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Eventi internazionali

Andy ha le ali e riprova a volare: ora affronta Matteo

L’ex n.1 del mondo, tornato a vincere sui prati del Queen’s (dove si è allenato anche con Sinner), affronterà il n.1 d’Italia (diretta su SuperTennis alle 15.00 circa) per capire su può ancora giocarsela con i migliori. Sull’erba del Club della Regina si è imposto ben 5 volte: si può dire che è quella di casa sua

di | 16 giugno 2021

Inconfondibili i piedi di Andy Murray sull'erba del Queen's Club: solo lui ha sempre portato cavigliere così strutturate

Inconfondibili i piedi di Andy Murray sull'erba del Queen's Club: solo lui ha sempre portato cavigliere così strutturate

Eccolo di nuovo, il caro vecchio highlander, che alza le braccia da vincente sul campo: Andy Murray, oggi n.124 del mondo, ieri uno dei ‘Fab 4’ di questa straordinaria epoca di tennis è tornato a vincere. E’ successo sui campi del Queen’s Club, sull’erba di casa, contro il francese Benoit Paire, n.46 del mondo.

Il protagonista di “Resurfacing”, splendido docu-film che racconta il travaglio dell’operazione all’anca con cui ha tentato di rimettersi in condizione di gareggiare, continua a riprovarci. Ha gradito la wild card per l’ATP 500 del Queen’s Club di Londra, torneo che ha vinto ben 5 volte, e si è fatto trovare pronto per una prestazione che lo proietta verso un secondo turno intrigante, contro il favorito della manifestazione, il nostro Matteo Berrettini, n. 9 del mondo. Il loro confronto è il secondo del programma di domani dalle 12.00 (ora di londra, le 13.00 italiane) donque dovrebbe andare in scena verso le 15.00 italiane (diretta su SuperTennis).

Davvero due generazioni molto diverse a confronto, anche perché l’azzurro era ancora uno junior sconosciuto quando Murray diventava un eroe “Briton” conquistando a Wimbledon un titolo che mancava del 1936 (Fred Perry) al popolo dell’Union Jack.

Un precedente tra loro due esiste lo stesso, ed è recente. Risale al primo turno del torneo di Pechino ottobre 2019, una delle prime prove in cui Sir Andrew Barron Murray si cimentò dopo la seconda operazione all’anca, quella definitiva. Si impose proprio lui, clamorosamente, in due set finiti entrambi al tie break.

La settimana dopo Matteo avrebbe raggiunto la semifinale al Masters 1000 di Shanghai. E si sarebbe così qualificato per le Nitto ATP Finals. Anche per lo scozzese quel periodo sarebbe stato glorioso: sarebbe riuscito a centrare il suo 46° titolo, ad Anversa, battendo in finale Stan Wawrinka.

La ripartenza di una nuova carriera? La possibilità di risalire dal n.243 del mondo dove era sprofondato dopo la doppia operazione, a quelle vette che l’avevano visto primeggiare ( n.1 del mondo a fine 2016) anche in mezzo a quei mostri, Federer, Nadal e Djokovic (quest’ultimo suo coetaneo, nato esattamente 7 giorni dopo di lui, il 22 maggio del 1987)?

Non è questo che riportano le cronache. Un inizio di 2020 di nuovo difficile, poi il lungo stop del circuito per il Covid-19. Nuovi tentativi. Qualcuno incoraggiante, qualche altro no.

Andy Murray però è sempre lì, che ci riprova. Con la passione di sempre. Con la testa del campione che si è costruito giorno per giorno. 

Meravigliosa la scelta di venire lo stesso a Roma, agli Internazionali BNL d’Italia, pur non essendo in tabellone: solo per potersi allenare con i migliori, per incrociare la racchetta anche con Djokovic, per capire a che punto fosse il suo recupero. Ha ricostruito la sua squadra, coinvolgendo di nuovo Mark Petchey, suo allenatore da giovane, affiancato allo storico allenatore Jamie Delgado. Va in campo con la costanza di sempre e ancora più attenzione.

Lo si vede indossare il gilet tecnologico della cosiddetta “wereable technology”, dotato di sensori per monitorare l’allenamento in presa diretta. E la sua nuova linea di abbigliamento ha come simbolo due grandi ali, quelle del marchio Castore. AMC è la sigla: che fonde le sue iniziali e quella del produttore di abbigliamento sportivo di Liverpool.

Ed è una goduria sentirlo discettare, alla fine di un allenamento con Sinner proprio al Queen’s Club, sulle strategie migliori per rispondere al servizio sull’erba.

 

Insomma, se esistesse l’Unesco della racchetta, Andy Murray andrebbe inserito tra i beni patrimonio dell’Umanità, per quello che ha fatto, per l’esempio che è stato e per quello che è ancora in grado di dare al tennis, pur consapevole che i suoi ex compagni di “dominio”, volano ad altre altezze.

La mia priorità è rimanere sano, il mio obiettivo è quello. So che posso ancora giocare a tennis di alto livello se riesco a superare queste partite", ha detto Murray. “A giudicare da quello che vedo sui social media, molte persone pensano che non possa più competere a questo livello. Il mio obiettivo è essere fisicamente in forma. Quello che faccio in palestra dice che sto benissimo, ma sono consapevole che le cose sono irrilevanti. Devi essere in grado di vincere partite di tennis e io non sono stato in grado di farlo, quindi non voglio promettere nulla, perché io stesso non ho certezze”.

Se il mio obiettivo fosse tornare al numero 1 del mondo e vincere i major... mi sarei fermato tre anni fa - ammette con grande sincerità - Ma vincere il doppio al Queen's con Feliciano Lopez nel 2019, ad esempio, per me è stato davvero speciale, è qualcosa che ricorderò sempre con piacere. Si possono fare cose sul campo che danno piacere e valgono la pena anche senza vincere degli Slam”.

Il motivo per cui gioco ancora è perché amo giocare a tennis - conclude l’ex n.1 del mondo ai microfoni di ATP Media - Ho parlato con alcuni dei miei ex allenatori, che erano stati giocatori, e ho chiesto loro quando hanno finito di giocare e come è stato la fine della loro carriera. Tutti hanno ammesso che era estremamente difficile smettere di giocare e il loro consiglio è stato di continuare a farlo il più a lungo possibile”.

Matteo Berrettini però non si deve lasciar ingannare dalla serena filosofia dell’ex-grande: Murray è un highlander e non molla. “So che posso ancora giocarmela con i migliori del mondo. L’ho fatto tante volte in allenamento negli ultimi 6 mesi e dunque, non vedo perché non dovrei riuscirci ora che siamo sull’erba”.

La sfida è lanciata e il Queen’s Club è un teatro speciale per un evento del genere. Un’occasione per il n.1 azzurro per un’altra grande, indimenticabile esperienza, contro il padrone di casa, in una delle case più antiche del tennis.

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