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Quattro anni fa sfidava Federer in finale a Basilea, oggi Marius prova a rilanciarsi. Una mentalità tutta nuova gli ha restituito la gioia di giocare a tennis, unita all'amore per l'Italia. Il desiderio di aiutare il tennis rumeno e l'eterno problema dei guadagni: “100.000 dollari per chi perde al primo turno degli Slam? Non basta, vi spiego perché”
21 febbraio 2023
“Qui la musica fa troppo rumore, andiamo fuori?”. Questa piccola accortezza fa capire che tipo sia Marius Copil. Aveva appena lottato per due ore e mezza, vincendo la sua terza partita agli Internazionali di Tennis – Città di Rovereto (73.000€, Play-It) battendo il polacco Kacper Zuk col punteggio di 6-7 7-5 6-4. Erano trascorsi quasi sei mesi dall'ultima volta in cui aveva passato il primo turno in un Challenger. Dati severi per un giocatore come lui, ex numero 56 ATP e finalista all'ATP 500 di Basilea contro Roger Federer, appena quattro anni fa. Un giocatore di classe, dal tennis pulito e talentuoso, una bellezza per gli occhi. Ma Copil è anche una persona molto intelligente, piena di idee e dalla parlata sciolta.
Basta toccare i tasti giusti e le informazioni fioccano, persino maggiori rispetto a quanto chiesto. “A inizio partita pensavo troppo e la mia palla era più lenta – racconta – lui aveva il tempo di fare quello che voleva e serviva molto bene, inoltre faticavo al servizio. Ma sono rimasto sempre positivo, so che c'è sempre una possibilità. Sono diventato più aggressivo e mi sono presentato spesso a rete, anche se qualche volta mi ha passato. Quando vieni messo costantemente sotto pressione magari giochi bene, ma nei punti importanti regali qualcosa. Ho avuto il merito di accettare quello che succedeva sul campo, ho giocato libero, mi sono divertito e qui mi piace molto, la gente fa il tifo per me”.
In effetti Copil è un frequentatore abituale dei tornei italiani. L'anno scorso ne ha giocati nove (più San Marino) nel nostro Paese. “Amo l'Italia – dice con un sorriso – mi piace il cibo, la gente, si gioca in belle città e poi è vicino a casa mia. L'anno scorso ho avuto un po' di problemi personali, quindi avevo la certezza di poter rientrare con un'ora d'aereo se ci fosse stato qualche problema. Ho scelto l'Italia anche per i tornei sulla terra battuta, che pure non è la mia migliore superficie. Sicuramente ci giocherò ancora molto, poi quest'anno le cose vanno molto meglio dal punto di vista mentale. Sono più sereno”.
“LA ROMANIA NON È UN PAESE POVERO, PERÓ...”
Anni fa, il rumeno raccontò di aver affrontato un giovanissimo Bernard Tomic al Challenger di Cremona, con l'australiano che aveva a disposizione la carta di credito di Tennis Australia, che gli permetteva qualsiasi spesa, mentre lui aveva un budget limitato. Viene dunque da chiedersi (e da chiedergli) se la sua carriera sarebbe stata diversa se fosse nato in un Paese più ricco. Bingo.
"Non si può dire: Djokovic è partito dalla Serbia, senza aiuti, ed è diventato il più forte di sempre. Dipende dalla mentalità: se combatti, ci provi e ti godi il processo, l'universo ti darà una mano. Certamente è meglio provenire da un Paese come l'Italia, con 25 Challenger, o da altri ricchi come Australia e Stati Uniti. Non so se sarei stato più forte: quando ho iniziato a giocare a tennis volevo diventare un top-100 ATP, giocare una finale importante, vivere i grandi tornei, giocare in Coppa Davis e partecipare alle Olimpiadi. Mi sono mancate solo le Olimpiadi, per il resto sono riuscito a fare tutto. Ovviamente avrei voluto entrare tra i top-50 e vincere un torneo ATP".
Qualche minuto dopo, quando la discussione era su altri argomenti, Copil fa un passo indietro e racconta la realtà del tennis rumeno. Lo fa con orgoglio. “La Romania non è un Paese povero, il problema è che è gestito male. Il general manager della nostra federazione ha fatto un pessimo lavoro. Negli ultimi 8-10 anni abbiamo avuto grandi risultati senza nessun sostegno. Gli unici aiuti arrivavano dalle nostre famiglie. Personalmente ho incassato qualcosa solo quando giocavo in Coppa Davis, ma erano soldi provenienti dall'ITF. Pensa quanto sarebbe bello avere un general manager capace, con un budget di 2-3 milioni per aiutare il tennis, magari dando una mano ai giovani oppure organizzando qualche torneo. Per vostra informazione, noi abbiamo avuto Simona Halep numero 1 del mondo, Horia Tecau numero 1 in doppio, Florin Mergea, top-10 in doppio, otto top-100 WTA e tanti altri ottimi giocatori... eppure la federazione non è riuscita a trovare uno sponsor".
