sul servizio. Ma la situazione era la stessa per entrambe le giocatrici e la mia avversaria ha saputo adattarsi meglio di me. Si è difesa alla grande, avevo la sensazione che rimandasse ogni palla nella mia metà campo. Spesso gestire palle lente al centro del campo, in queste condizioni, diventa complicato. In futuro dovrò cercare di migliorare il mio gioco di volo, così da avere una soluzione in questi casi. Non ci ho lavorato particolarmente, quindi non ho voluto provarlo durante l’incontro”.

“Sono molto dispiaciuta di lasciare già questo torneo, che è probabilmente il mio preferito. Ma allo stesso tempo sono felice di essermi liberata la mente. Perderò posizioni nel ranking, ma ora non c’è più un mirino sulla mia schiena e posso lavorare per risalire. Sono comunque fra le prime 100 del mondo: se me l’avessero detto prima dello Us Open del 2021 avrei firmato per un traguardo così. Ora posso ricominciare la mia scalata. Nelle ultime sei settimane ho fatto un gradissimo lavoro fisico e mi sento già una giocatrice migliore: ho più fiducia in me stessa. Negli ultimi mesi non ho giocato molte partite, quindi per me ora è importantissimo cercare di lavorare con continuità”.

A volte riesco a dimenticare una sconfitta molto rapidamente, altre meno. Può capitare che già dopo la partita una giocatrice si metta il cuore in pace: sai di aver giocato a un buon livello, quindi fai defaticamento, ti riposi e dal giorno dopo sei pronta a ripartire. Per altre sconfitte, invece, serve più tempo. In passato, per esempio, io faticavo di più ad accettare di aver perso, perché non ero abituata a perdere. Gli ultimi dodici mesi mi hanno insegnato molto. Ho imparato a dare meno peso alle sconfitte e a cercare di rialzarmi il prima possibile. Sicuramente questa fa male, perché è il mio torneo preferito e perché qui nel 2021 ho vissuto emozioni incredibili”.

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