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Con soli tre match da disputare dopo i due singolari quello di coppia può essere chiave: scopriamo i possibili incroci del gruppo E del 26-29 novembre al Pala Altpitour di Torino
di Vincenzo Martucci | 27 ottobre 2021
Caro, vecchio, doppio: dove sei finito? Col passar del tempo, con l’aumentare dei premi e del fattore fisico, il tennis mondiale è riuscito sempre di meno a coinvolgere i migliori singolaristi nella specialità di coppia. Il gemelli Bryan e il loro abilissimo papà sono riusciti a ritagliare spazi e riconoscimenti economici congrui aprendo a strada a una specializzazione, ma chiudendo così ancor di più i protagonisti del gioco a due in un limbo.
Questo vale nei tornei del circuito ATP, dove i big si cimentano in coppia solo per amicizia (Rublev-Khachanov), per amore di fratelli meno fortunati (Tsitsipas) e per necessità, cioé per allenarsi in generale o allenare i colpi-chiave (Sinner). Servizio, risposta e volée. E vale ancor di più negli Slam, i tornei-maratona, dove le forze vanno centellinate nella corsa al sogno che può cambiare una vita, non solo una carriera.
Ma quando il mirino si sposta sulla coppa Davis, il doppio ridiventa importante e quindi familiare. Lo era con la vecchia formula della manifestazione a squadre più famosa dello sport, quando le partite fra le due nazioni contendenti erano cinque, e lo è ancor di più adesso che sono appena tre.
Fino al 2018, dopo i primi due singolare del venerdì fra il numero 1 e il 2 delle due squadre, il doppio del sabato sparigliava spesso il frequente 1-1 della prima giornata, aumentando la pressione sulla nazione in difficoltà e quindi anche il pathos della gara. Nell’edizione 2019 e, dopo la cancellazione per la pandemia del 2020, e quindi ancora in quella di quest’anno, il doppio è diventato ancor più cruciale perché i match in programma sono solo tre: due singolari fra il numero 2 e il numero 1 e, appunto, il doppio.
Se andiamo a leggere le convocazioni della fase finale della Davis di novembre e dicembre, scopriamo che proprio il doppio aggiunge parecchio pepe a confronti già di per sé stuzzicanti ed equilibrati anche per la formula del 2 su 3 che aumenta il fattore-sorpresa.
Partiamo dall’Italia, la fortissima Italia, fra le favorite al titolo, che, nel raggruppamento “E” al Pala Alpitour di Torino, fa l’esordio il 26 novembre contro gli Stati Uniti e replica il giorno dopo contro La Colombia. Intanto bisognerà vedere che formazione metterà in campo il capitano non giocatore Filippo Volandri, anche alla luce dei singolari precedenti. La scelta è ampia fra Berrettini, Fognini, Sinner, Sonego e Musetti, ma è anche delicatissima all’idea che di là del net ci saranno bombardieri temibilissimi come i pivot del circuito, John Isner e Reilly Opelka, giocatori versatili come Taylor Fritz e due specialisti del doppio come Jack Sock (3 urrà Slam) e Rajeev Ram (2), già campioni anche delle ATP Finals.
La Colombia sula carta ha due singolaristi molto più abbordabili degli statunitensi, come Daniel Galan e Nicolas Mejia ma, se il confronto dovesse essere deciso dal doppio, il rischio sarebbe altissimo contro la coppia formata dal veterano Juan Sebastian Cabal, già numero 1 del mondo, finalista in tutti gli Slam, con due successi, e l’abituale “spalla” Robert Farah.
Passando il turno, gli azzurri dovrebbero giocarsi la possibilità di accedere ai quarti di finale da disputare a Madrid contro la vincente fra Croazia, Australia e Ungheria. Anche qui, la situazione-doppio sarebbe molto delicata. Marin Cilic è infatti un collaudato doppista e potrebbe far coppia con Mate Pavic, che ha giocato 4 finali Slam vincendone 3, conquistando anche l’oro olimpico. Oppure lasciar spazio all’altro specialista, Nikola Mektic, già compagno vincente a Wimbledon e ai Giochi di Pavic, che è il primo croato salito al numero 1 del mondo in qualsiasi categoria, oggi 2 del ranking ATP.
Pericoloso, del resto, potrebbe essere anche il doppio australiano con la combinazione fra lo specialista John Peers, già numero 2 del mondo, campione Slam agli Australian Open e finalista a Wimbledon ed US Open, insieme ad Alex de Minaur, detto “Demon”. Così come quello ungherese degli orgogliosissimi Marton Fucsovics e Attila Balazs.
Insomma, cari Berrettini, Sinner, Fognini, Sonego e Musetti, meglio evitarsi il rischiatutto del doppio e chiudere le contese prima, coi due singolari. Vista dalla parte del pubblico, invece, proprio il gioco di coppia renderà più appassionanti le sfide del 26-29 novembre al Pala Alpitour di Torino, sulla scia delle Nitto ATP Finals.
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