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Sabalenka: "Non supporto la guerra e nemmeno Lukashenko"

“Ho un grande rispetto per Elina Svitolina - spiega la bielorussa - e per quello che sta facendo dopo essere diventata madre. Davvero, ho una stima enorme per lei. Non meritava certo quei fischi all'uscita dal campo”

06 giugno 2023

“Non supporto la guerra e non supporto Lukashenko (il presidente bielorusso, ndr)”. Così Aryna Sabalenka - tornata in conferenza stampa dopo aver disertato la precedente - risponde all'ennesima domanda sulla situazione che vede coinvolto anche il suo Paese, sostenitore della Russia nell'invasione dell'Ucraina in corso da ormai un anno e mezzo.

“Non ho parlato coi giornalisti – continua la numero 2 del tabellone – perché non mi sentivo comoda, non mi sentivo tranquilla e sentivo che qualcuno stava cercando di mettermi in bocca delle parole che non avevo detto. Poi ho ragionato un po', mi sono calmata, ho deciso che potevo riprovarci, ed eccomi qui, ora un po' più tranquilla di prima”.

Se il concetto non fosse chiaro, Aryna lo ripete in maniera ancora più netta: “L'ho detto mille volte: sono solo una sportiva e non voglio essere coinvolta in questioni politiche. Sono solo una sportiva di 25 anni che cerca di fare il suo lavoro. Lukashenko? Sì, ci sono foto con lui del periodo in cui giocavo la Fed Cup. Ma a quel tempo non stava accadendo nulla di male in Ucraina, in Russia o in Bielorussia”.

Resta, al di là delle mancate strette di mano di questo Roland Garros, un grande rispetto tra atlete, anche se di Paesi in conflitto. “Ho un grande rispetto per Elina (Svitolina, ndr), per quello che sta facendo dopo essere diventata madre. Davvero, ho una stima enorme per lei. Non meritava certo quei fischi all'uscita dal campo”. 

NOVAK DJOKOVIC 

Un tie-break che cambia la vita. O almeno, cambia la storia di questo Roland Garros. “Credo che giocare in quel modo alla fine del secondo set – commenta Novak Djokovic a proposito del match vinto con Khachanov – sia stato cruciale per deviare il corso della partita a mio favore. Ho mantenuto i nervi saldi, anche perché venivo da due set giocati mali, probabilmente i peggiori del mio torneo. Da lì in avanti, invece, mi sono espresso meglio e sono andato in crescendo. Ma quei sette punti del tie-break sono stati perfetti: ogni singolo punto l'ho giocato esattamente come volevo”.

“Vincere così - prosegue il serbo - è importante, perché dà tanta fiducia. Negli Slam può capitare di andare sotto, cominciare male e poi riuscire a girare la sfida. Anche se perdi i primi due set, puoi ancora rimontare. Karen ha iniziato molto bene, serviva alla grande e io non rispondevo. Ma mi sentivo non ancora in partita, quindi mi sono dovuto concentrare resettando quello che era accaduto, per tornare nel match. Adesso avrò un paio di giorni di riposo e spero di riprendermi al cento per cento, emozionalmente e fisicamente. Intanto sono in semifinale, ed è dove speravo di essere”.

“Alcaraz? Mi ricorda qualcuno del suo Paese che gioca con la sinistra... (risata, ndr). Ha portato una grande energia nel nostro mondo, è un ragazzo gentile dentro e fuori dal campo. Merita il successo che sta avendo, perché sta lavorando sodo ed è già molto completo, soprattutto in rapporto alla sua età”.

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