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I temi, le storie da seguire da qui a fine stagione. Il circuito ATP guarda alle Finals di Londra. Chi ci sarà? Nadal e Djokovic sono ancora favoriti? I tifosi italiani osservano anche Sinner e Musetti: dove possono arrivare? E che dimensione prenderà la WTA?
di Alessandro Mastroluca | 13 ottobre 2020
Manca un mese alla fine della stagione tennistica. Questa settimana, dopo il ventesimo Slam di Rafa Nadal che ha agganciato Roger Federer, si sta giocando a San Pietroburgo, torneo promosso tra gli ATP 500, e nei due 250 new-entry in calendario il Forte Village Sardegna Open di Santa Margherita di Pula e a Colonia. Nella città tedesca si giocherà anche la prossima settimana (19-25 ottobre) insieme al 250 di Anversa. Poi il calendario prevede il 500 di Vienna insieme al nuovo 250 di Astana, l'ultimo Masters 1000 a Bercy, il 250 di Sofia spostato dall'8 al 14 novembre e dal 15 al 22 le ATP Finals di Londra. Uno dei temi che ci accompagnerà da qui a fine anno è proprio: chi ci sarà nell'ultima edizione del Masters alla O2 Arena prima del trasferimento a Torino?
ATP Finals: chi le giocherà
Considerata la scelta di bloccare i punti acquisiti almeno fino a fine stagione e consentire al massimo di aggiungerne in caso di prestazioni migliori, per il 2020 non viene prodotta la Race, la classifica con i risultati stagionali. Visto il meccanismo eccezionale di ranking dovuto alle conseguenze della pandemia, sono già sei i giocatori sicuri di un posto a Londra senza considerare Federer che sarebbe matematicamente qualificato ma ha annunciato che tornerà direttamente nel 2021.
All'edizione che celebra i 50 anni del Masters sono già qualificati Novak Djokovic e Rafa Nadal, che cercano entrambi di chiudere la sesta stagione in carriera da numeri 1. Anche se lo spagnolo dopo la finale di Parigi ha lasciato intendere che potrebbe considerare l'idea di fermarsi e tornare l'anno prossimo. Ci saranno i vincitori delle due edizioni, Alexander Zverev campione nel 2018 e Stefanos Tsitsipas che ha trionfato l'anno scorso. Ci sarà il finalista dell'edizione scorsa, vincitore dell'ultimo US Open, Dominic Thiem. Tornerà per il secondo anno di fila Daniil Medvedev.
Il primo dei "non ancora qualificati" oggi, Diego Schwartzman, numero 8 del mondo, ha 3180 punti. Ma lo scenario è particolarmente incerto. Fognini, che come l'argentino non ha mai giocato le Finals in singolare ed è oggi numero 16, ha 2400 punti, non un distacco incolmabile. E' pienamente in corsa per una seconda qualificazione anche il numero 1 d'Italia e numero 9 del mondo Matteo Berrettini.
L'azzurro, come Schwartzman e come Rublev neo numero 10 del ranking, l'anno scorso hanno ricavato ad esempio solo 10 punti a Bercy. Dunque, una qualificazione anche solo agli ottavi (90 punti) per non dire ai quarti (180) potrebbe consentire miglioramenti significativi in classifica viste le distanze molto. D'altra parte Schwartzman e Berrettini, finalista e semifinalista, hanno meno margini di guadagno a Vienna rispetto a uno Shapovalov, 12mo con 2695 punti, che però a Bercy potrà al massimo aggiungere 400 punti vista la finale.
Chi sono i favoriti a Londra
Negli ultimi due anni, le ATP Finals hanno dato segni di smottamento delle gerarchie consolidate, i cui effetti si sono visti per brevi fotogrammi anche prima che la pandemia fermasse tutto per cinque mesi. In uno scenario così diverso dal solito, in cui anche il livello di energie da spendere sarà diverso perché si arriverà alle ATP Finals con molte meno partite nelle gambe rispetto a una stagione normale, Djokovic e Nadal (se andrà) partiranno con qualche asso in più nella manica. Le capacità di adattamento alle situazioni si sono rivelate ancora una volta superiori alla concorrenza.
