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La notizia era esplosa nel primo pomeriggio di ieri in Italia quando dall'altra pare del mondo era già notte fonda. Oggi non si disputa nessuno dei match in programma nei 6 tornei in corso sui campi di Melbourne Park
di Dario Castaldo - da Melbourne | 04 febbraio 2021
La comunicazione è arrivata all’1.40 di notte: un dipendente di uno degli hotel che ha ospitato i tennisti in quarantena a Melbourne è risultato positivo al COVID. Di conseguenza, nella giornata di giovedì, sono sospesi tutti i tornei in attesa che le circa 500 persone tra giocatori e membri dei team vengano sottoposti al tampone e risultino negativi.
L’Australia ha affrontato la pandemia di coronavirus con una risolutezza sconosciuta al resto dell’Occidente e ad oggi – su 25 milioni di abitanti – i contagiati sono stati 29,000 e le vittime appena 900. Ad alcune condizioni oggettive e favorevoli – la distanza con il resto del mondo, che ha consentito al governo di sigillare le frontiere, impedendo gli arrivi dall’estero, la scarsa densità abitativa e una disponibilità economica che si è tradotta in ingenti aiuti di Stato per le persone che hanno perso il lavoro – si sono aggiunti a un atteggiamento rigido, al limite dell’intransigente, di fronte ad ogni singolo caso di COVID.
Nel marzo del ’20, di fronte ai primi positivi, il governo non si è fatto scrupoli, ha cancellato il Gran Premio di Formula 1 a meno di 48 ore dalla gara, quando era tutto pronto per l’avvio della stagione dell’automobilismo, e ha disposto la chiusura dei confini.
Da allora, per gli stessi cittadini e i residenti permanenti è complicato (e costoso) entrare o uscire dal Paese e sono ancora decine di migliaia gli australiani bloccati all’estero. Le uniche eccezioni hanno riguardato la nazionale indiana di cricket, arrivata a dicembre, e la carovana giunta a metà gennaio a Melbourne per gli Australian Open.
Se si aggiunge che negli ultimi 3 mesi gli unici casi di coronavirus sono stati portati in Australia da persone rientrate dall’estero, si capisce perché una parte dell’opinione pubblica australiana ha accolto negativamente il trattamento di favore disposto per il mondo del tennis e perché sia stato facile alimentare polemiche sulle presunte lamentele dei giocatori.
“Non soltanto – pensa l’uomo della strada – queste persone possono sfruttare di una possibilità che non viene concessa a mio zio Nick, bloccato all’estero da un anno, ma si lamentano pure del cibo scadente”. Da lì le incomprensioni e i movimenti di opinione che hanno costretto TA a camminare sul filo del rasoio.
It’s been a big 24 hours, and tennis is back on Friday. #AusOpen pic.twitter.com/PHiYWlQsVH
— #AusOpen (@AustralianOpen) February 4, 2021
A questi fraintendimenti, si aggiunge un dato reale. Di fronte ad ogni nuovo caso di coronavirus "importato dall’estero" il governo ha sempre risposto con misure draconiani. A dicembre Adelaide prima e Sydney poi hanno vissuto periodi prolungati di lockdown per lo scoppio di una dozzina di casi. Idem a Brisbane e a Perth per un singolo caso positivo nel mese di gennaio.
Melbourne, dove da 28 giorni non si registravano nuovi casi, appena il dipendente del Grand Hyatt è risultato positivo al COVID sono scattati protocolli severissimi, che non solo hanno stravolto la programmazione del tennis nella giornata di giovedì, ma hanno riguardato anche la società civile.
Il Queensland – lo stato di Brisbane – ha reimposto la quarantena per chi ha visitato 14 zone di Melbourne tra il 25 e il 29 gennaio. Anche il South Australia, pur senza di chiudere i confini, ha reimposto controlli alla frontiera imponendo i tamponi all’arrivo.
I voli partiti stamane da Melbourne e diretti a Sydney sono stati fermati all’aeroporto per consentire alle autorità sanitarie di testare tutti i passeggeri. Mentre il governo del Victoria, lo stato di Melbourne, ha reintrodotto l’obbligo delle mascherine al chiuso e ha ridotto a 15 il numero di persone che possono incontrarsi in un singolo luogo.
Di confortante c’è che i due coinquilini dell’uomo positivo al COVID siano risultati negativi e che a tutti i suoi 19 close contacts siano in isolamento. Cosi, se in altri tempi il governo avrebbe cancellato gli Australian Open (vedi quanto avvenuto con la F1), impedito l’ingresso del pubblico a Melbourne Park o disposto l’ennesimo lockdown, il governo del premier Daniel Andrews ha affrontato la questione con le pinze. “Dobbiamo essere allerta, non allarmati” ha detto il capo dell’esecutivo statale. “L’obiettivo – ha aggiunto – e quello di ridurre i rischi, non di cancellarli del tutto”.
Tennis Australia tira un sospiro di sollievo. Tant’è che ad alcuni giocatori che sono arrivati a Melbourne dopo il 29 gennaio è stato comunque consentito oggi di allenarsi, ignorando insomma la possibilità che nell’ultima settimana possano essere entrati a loro volta in contatto con quale persona a rischio. La notizia, in un Paese che punta da sempre ad essere covid-free, è probabilmente questa.
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