Qualche mese fa, il nativo di Arad ha dichiarato che a fine carriera gli piacerebbe essere coinvolto nella sua federazione. Ed ha le idee chiare. “Nel circuito ITF ci sono zero soldi. Ci sono giocatori molto forti, anche ex top-100, ma si gioca per cento dollari. Non è giusto. Anche l'ATP e gli Slam dovrebbero aumentare i montepremi. Sì loro dicono che danno 100.000 dollari a chi perde al primo turno, ma in verità è quasi nulla. Il 30% se ne va in tasse, poi abbiamo molte spese. L'inflazione è in crescita costante e negli ultimi anni, dopo il Covid, i prezzi sono aumentati dappertutto. I top-100 del tennis meriterebbero molto di più perché il paragone con altri sport è impietoso. Se prendiamo un top-100 di golf, probabilmente guadagna dieci volte tanto rispetto a un top-100 di tennis. Dobbiamo fare qualcosa, metterci insieme e trovare il modo di intascare più soldi. Anche perché il livello del tennis attuale è molto alto”.
A proposito di livello, Copil è convinto di avere le chance per tornare dov'era quattro anni fa. “In termini di classifica voglio tornare tra i top-100. Se sono libero di testa e non mi metto troppa pressione sono convinto di farcela. Devo essere positivo e prendere nel modo giusto i momenti difficili. Voglio provare a me stesso di non essermi sbagliato. Nell'immediato, voglio essere felice ogni volta che scendo in campo. Devo apprezzare quello che faccio perché c'è sempre il rischio che succeda qualcosa e si debba smettere di giocare. Prima pensavo a troppe cose: giocavo contro me stesso e poi con l'avversario, mentre adesso voglio darmi la possibilità di giocare uno contro uno”.
Il prossimo “uno” sarà il vincente del derby francofono tra il belga Raphael Collignon e il francese Antoine Escoffier. Se la nuova mentalità lo aiuterà, Copil può essere ancora protagonista.
Esordio vincente per la prima testa di serie: nella sessione serale Jurij Rodionov ha superato con un doppio 6-3 l'australiano Li Tu, dando un piccolo dispiacere a chi ricordava la lunga militanza trentina di Jack Reader (tecnico di Tu) negli anni '80 e '90, quando insegnava tra Trento e Riva del Garda. L'austriaco di origine bielorussa si è affidato alle sue armi principali, servizio e dritto, garantendosi turni di battuta piuttosto semplici.
Classe 1999, Rodionov si è avvicinato ai top-100 ATP sul finire della scorsa stagione (è salito al n.120), ma quest'anno non ha ancora vinto due partite di fila, pur avendo alternato i Challenger ai tornei più grandi. Accompagnato da coach Richard Waite, attualmente è numero 2 d'Austria alle spalle di Dominic Thiem. Tuttavia, il pessimo momento di forma del connazionale potrebbe anche aprire scenari di leadership nazionale.
ELIMINATI ARNABOLDI E TRAVAGLIA, ATTESA PER ZEPPIERI
Non è stato un martedì felice per i colori italiani. In attesa dell'esordio dell'attesissimo Giulio Zeppieri (reduce dal trionfo a Cherbourg) era il turno dei due reduci dalle qualificazioni: Andrea Arnaboldi e Stefano Travaglia, rispettivamente 35 e 31 anni di età. E non è andata bene. Non c'è molto da dire sul match di Andrea Arnaboldi, che ha alzato bandiera bianca quando era in svantaggio 6-2 4-0 contro il britannico Charles Broom, pure lui reduce dalle qualificazioni. Un problema di stomaco ha impedito al canturino di esprimersi al meglio, obbligandolo a ritirarsi a match ancora in corso.
Più equilibrato il match di Stefano Travaglia, che aveva legittime ambizioni contro l'esperto Joris De Loore (n.8 del draw). Si è imposto il belga col punteggio di 7-6 6-4 in un match (per lui) perfetto, nel quale non ha concesso nemmeno una palla break. Travaglia è giunto soltanto una volta ai vantaggi nei turni di risposta, nel quinto game del primo set, mentre ha dovuto fronteggiare ben 14 palle break (salvandone 13, di cui dieci nel quinto game del secondo set). Il rimpianto riguarda il tie-break del primo set: l'ascolano aveva recuperato dal 4-6 al 6-6, aiutato da un doppio fallo di De Loore sul secondo setpoint. A quel punto ha commesso due errori gratuiti che hanno fatto volare via il parziale. Un break nel secondo set è stato sufficiente al belga, che sta vivendo uno spettacolare inizio di stagione: nei primi due tornei dell'anno (entrambi a Oeiras) ha raccolto una vittoria e una finale, scalando circa 150 posizioni e portandosi a ridosso di un best ranking (n.174) risalente addirittura al 2016.
Mercoledì ci sarà l'esordio di Giulio Zeppieri, atteso da un derby azzurro contro Gianmarco Ferrari. Giunto a Rovereto verso l'ora di pranzo di martedì, il 21enne di Latina si è allenato nel pomeriggio con il briannico Jan Choinski, battuto pochi giorni fa in semifinale a Cherbourg. A seguirlo da vicino c'erano coach Massimo Sartori e il preparatore atletico Massimiliano Pinducciu.
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