Non è affatto da escludere che, arrivando tre mesi dopo la ripresa del circuito, in assenza di infortuni le ATP Finals possano rispettare maggiormente le gerarchie di classifica. Il livello di condizione atletica e il capitale di energie che i giocatori avranno da spendere sarà probabilmente più simile a quello che normalmente si vede a Indian Wells o Miami: grandi tornei al terzo, quarto mese della stagione.
Rafa XIII: tutti i trionfi parigini di Nadal
Tredici volte campione sulla terra del Roland Garros, dal 2005 al 2020. Basta scorrere le foto delle varie premiazioni per scorgere i cambiamenti nel volto, nel look e nel corpo di Rafael Nadal, che da ragazzino è diventato leggenda. Ciò che non è mai cambiato è l'esito della finale: se c'è, vince lui.
Dove può arrivare Sinner
Il 2020 pre e post lockdown del tennis italiano è scandito dall'ascesa di Jannik Sinner. Il più giovane tra i primi 140 del mondo è entrato per la prima volta in top-50, al n.46. L'altoatesimo, n.81 alla vigilia degli Internazionali BNL d'Italia, ha messo in fila il primo quarto di finale in un Masters 1000 a Roma e il primo in uno Slam, al Roland Garros.
La partita diventata notturna con Nadal ha rappresentato un prezioso momento di consapevolezza, ha dato la misura delle qualità attuali e la direzione del percorso futuro.
Il suo non sentirsi soddisfatto dopo la partita con Nadal in cui ha servito per il primo set ed è stato avanti di un break nel secondo, testimonia un modo di vedersi e di pensare proprio di chi ha ottenuto risultati superiori ai suoi. Con l'esperienza, quei risultati arriveranno. In settimana ha dovuto rinunciare alla wild card a San Pietroburgo, ma il solo fatto che fosse stato scelto per un invito racconta quanta attenzione ci sia intorno alla sua storia.
Now that's called thinking on your feet ??@janniksin #RolandGarros pic.twitter.com/9reyUf0SpO
— Roland-Garros (@rolandgarros) October 6, 2020
L'ascesa di Musetti
Non è solo merito di Sinner se il tennis italiano è sempre più frequentemente protagonista tra le notizie principali del sito dell'ATP. E' solo un indizio, non fa statistica ma traccia una linea chiara, che si deve anche all'ascesa sempre più rapida di Lorenzo Musetti che dopo gli exploit di Roma contro Stan Wawrinka e Kei Nishikori ha vinto un Challenger a Forlì. Ora è n.146 del mondo.
E al Forte Village Sardinia Open ha iniziato con una vittoria di spessore e di sostanza contro un avversario esperto come Pablo Cuevas in cui, come si sarebbe detto una volta, ha alternato spada e fioretto. Ha raccolto la settima vittoria contro un top 100. Quattro settimane fa, quando era numero 249 del mondo, non ne aveva mai ottenuta nessuna. Musetti ha un tennis creativo e completo che si basa però su schemi più facili da apprendere e da ripetere. Questo gli dà più sicurezza per variare sul tema. "Capisco di più l'importanza della tattica e della strategia ma in campo indipendentemente dall'avversario mi concentro su me stesso" ha detto all'ATP. Il momento in cui vedrà due cifre e non tre accanto alla posizione in classifica non sembra poi così lontano.
L'indecifrabile WTA
Il Roland Garros al femminile ha il volto di Iga Swiatek, incredula di essere passata in poco tempo dal vedere il suo idolo Rafa Nadal alzare la Coppa dei Moschettieri ad essere al centro della scena, sullo stesso Philippe Chatrier.
Il suo è stato il percorso più netto, in termini di game persi, per una campionessa del Roland Garros dai tempi di Mary Pierce. La polacca che si interessa di storia ha fermato la favola di Martina Trevisan, ma l'happy ending è garantito comunque. Non solo per l'ingresso fra le prime 100 del mondo.
Capace con nonchalance di lasciare tre giochi alla numero 2 del mondo Simona Halep, Swiatek ha ben sintetizzato lo scenario attuale della WTA che si avvia a completare una stagione di transizione, con un calendario avanescente, senza disputare le Finals prevista in Cina e cancellate per il coronavirus.
"Tutte tirano forte e possono giocare ad alto livello - ha detto -, vince chi riesce a gestire meglio la pressione". Se si è aggiunta a Naomi Osaka e Victoria Azarenka fra i volti da copertina della WTA post-lockdown c'è un perché.
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