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Jannik, la (ri)scoperta dell'America

Sinner ritrova il meglio del suo tennis e batte Ruusuvuori come a Miami, nel percorso verso la prima finale in un Masters 1000. Negli ottavi sfiderà Korda. Torneo in diretta su SuperTennis e SuperTennix

di | 05 agosto 2021

La prima volta che lo incontrò, il coach Brad Gilbert cambiò per sempre la carriera di Andre Agassi. "Vuoi la perfezione ad ogni colpo, ed è un errore - gli disse - In un anno, ci saranno al massimo cinque giornate in cui è tutto perfetto, ma non sono quelle che ti rendono un giocatore. Se giochi al 50%, ma con la testa ci sei al 95%, col tuo talento vinci. Se giochi al 95%, ma con la testa sei al 50% continuerai a perdere".

Le parole di Brad Gilbert, che ha raccontato questo suo incontro nel libro cult "Vincere sporco", non passano di moda. Potrebbero essere riprese, senza cambiare una virgola, per raccontare gli ultimi mesi di Jannik Sinner che ha interrotto una serie di quattro sconfitte consecutive in singolare ed è tornato ad esprimere un tennis efficacemente vintage. Il 6-2 6-4 al finlandese Emil Ruusuvuori non può che essere un buon segnale. Anche perché per la seconda volta nel circuito ATP ha chiuso una partita senza concedere palle break, pur avendo messo in campo solo il 41% di prime, record negativo stagionale.

La prova negli ottavi di finale contro Sebastian Korda ci dirà se è solo una rondine o può invece fare primavera anche se manca poco a Ferragosto.

Sinner, che perfezionista lo è sempre stato, dopo la sconfitta all'esordio a Wimbledon confessava di allenarsi bene ma di non riuscire poi a rendere nello stesso modo in partita. Questione di tensione, di incertezza, passaggi di crescita fisiologici in cui si rischia di perdere di vista un caposaldo del tennis: non serve la perfezione, basta essere migliori dell'avversario che c'è in campo quel giorno. Per riuscirci, diceva il maestro di Gilbert, Allen Fox, bisogna chiedersi sempre in partita "chi fa cosa a chi".

Contro Ruusuvuori, Sinner è tornato a fare molto nella gestione dello scambio. Arriva bene sulla palla, anticipa, accelera senza paura. Si è rivista la fluidità figlia della sicurezza, insieme a un dritto un po' più lavorato. Si è rivisto soprattutto un tennis semplice negli schemi quanto efficace nelle applicazioni. Nel suo caso, l'efficacia pratica è il risultato di una strategia che abbandona la complessità, zavorra pericolosa per chi a se stesso chiede la perfezione.

Da fondo, già dalla risposta o con il colpo immediatamente successivo, Sinner ha comandato lo scambio. Ha imposto il ritmo e determinato le spaziature. Si è giocato alle sue condizioni. E quando è lui a decidere cosa fare con la palla, in campo si sente bene. I risultati, quando questo succede, sono sotto gli occhi di tutti. E' il tasto su cui ha spinto di più dopo i due titoli vinti a Sofia e Melbourne e ancor di più nella settimana conclusa con la prima finale in un Masters 1000 a Miami. 

Jannik Sinner in copertina su GQ

In quel torneo, aveva peraltro battuto proprio Ruusuvuori, avversario con un tennis pulito e lineare, che Sinner ha dimostrato di saper decrittare e neutralizzare. Il precedente vittorioso sul duro all'aperto lo ha aiutato a non perdersi in pensieri pesanti, a mantenere una leggerezza ritrovata anche grazie al titolo vinto in doppio ad Atlanta in coppia con Reilly Opelka.

Il suo è un tennis di scioltezza e decontrazione, che non perdona tensioni o ripensamenti. Dunque più difficile da mettere in pratica con successo quando è in corso un lavoro tecnico per modificare movimenti e aspetti del gioco. Perché i cambiamenti comportano domande, e il suo gioco esige solo risposte.

Negli ottavi di finale, la sfida sarà diversa, più difficile ma per questo più stimolante. Sfiderà per la prima volta Sebastian Korda. Anche il gioco dello statunitense, mai condizionato dal passato del padre Petr ex numero 2 del mondo, poggia sulla velocità, la reattività.

A vederlo, sembra un tennis facile, che non gli costa fatica. Non è un tennis semplice, tutt'altro. E' sinuoso, come i suoi movimenti felini di cui gli avversari hanno imparato a non fidarsi. Korda, cresciuto con un padre campione Slam e due sorelle ai vertici del golf mondiale, non può che essere iper-competitivo in campo. Almeno quanto il suo idolo Nadal, in omaggio al quale ha chiamato Rafa il suo gatto. Contro un avversario così, serve esserci con la testa al 100% e sapere rinunciare alla perfezione. 

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