Chiudi
“Non sono nella condizione di poter prendere decisioni di questo tipo - puntualizza la direttrice del Roland Garros - ma è chiaro che tutti abbiano potuto vedere quello che è successo alla Kato, tranne gli unici che dovevano prendere la decisione sulla squalifica. I 5 set per le donne in finale? Mi piacerebbe, ci si può pensare"
12 giugno 2023
Non è andato tutto liscio, ma in uno Slam di tre settimane (contando pure le qualificazioni) si tratta di un'impresa pressoché impossibile. In ogni caso, Amelie Mauresmo può chiudere il Roland Garros 2023 – quello del record di Slam di Novak Djokovic – con un più di un motivo di soddisfazione. Anche se non mancano le criticità, da una reale parità di trattamento fra uomini e donne a situazioni che hanno fatto discutere: su tutte, la squalifica in doppio di Miyu Kato.
“Quest'anno – spiega la direttrice dello Slam francese ed ex numero 1 del mondo – c'è stato un miglior bilanciamento tra match maschili e femminili, e in generale una migliore atmosfera rispetto agli anni precedenti. Riguardo alla presenza delle donne nel serale, abbiamo anche ricevuto richieste delle giocatrici di non andare in scena sotto i riflettori, e dove possibile abbiamo cercato di accontentare le ragazze. Il problema è anche dovuto al fatto che abbiamo scelto di inserire un solo match nel serale, perché pensavamo che l'intero programma dello Chatrier non dovesse ospitare più di quattro match al giorno, col rischio altrimenti di finire troppo tardi nella notte. Dunque, per tornare all'equilibrio, non è ancora perfetto ma ci stiamo lavorando”.
Sulla squalifica di Miyu Kato, invece, Amelie non può andare oltre il suo ruolo, che le impone equilibrio: “Penso che lo spogliatoio sia piuttosto diviso su questo. Ho sentito molte persone dire che non era giusta. Ma ho sentito pure qualcuno dire che se fai piangere una raccattapalle per circa sette, otto minuti o più, questo significa qualcosa. Quindi non commenterò, perché quando vedi un video dopo che è stata presa una decisione è sempre più facile. La decisione è stata presa dal supervisor e dall'arbitro. Senza vedere il video, devi esprimere un giudizio basato su qualcosa che non hai sotto i tuoi occhi, basato sul fatto che qualcuno ti sta segnalando qualcosa. E quando vedi una raccattapalle piangere così a lungo, immagino che sia il momento in cui devi fare una scelta obbligata. Il regolamento del Grande Slam in questo senso è abbastanza chiaro. È stata una decisione del torneo di tenerla in gara nel doppio misto, e penso sia stata una cosa positiva, almeno per lei, visto che ha vinto”.
A proposito del visto o non visto, si fa largo l'ipotesi di una sorta di var tennistico, per situazioni del genere. “Non sono nella condizione di poter prendere decisioni di questo tipo, ma è chiaro che tutti abbiano potuto vedere quello che è successo, tranne gli unici che dovevano prendere la decisione sulla squalifica. Sicuramente è una questione interessante da mettere sul tavolo e sono sicura che in qualche modo sia già arrivata a chi può cambiare le regole. In ogni caso sarebbe un cambiamento molto significativo per il nostro mondo”.
La finale femminile è stata, per intensità ed equilibrio, una delle migliori delle ultime stagioni. Ma a un certo punto si era temuto un monologo di Iga Swiatek, avanti 6-2 e 3-0 prima della rimonta di Karolina Muchova. E allora, perché non riprovare con i match femminili sulla distanza dei cinque set, almeno per l'ultimo atto? “Si tratta di qualcosa che a me piacerebbe, e che andrebbe verificato. Personalmente, quando la finale del Masters (che dal 1984 al 1998 si è giocata sulla lunga distanza, ndr) è tornata a disputarsi sui due set su tre, ci sono rimasta male. Ovviamente non è un passo semplice, tutt'altro. Anche perché la percezione di questa necessità cambia a seconda dell'esito della finale: dopo quella di quest'anno, finita oltre le due ore e mezza, tutti ci siamo detti che era stata una partita straordinaria”.
Non ci sono commenti